Il 25 settembre si festeggia il piccolo martire Juan Cristobal de La Guardia, conosciuto come il Santo Niño, vittima di omicidio rituale secondo sacrileghi riti propiziatori (“idea diabolica che circolava nell’Europa di quei tempi e che ha portato alla morte ingiusta e crudele di molti bambini” [1]) la notte del Venerdì Santo del 1491. Il Breviario dell’Ordine dei Trinitari (Officia propria festivitatum et sanctorum Ordinis Discalceatorum sanctissimae Trinitatis Redemptionis Captivorum pro prov. Familiae Matris Redemptoris a Summis Pontificibus Leone X et suis successoribus usqe ad Gregorium XVI concessa et a Sacra Rituum Congregatione recognita ed approbata, Romae, tipis Salviucci, 1840, pp. 191-193) ci fornisce la Vita di questo piccolo e al contempo grande Campione della Fede.
Quando i Re Cattolici delle Spagne, Ferdinando ed Isabella, desiderarono estirpare gli errore che serpeggiavano contro la Fede, affinché ciò riuscisse più facilmente, curarono di istituire nei loro regni la Sacra Inquisizione: decisione la cui utilità fu mirabilmente dimostrata dagli eventi. Infatti molte eresie furono scoperte e schiacciate e molti Giudei che avevano deviato dalla fede cattolica già ricevuta, tornarono sulla retta via. Alcuni di loro che simulatamente si erano convertiti alla Fede Cattolica, tennero consiglio con altri della loro stirpe ed escogitarono un empio crimine ossia confezionare, col cuore di un innocente fanciullo Cristiano mescolato alla vivifica Ostia dell’Altare, un veneficio che, secondo la loro persuasione, avrebbe ucciso i giudici della Santa Inquisizione e i suoi ministri, e persino tutti i Cristiani di tutta la Spagna.
Intrapreso l’empio e deprecabile crimine, rapirono, presso la porta della Primaziale di Toledo detta “del Perdono”, una bimbo di tre anni e lo portarono via con sé. Gli imposero il nome di Cristoforo [il nome di battesimo era Giovanni, ndr] e non solo decretarono di farlo morire, ma invero di sottoporre quel corpicino a tutte le torture e tormenti che, come essi non ignoravano, i loro padri avevano impiegato nella Passione del Redentore. Così, presso La Guardia, villaggio della Diocesi di Toledo, durante le feste pasquali lo crocifissero con inaudita ferocia, non prima di avere acerbissimamente infierito su quell’innocentissimo agnello con sputi, schiaffi, flagelli, con gli stessi insulti ed obbrobri coi quali un tempo era stato ingiuriato il Signor nostro Gesù Cristo. Infine, avendo in tutto ciò imitato Cristo, l’infante rese l’anima a Dio. Affinché nulla mancasse a cotanta scelleratezza squarciatogli il costato sinistro, estrassero il cuore del santo fanciullo, e seppellirono il corpo in un luogo nascosto.
Scoperto l’immane delitto e suppliziati i rei secondo giustizia, ed espulsi poco dopo i Giudei dalla Spagna, il luogo del martirio dell’Innocente, illustrato da molti miracoli e celesti prodigi, iniziò ad esser tenuto in grande onore. Subito dopo invero il culto del santo Fanciullo Innocente, essendo stati eretti in suoi onore altari e chiese, mirabile e accresciuto, si propagò. Fin dall’inizio egregiamente lo promossero i Re di Spagna, i Vescovi di Toledo e molti uomini illustri. Fra questi, tenne in singolare venerazione il santo Martire Innocente il beato Simone di Roxas dell’Ordine della Santissima Trinità. Tenuto conto di queste cose, Pio VII Pontefice Massimo benignamente concesse che la festa del santo Fanciullo Innocente venisse celebrata con ufficio proprio in tutta la Diocesi di Toledo.
(Officia propria festivitatum et sanctorum Ordinis Discalceatorum sanctissimae Trinitatis Redemptionis Captivorum pro prov. Familiae Matris Redemptoris a Summis Pontificibus Leone X et suis successoribus usqe ad Gregorium XVI concessa et a Sacra Rituum Congregatione recognita ed approbata, Romae, tipis Salviucci, 1840, pp. 191-193)
Benedetto XIV affrontò il tema degli infanticidio di alcuni piccoli cristiani imputata ai Giudei, volgarmente noto come “omicidio rituale”, nella famosa lettera “Beatus Andreas” , esempio delle dottrina, della sapienza, della prudenza e della giustizia del Lambertini e della Santa Chiesa.
Parimenti si ricorda, per non cadere in errori perniciosissimi, che: “La Sede Apostolica poiché essa riprova tutti gli odi e le animosità tra i popoli, così condanna pure massimamente l’odio contro il popolo una volta eletto da Dio, odio che ai nostri giorni si usa designare comunemente con la parola “antisemitismo” (Decreto Cum Supremae del Sant’Offizio).
[1] Dalla sezione liturgica del sito ufficiale dell’Arcidiocesi di Madrid. Tale affermazione è in linea con quanto ha sempre affermato la Chiesa, prima della giudaizzante Nostra Aetate: «Non può essere concessa la dichiarazione di infondatezza dell’omicidio rituale, poiché vari omicidi rituali sono realmente accaduti» (Leone XIII, Risoluzione del Sant’Offizio del 27 luglio 1900, cit in G. Miccoli, Storia d’Italia, Annali, XI*, Torino, Einaudi, 2003, “Gli ebrei in Italia”, p. 1544)
Strano, questo martirio non è stato negato grazie al “dialogo ecomenico ed interreligioso del. vaticanosecondo”, come è capitato a San Simonino da Trento?