La festa del Santissimo Nome di Maria, già concessa da Giulio II ad alcune Diocesi e quindi pian piano diffusasi nella Cristianità, fu estesa a tutta la Chiesa dal beato Pontefice Innocenzo XI nel 1684 “dopo l’insigne vittoria riportata a Vienna in Austria [il 12 settembre 1683] col soccorso della medesima Vergine Maria sul crudelissimo sultano dei Turchi, che minacciava di soggiogare i popoli cristiani”. Per onorare queste solenne festa offriamo alla meditazione dei Lettori alcune considerazioni del padre Simone Bagnati SJ su alcuni (ne sono stati proposti più di settanta!) misteriosi significati del Nome della Madre di Dio: Illuminata, Illuminatrice, Stella del Mare, Signora, Madre e Mare Amaro.

Dell’imposizione del Nome di Maria
Vocabitur tibi Nomen novum, quod os Domini nominabit.
(Isai. 62, 2)
Considera, che dopo otto giorni dalla nascita fu imposto alla Celeste Bambina questo gran Nome dai Genitori, ma fu prima imposto dalla bocca di Dio. S. Girolamo asserisce essere stato loro così intimato dall’Angelo: “Uxor tua pariet Tibi Filiam, et vocabis Nomen ejus Mariam” (de Nat. Mar.). S. Pier Damiani aggiunge, che Dio ne fece Consiglio, e ne fece Parola cogli Angeli dopo di aver loro partecipato il riscatto degli Uomini e la liberazione del Mondo schiavo; e che allora il Nome di Maria fu tratto fuori dagli Arcani della Divinità (Serm 2. de Annunc.) Questa è stata sempre la distinzione favorita, che ha fatto Dio coi suoi più intimi servi, dar loro il nome, come afferma S. Ambrogio. Pensate, se doveva non far quest’onore alla lor Regina. Dio le impose in un gran Nome un grande ufficio; ed Ella seppe adempire l’ufficio e mettere in opera il Nome. Ah se penetrassimo addentro la nobiltà dei nomi, che portiamo, o quanto altro tenor di Vita terremo! Quanto peso ha questo gran nome di Cristiano! Coll’onore di seguace di Cristo porta l’obbligo di fedelmente seguitarlo. Cristo si avviò per sentieri di pene e noi passeggiamo per giardini di delizie. Cristo camminò per le strade della povertà, del bisogno, del dispregio, del dolore, e noi andiamo per le altezze, per l’abbondanza, per gl’onori per le crapule. Andiamo a termini assai opposti: ma ohimè, che chi non lo seguita, non lo raggiungerà dov’egli è. Ricordati spesso di queste gran parole. Il Cristiano è seguace del Crocefisso. Argomento chiarissimo, che il Nome di Maria fu imposto da Dio, e la sua Soavità e la Venerabilità: “Oleum effusum Nomen tuum“. O che dolce balsamo è il Nome di Maria! allorché si sparge dalla bocca, il cuore si rallegra, e si santifica, l’orecchio giubila e trionfa, la bocca si delizia, e si beatifica. Quante anime divote nel proferirlo, si sentivano diffondere per la bocca dolcezze di miele celeste. All’incontro per gli orecchi degli Eretici e dei Demoni è un tuono spaventoso, che porta fulmini a loro cuori. Non v’è stato mai Eretico al Mondo ch’abbia amata Maria, e non v’è stata eresia, ch’Ella col suo potentissimo Nome non abbia sbaragliata: “Cunctas haereses sola interemisti“. Ma deve ancora questo Nome atterrire le Anime Cattoliche, ma empie. Che terrore deve mettere ai loro cuori impietriti questo Nome di tenerezza, alle loro laidezze questo Nome di purità. Se vuoi nominar Maria, migliora la tua vita. E Soave, ma Venerabile. Ci sia maestro l’Arcangelo Gabriele, che tardò a nominarlo, per riverenza del gran Nome si preparava alla santità di quel suono. “Volens, scrisse Bernardino, potius venerari silentio, quod non potuit exprimi eloquio” (tom 3. tr. de Virg. Serm. 1.) Dimmi con quali labbra articoli questo gran Nome: con qual cuore ascolti il suo suono. “Quis non timeat Mariam pollutis labiis nominare“, dice il medesimo. Con che rimorso ha da nominar Maria quella bocca, che s’imbratta di parole dissolute? Anzi come ha cuore di pronunciare un Nome purissimo quel cuore che puzza di disonesto amore. Non onorano costoro la Vergine, le fanno ingiuria; mentre fanno passare un Nome odorosissimo per labbra sudice. Purifica la coscienza, e poi nomina Maria.
