L’affare della salvezza è affare che va trattato cum timore et tremore. Tanti interrogativi lo riguardano: chi si salva? e come? solo dentro la Chiesa? o anche fuori? E tanti errori possono oscurare la luminosità del dogma cattolico: da un lato il lassismo di ieri e l’ecumenismo di oggi allarga la porta stretta, dall’altro il rigorismo cerca di restringerla oltre le misure dategli da Dio. Contro quest’ultimo errore – gli altri erano già stati condannati dai precedenti Pontefici -, sostenuto dal padre gesuita Leonard Feeney, negatore del desiderio o voto implicito, scomunicato nel 1953, dovette intervenire Pio XII nel 1949, disponendo l’invio da parte del Sant’Offizio della seguente lettera all’Arcivescovo di Boston Richard J. Cushing. La lettera fraudolentemente passa come un germe della dottrina del subsistit in e di tutto l’ecumenismo conciliare e postoconcilare: nulla di più falso! Chi leggerà la lettera potrà notare che non vi è nulla degli errori moderni per la cui disamina e confutazione rimandiamo all’articolo in merito (vedi qui).

SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’OFFIZIO

Eccellenza,
Questa Suprema Sacra Congregazione ha seguito con molta attenzione l’ascesa e il corso della grave controversia sollevata da alcuni soci del “St. Benedict Center” e del “Boston College” per quanto riguarda l’interpretazione dell’espressione: “Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza”.
Dopo aver esaminato tutti i documenti necessari ed utili in questa materia, tra cui le informazioni della vostra Cancelleria, nonché i ricorsi e le relazioni in cui i collaboratori del “St. Benedict Center” spiegano le loro opinioni e i loro reclami, e anche molti altri documenti pertinenti alla controversia, ufficialmente raccolti, la stessa Sacra Congregazione è convinta che la sfortunata controversia sia nata dal fatto che l’espressione “al di fuori della Chiesa non c’è salvezza” non sia stato correttamente compresa e soppesata, e che la stessa controversia sia stata resa più amaro dal grave turbamento della disciplina derivante dal fatto che alcuni dei soci delle istituzioni sopra menzionate abbiano rifiutato la riverenza e l’obbedienza alle legittime autorità.
Di conseguenza, gli Eminentissimi e Reverendissimi Cardinali di questa Suprema Congregazione, nella sessione plenaria tenutasi mercoledì 27 luglio 1949 hanno decretato – e l’Augusto Pontefice nell’udienza del giovedì successivo, 28 luglio 1949, si degnò di dare la sia approvazione – che vengano fornite le seguenti spiegazioni pertinenti alla dottrina e anche che vengano forniti inviti ed esortazioni pertinenti alla disciplina.
Noi siamo obbligati a credere, di fede divina e cattolica, tutte le verità contenute nella parola di Dio, Scrittura e Tradizione, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelate, non solamente con giudizio solenne, ma anche con il suo magistero ordinario ed universale. Ora tra le cose che la Chiesa sempre ha predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi è l’infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori della Chiesa. Tuttavia questo dogma deve essere inteso nel senso che gli dà la Chiesa stessa. Il Salvatore infatti, ha affidato la spiegazione delle cose contenute nel deposito della fede, non al privato giudizio, ma al magistero dell’autorità ecclesiastica. Ora in primo luogo la Chiesa insegna che in questa materia esiste un mandato preciso di Gesù Cristo, con cui egli ha incaricato esplicitamente i suoi Apostoli di insegnare a tutte le nazioni ad osservare tutte le cose che lui ha comandato.
Ora il comandamento che ci ordina di incorporaci con il battesimo al Corpo di Cristo, che è la Chiesa, e di restare uniti a Cristo e al Vicario di lui, non uno dei comandamenti più trascurabili.
È per mezzo di questo suo Vicario che Cristo governa in modo visibile la sua Chiesa su questa terra. Perciò nessuno si salverà se, conoscendo che la Chiesa è stata divinamente fondata da Cristo, rifiuta di sottomettersi ad essa, oppure si distacca dall’obbedienza al Pontefice Romano, Vicario di Cristo in terra.
Non solamente il nostro Salvatore ha comandato che tutti i popoli entrino nella Chiesa, ma ha pure decretato che la Chiesa è un mezzo di salvezza, senza del quale nessuno può entrare nel regno della eterna gloria.
Nella sua infinita misericordia, Iddio ha voluto che, trattandosi di mezzi di salvezza ordinati al fine ultimo dell’uomo non per necessità intrinseca, ma solamente per divina istituzione, si possa ugualmente ottenere il loro effetto salutare, in alcune circostanze, allorché questi mezzi sono soltanto oggetto di “desiderio” o di “voto”. Questa verità è chiaramente espressa dal Concilio di Trento, sia riguardo al sacramento del battesimo, come riguardo a quello della penitenza.
Bisogna dire la stessa cosa, proporzionatamente, della Chiesa in quanto è mezzo generale di salvezza. Perciò, affinché una persona si salvi eternamente non è sempre necessario che essa sia di fatto incorporata alla Chiesa come membro, ma è necessario che sia unita alla Chiesa almeno con il desiderio o il voto.
Tuttavia non è sempre necessario che questo voto sia esplicito come nel caso dei catecumeni. Quando uno è in una invincibile ignoranza, Dio accetta un desiderio implicito, così chiamato perché è incluso nella buona disposizione dell’anima secondo la quale si desidera conformare la propria volontà a quella di Dio.

