di Giuliano Zoroddu

Nato a Casale Cernello (Diocesi di Alessandria) il 16 aprile 1798, Alessandro Domenico Varesini fu ordinato Sacerdote il 23 settembre 1820. Addottoratosi in utroque jure nel 1823 presso l’Università di Torino, svolse nella Diocesi di Aosta gli incarichi di Canonico Prevosto della Cattedrale e di Esaminatore Sinodale. Nel 1838 fu eletto Arcivescovo metropolita di Sassari da Gregorio XVI su proposta di Carlo Alberto, che ne lodava le qualità sacerdotali e la grande cultura. Ricevette la consacrazione episcopale da Monsignor Andrea Jourdain, Vescovo di Aosta il 14 ottobre dello stesso anno. Resse la Chiesa Turritana fino al 1864. Si distinse, benemerito della Chiesa e della Società, per la mitezza e lo zelo pastorale. Dal 1843 al 1848 fu Amministratore Apostolico della Diocesi di Galtellì-Nuoro. Nel 1850, reo di aver scritto una circolare sulla legge Siccardi abolente il foro ecclesiastico per ricordare al clero che, secondo i sacri canoni, non dovessero presentarsi ai tribunali laici senza previa autorizzazione vescovile, fu citato in giudizio. Rifiutatosi di esser giudicato da laici, fu condannato a un mese di carcere, gli fu imposto il pagamento delle spese processuali, fu destituito dalla carica di Cancelliere dell’Università – uno dei titoli arcivescovili sassaresi assieme a quello di Primate di Sardegna e Corsica e Vessillifero di Santa Romana Chiesa – e di Presidente dell’Ospedale della Santissima Annunziata. “Avea raccolto i primi frutti della libertà negli Stati Sardi”[1], commenta don Giacomo Margotti.
Nel 1855 anno del colora diede prova di sublime abnegazione e perfetta carità: visitava personalmente gli ammalati a rischio di contrarre il morbo (per contagio nella cura dei malati morirono i Parroci della Cattadrale, di S. Sisto, di S. Apollinare e altri sacerdoti cittadini) ed offrì al Municipio tutti i locali che aveva a disposizione ed ogni altro aiuto possibile.
Durante l’invasione delle Legazioni, invita l’intera Provincia Ecclesiastica Turritana ad essere “disposti sempre a vivere e morire nella fede di Pietro, e a non mai allontanarci dalle credenze de’ Padri nostri” (11 novembre 1859). E scrisse allo stesso Pio IX: “La patria de’ Simmachi, degli Ilarii e degli Eusebii, custodi e vindici della libertà della Chiesa, che redando il loro spirito seppe, framezzo alle dubbie vicende di tanti secoli e di tanti dominatori, mantenersi sempre immune da ogni contagio di errore, non potea che mirar con fremito l’iniqua guerra mossa contro il civile vostro Principato, posto dalla Provvidenza qual sacro palladio della cattolica indipendenza, e del libero esercizio della vostra missione. Quest’Isola, che per lunga stagione andò nel passato fortunatamente soggetta al temporale Governo dei Romani Pontefici, e ne ricorda tuttora con orgoglio i benefici effetti, non poteva che gemere profondamente addolorata sulla cecità di quella sciagurata porzione de’ vostri sudditi, che travolta da spirito di vertigine osò amareggiare l’animo grande dell’ottimo tra i Padri, e del più degno tra i Sovrani. Protestando quindi, come altamente protestiamo, anche a nome del Clero e popolo di questa Sarda Turritana Archidiocesi, contro gli atti tutti, che sotto qualsiasi forma vanno consumandosi a danno degli incontrastabili diritti del vostro civile dominio e della vostra indipendenza, noi continueremo tra il vestibolo e l’altare a scongiurare il gran Dio delle misericordie, affinché, richiamando alla buona via i protervi, ridoni a Voi suo Vicario in terra la consolazione e la gioia, ed alla cattolica famiglia la pace, la perseveranza ed il trionfo” (4 febbraio 1860). Morì il 22 settembre 1864 e la Sede rimase vacante fino al 1871 quando fu eletto Arcivescovo Monsignor Diego Marongio Delrio.
Vale la pena ricordare quanto fosse oltremodo lacrimevole la situazione della Chiesa di Sardegna alla morte del Varesini:
“Cagliari: Monsignor Marongiu-Nurra è esiliato in Roma fin dal 1850 e spogliato di tutti i suoi beni. Oristano: L’Arcivescovado è vacante fin dal 1860. Ampurias e Tempio: Il Vescovado è vacante dal 1854. Galtellì – Nuoro: Il Vescovado è vacante dal 1857. Ogliastra: Il Vescovado è vacante dal 1857. Bosa: Il Vescovado è vacante dal 1845. Bisarcio: Il Vescovado è vacante dal 1847. Sassari: L’Arcivescovo Monsignor Alessandro Domenico Varesini è morto a Quargento addì 22 di settembre 1864. Egli avea raccolto i primi frutti della libertà negli Stati Sardi, essendo stato condannato fin dal 1850 ad un mese di prigione per aver protestato contro le leggi Siccardi che abolivano il foro ecclesiastico. Alghero: Monsignor Pietro Raffaele Arduino è morto il 12 di novembre del 1863, epperò la Diocesi è vacante. N.B. Delle undici diocesi della vasta Isola di Sardegna, otto sono vacanti, ed una, quella di Cagliari, è priva del suo Arcivescovo condannato da quattordici anni all’esilio: sicché in tutta l’Isola non si trovano che due soli Vescovi, il Vescovo d’Ales e Terralba Monsignor Pietro Vargiu, nato il 19 ottobre del 1792 e il Vescovo d’Iglesias, Monsignor Giovanni Battista Montisi, nato il 17 febbraio del 1792. Non più amministrazione della sacra Confermazione, non più sacre Ordinazioni, non più visite pastorali. Dove però non sono che due Vescovi, trovansi due prefetti e sette sotto-prefetti. Non premono al Governo i bisogni religiosi della popolazione, ma gli sta molto a cuore di poterla dirigere coi suoi rappresentanti e squattrinare co’ suoi esattori”[2].
[1] Don Giacomo Margotti, Martirologio dell’Episcopato Italiano in Memorie per la storia de’ nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai nostri giorni, Torino, 1865, p. 13.
[2] Ibidem.
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