COLLOQUIO. Vengo a chiedervi umilmente perdono, o Vergine, che tante volte ardisco di nominare il vostro celeste Nome con pochissimo rispetto. O quanto inorridisco, che passi il vostro Nome di tanta purità per le mie labbra immonde, e venga da un cuore, o quanto sozzo! Non voglio persuadermi, che per articolare un Nome tutto luce e candore deve prima purificarsi la vita. Un Arcangelo teme di pronunciarlo, ed io verme vilissimo ho l’ardimento di nominarlo con tanta facilità. Orsù, Madre pietosa, senza nominar Voi io non posso vivere ardisco dunque supplicarvi, impetratemi Voi la purità del cuore, affinché viva nominandovi, e il respiro della mia vita sia Maria.
Di due significati misteriosi del Nome di Maria
Excelsum Nomen ejus.
(Isai. c. 12, 4)
Considera che questo gran Nome di Maria viene interpretato dalla lettera Ebraica secondo S. Girolamo: Illuminata e Illuminans; e tutti e due tali sensi esprimono a meraviglia la soprabbondante ricchezza di lume ch’ebbe in sé e la traboccante copia di luce ch’ebbe, ed ha per gli altri.
Illuminata, perché tra le pure creature Ella ſi avanzò alla maggior vicinanza, ch’esser possa, alla Fonte Massima di ogni luce, ch’è l’increata Sapienza. La Sapienza vien ſimboleggiata nella luce: “Candor lucis aeternae“; ed è chiaro, che per la vicinanza col primo Agente è la più spedita disposizione, che possa aversi per riceverne le influenze: Ella è vera Madre della divina Sapienza, la portò nell’utero nove mesi, la partorì, l’allevò, e per trenta anni pendette da quella bocca, donde scaturì la pienezza di tal luce. Misurate, quanto sublimi cognizioni Ella accolse nella sua mente da un tal Maestro in una scuola sì lunga. Dunque Ella superò di gran lunga la più elevata Scienza dei Cherubini, che significano Moltitudine di Scienze. Così è: chi si avvicina a Dio presto s’illumina e diviene Savio. Quanti dubbi tu incontri nella via della virtù? Vuoi uscire dal labirinto? chiedi lume a Dio. Ogni opera deve avere la guida di Dio. Chi la chiede la ottiene.
Illuminans. La prima Fonte della luce ha costituita Maria Depositaria della luce. Dio si è compiaciuto sì altamente in lei, che non vuole illuminarci che per mezzo di lei.Quanta luce di Dottrina celeste Ella sparſe negli Apostoli, addottrinandoli, confortandoli, consigliandoli. Con onore sì eccelso vuole Dio riconoscere questa gran Madre. O quanto giubilo debbo concepire dal sapere, che dalle mani di una Madre dipende la luce. Ecco l’altro mezzo da procedere con felicità nelle nostre operazioni; non intraprendere azione alcuna senza prima implorare la luce dalla Fonte e dal Canale, da Gesù e da Maria. Nelle tentazioni quando la passione dà l’assalto, allora ci preme maggiore il bisogno della luce, perché allora si offusca la mente. Chi potrebbe peccare, se vedesse ciò che fa? Chi vorrebbe per un piacere moribondo meritarsi un’eternità di pene? Dunque luce ci vuole: ricorri a chi la possiede e a chi la distribuisce, a Gesù e a Maria.
Il secondo senſo del gran Nome è affine al suddetto, Stella Maris. Mare tempestoso è la vita corrente, agitato dai venti della superbia, dai turbini dell’irascibile, dai vortici della concupiscibile. Dunque dice Bernardo, “respice stellam, voca Mariam“. Chi implora la luce di questa Stella, chi colle preghiere se la fa comparire, camperà dal naufragio, otterrà il sereno. Quante querele si fanno tutto giorno della fragilità? Giungono anche a dire, “Non si può”. Vorrei sapere da costoro, se tentati ricorrono a questa Stella, oppure si lasciano così ingombrare dalle passioni, che neppur si ricordano d’invocarla. Chi non la invoca, non è che non possa, ma non vuole non peccare.
COLLOQUIO. Già mi veggo convinto; o Vergine Illuminatrice, che se cado nelle tentazioni, non ho scusa veruna. Chi vi ha invocata mai che non vi vedesse venuta in soccorso! E per invocarvi baſta vedere il pericolo. Forza è ch’io confessi, che se pecco, io son quello, che non voglio il soccorso, e cado perché amo di cadere. O cecità inescusabile! Dunque son costretto a pregarvi, o Madre, che usiate meco della vostra più fina miſericordia, cioè, che vi degnate di prevenirmi colla vostra luce. Sì, prevenitemi, Madre amorosa, e con dolce forza ritiratemi da quei pericoli, ch’io stesso da me mi procaccio.
