“Se i morti non risorgono,
mangiamo, e beviamo,
che doman si muore”
(1Cor. XV, 32)

Fine vita, testamento biologico, suicidio assistito, eutanasia. In assenza di risposte serie di dichiarazioni serie da parte del clero attuale, inadeguato a difendere l’ordine naturale in quanto ha fatto proprie le idee del secolarismo laico nemico dell’ordine soprannaturale, ascoltiamo il pensiero della Chiesa per bocca dell’Abate Giuseppe Ricciotti: un pensiero serio, un pensiero eterno, un pensiero fondato in Dio, il pensiero di Dio.
“Suicida è il malato che, essendo disperato della sua salute, vuole morire. Omicida è il medico che accetta quasi la commissione del malato disperato e acconsente di ucciderlo. Ora, abbiamo cioè un suicidio commissionato. Questo è lecito? Questo è accettabile da una morale seria? No, perché la vita è un deposito che noi abbiamo e che non abbiamo creato noi stessi. La vita, in altre parole, è un posto di battaglia che noi riceviamo da un più alto Capitano e non possiamo in nessuna maniera abbandonare questo campo di battaglia anche se è doloroso, anche se è faticoso”
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