Queste verità sono chiaramente espresse nella lettera dogmatica pubblicata dal Sommo Pontefice Pio XII il 29 giugno 1943 “sul Corpo Mistico di Gesù Cristo”.
In detta Lettera, infatti, il Sommo Pontefice distingue chiaramente quelli che sono attualmente incorporati alla Chiesa come membra da coloro che sono uniti ad essa soltanto dal desiderio.
Parlando delle membra che formano quaggiù il Corpo Mistico, lo stesso Augusto Pontefice dice: “In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera fede, non si separarono da se stessi, disgraziatamente, dalla compagine di questo corpo, e non ne furono separati dalla legittima autorità per gravissime colpe commesse”.
Verso la fine della stessa enciclica, invitando con grande affetto all’unione coloro che non fanno ancora parte del corpo della Chiesa Cattolica, il Sommo Pontefice ricorda coloro che “da un certo inconsapevole desiderio e anelito siano ordinati al mistico Corpo del Redentore”. Egli non li esclude in verun modo dalla salvezza eterna, ma afferma che costoro si trovano in una condizione “nella quale non possono certo sentirsi sicuri della propria salvezza” poiché “sono privi di quei tanti doni ed aiuti celesti che solo nella Chiesa Cattolica è dato di godere”.
Con queste parole il Papa condanna chiaramente coloro che escludono dalla salvezza eterna gli uomini che non sono uniti alla Chiesa se non con il desiderio implicito, e coloro che affermano erroneamente, che tutti gli uomini possono salvarsi, a egual titolo, in tutte le religioni.
Tuttavia non bisogna credere che qualsiasi specie di desiderio di entrare nella Chiesa basti per salvarsi. Il desiderio con cui qualcuno aderisce alla Chiesa deve essere vivificato dalla carità perfetta. Un desiderio implicito non può produrre il suo effetto se non si possiede la fede soprannaturale, “perché chi si accosta a Dio deve credere che Dio esiste e che premia coloro che lo cercano”. Il Concilio di Trento dichiara: “La fede è il principio della salvezza dell’uomo; è il fondamento e la radice di ogni giustificazione. Senza la fede è impossibile piacere a Dio ed essere annoverati fra i suoi figli”.
Da quanto detto è evidente che quelle cose che vengono proposte nel periodico “From the Housetops” (fascicolo 3), come il genuino insegnamento della Chiesa Cattolica, sono lungi dall’essere tali e sono molto dannose sia per coloro che sono all’interno della Chiesa e quelli che ne son fuori.
Da queste dichiarazioni che riguardano la dottrina, ne conseguono alcune conclusioni che riguardano la disciplina e la condotta e che non possono essere sconosciute a coloro che difendono con forza la necessità per la quale tutti sono tenuti ad appartenere alla vera Chiesa e a sottomettersi all’autorità del Romano Pontefice e dei Vescovi “che lo Spirito Santo ha posto a governare la Chiesa”.
Quindi, non si può capire come il St. Benedict Center possa costantemente affermare di essere una scuola cattolica e desiderare di essere considerata tale, e tuttavia non conformarsi alle prescrizioni dei canoni 1381 e 1382 del Codice di Diritto Canonico e continuare ad esistere come fonte di discordia e ribellione contro l’autorità ecclesiastica e fonte di disturbo per molte coscienze.
Inoltre, va oltre la comprensione come un membro di un istituto religioso, in particolare padre Feeney, si presenti come un “difensore della fede” e allo stesso tempo non esiti ad attaccare le istruzioni catechetiche proposte dalle autorità legittime, e non ha temuto persino di incorrere nelle gravi sanzioni minacciate dai sacri canoni a causa delle sue gravi violazioni dei suoi doveri di religioso, sacerdote e membro ordinario della Chiesa.
Infine, non è saggio tollerare che alcuni cattolici rivendicano da soli il diritto di pubblicare un periodico, al fine di diffondere dottrine teologiche, senza il permesso dell’autorità ecclesiastica competente, il cosiddetto imprimatur che è prescritto dai canoni sacri.
Pertanto, lasciamo che coloro che sono in grave pericolo contro la Chiesa ricordino seriamente che dopo che “Roma ha parlato” non possono essere scusati neppure per motivi di buona fede. Certamente, il loro legame e dovere di obbedienza verso la Chiesa è molto più grave di quello di coloro che sono ancora legati alla Chiesa “solo da un desiderio inconscio”. Lascia che si rendano conto che sono figli della Chiesa, nutriti amorevolmente da lei con il latte della dottrina e dei sacramenti, e quindi, avendo sentito la chiara voce della loro Madre, non possono essere scusati dall’ignoranza colpevole, e quindi a loro si applicano senza qualsiasi restrizione a tale principio: la sottomissione alla Chiesa cattolica e al Sovrano Pontefice è necessaria come necessario per la salvezza.
Pertanto, lasciamo che coloro che, a loro grave pericolo, si sono schierati contro la Chiesa, ricordino seriamente che dopo che Roma ha parlato non possono essere scusati neppure per ragioni di buona fede. Certamente, il loro obbligo e dovere di obbedienza verso la Chiesa è molto più grave di quello di coloro che sono ancora legati alla Chiesa “solo da un desiderio inconscio”. Che si rendano conto che sono figli della Chiesa, nutriti amorevolmente da lei con il latte della dottrina e dei sacramenti, e quindi, avendo sentito la chiara voce della loro Madre, non possono essere scusati dall’ignoranza colpevole, e quindi a loro si applica senza alcuna restrizione a tale principio: la sottomissione alla Chiesa cattolica e al Sovrano Pontefice è necessaria come necessaria per la salvezza.
Inviando questa lettera, dichiaro la mia profonda stima e rimango,
dell’Eccellenza Vostra devotissimo

F. Cardinale Marchetti-Selvaggiani.
A. Ottaviani, assessore.

Dal Palazzo del Sant’Offizio, 8 agosto 1949.