Di tre altri significati del Santissimo Nome di Maria
Ut faceres tibi nomen gloriae.
(Isai. 63, 14)
Considera l’interpretatine, che fa S. Ambrogio del SS. Nome: “Speciale Maria Domini hoc nomen invenit, Deus ex genere meo“. (l. de instit Vir. c.5). Questa è la sorgente primaria delle glorie di Maria, la Maternità Divina; che una creatura somministrasse il sangue e la vita ad un Dio, e la somministrasse sola, senza cooperazione d’uomo: che una Vergine comprendesse nel ſuo Utero chi non è in luogo, chi non soggiace a tempo, chi non riconosce termini. La Maternità di Dio, dice S. Tommaso, ha una certa infinità secundum quid, perché un Dio infinito gliela rifonde. Quanto si pregiano gli uomini delle nobili parentele? Chi può fabbricare sopra un cognome equivoco la congiunzione del sangue con qualche Grande, si stima beato. Maria ha sì ſtretta parentela con Dio, che è verissima sua Madre; ed ella può dire, Deus ex genere meo. Anche a noi, benché con gran diversità, ha fatto Dio l’onore di farci e chiamarci ſuoi Figli. “Si Filii et Heredes“. Ma come possiamo udir ciò senza tutti inorridire? Noi Figli di Dio? Dio nostro Padre? E se sì, qual è la nostra simiglianza con Dio: quale è la noſtra imitazione? Come può indursi quel Cristiano a peccare? Sapendo d’esser Figlio, non trema di farsi nemico. Eccita in te atti fervorosi di dolore, e di proponimenti.
L’altra nobile interpretazione è di S. Epifanio: “Mariam interpretari solemus Domina, atque etiam Spem, peperit enim Dominum, qui est Spes totius Mundi” (or. de lau. Vir.). Altri aggiungono, “Domina Maris“. Ella è Padrona e Padrona del Mare. Meritò questo universale dominio coll’ubbidire e con specialità, allorché con una perfettissima soggezione al Divino volere pronunziò quell’ “Ecce Ancilla Domini“, che rallegrò il Cielo, e felicitò la Terra. Chi s’è imposseſſato d’una totale soggezione al volere di Dio, ha già trovata la beatitudine in terra; fa ciò che vuole, perché ſempre si farà ciò che vuol Dio. Esercitati, o Anima in atti frequentiſſimi di conformità al volere divino: qui sta la santità, fare in tutto ciò che Dio vuole.
L’ultimo senso del Nome misterioso secondo Bonaventura si è “Mare amarum” (In spec. cap. 3). Maria è Mare, perché secondo il medesimo, se nel Mare entrano a perdersi e a confondersi tutti i fiumi, così tutti i generi delle grazie degl’Angeli, e dei Santi quaſi si uniſcono, si mischiano, e si confondono in Maria. Mare di grazia e di gloria, avverandosi di essa: “Dominabitur a mari usque ad mare“; “a mari gratiae ad mare gloriae“, ſoggiunge il medeſimo. Ma è un Mare amaro per due ragioni, l’una perché nella Passione Santissima inondarono in lei amarezze eccessive. Gran cosa! la più diletta tra le pure creature fu la più amareggiata: dunque godi delle tribolazioni, se sono esse per le Anime dilette. La seconda, perché, come dice il medeſimo, come nel Mar Rosso furono sommersi gli Egizi, così in questo Mare resta sempre annegato il Demonio: “Ipsa conteret caput tuum“. Invoca Maria nelle tentazioni, e resterà vinto il Tentatore.
COLLOQUIO. Professo prima, Vergine, il mio vassallaggio a Voi, come a mia Padrona, e di quanto buon cuore lo professo! A Voi già ho obbligata la mia ubbidienza e Voi impegnate per me il vostro Patrocinio. Difendete un vostro suddito, proteggete un vostro schiavo. Se Voi siete un Mare di grazie, a Voi io fo ricorso che ne sono tanto mendico. In Voi soprabbondano tante acque, deh sia io degno di averne qualche stilla. Ma siete un Mare amaro per li miei Infernali Nemici. Fate, che io li tratti da tali col fuggirli, coll’odiarli, col combatterli, col vincerli. Navigando in Voi e con Voi spero con viva fede, che giungerò felicemente al porto.
(Simone Bagnati S.I., Vita di Maria divisa in meditazioni per tutti li sabbati dell’anno, Venezia, 1738, pp. 260-268)