da : Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster OSB, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. VIII. I Santi nel Mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di S. Michele), Torino-Roma, 1932, pp. 274-278.

SAN LIBERIO PAPA

Oggi [23 settembre, ndr] il Geronimiano recensisce il natale di papa Liberio (352-366) Romae, depositio sancii Liberi episcopi. – Veramente, il giorno emortuale sarebbe il 24 settembre 366. – Disgraziatamente però, la leggenda s’è impadronita ben presto della figura di Liberio, il quale venne perciò trasformato in una specie di rinnegato, aderente al partito ariano, ed in conseguenza persecutore di Felice II. Ne seguì che, il primitivo culto tributato subito dopo morte al travagliato Pontefice, e che sino al dì d’oggi è comune a tutte le Chiese orientali, in Roma a poco a poco venne meno. Anche oggi Liberio passa poco meno che per un lapso, vittima della perfidia dell’imperatore Costanzo.
Non è nostro compito d’entrare qui nella tanto agitata questione di papa Liberio, circa le ragioni che indussero cioè Costanzo a far grazia all’esule Pontefice. Ci basta qui di accennare ai monumenti che dimostrano il culto liturgico ed universale in tutta la Chiesa già attribuito a Liberio; siccome pure, in modo particolare, alla fama di santità che egli godé in Roma nei tempi più vicini alla sua morte. Anche nel medio evo, pare che in qualche calendario romano se ne festeggiasse la memoria il 17 maggio ed il 23 settembre.
Il calendario bizantino, il 27 agosto celebra la memoria τοῦ ὀσίου πατρὸς ἠμῶν καὶ Λιβερίου Πάπα Ρώμης – Dunque, “Padre nostro, confessore della Fede e Papa di Roma”.
I Copti lo festeggiano il 9 ottobre : Il riposo di san Liberio, vescovo di Roma e difensore della Fede. Di nuovo ne ricorre la memoria il quarto giorno del loro piccolo mese supplementare: Commemorazione di Liberio vescovo di Roma.

Quando Liberio venne cacciato in esilio per la fede Nicena, ed in sua vece fu sostituito in Roma Felice II, si suscitò nella Città uno scisma tra il popolo. Vi furono dei tumulti, degli eccidi, e l’eco delle proteste d’ attaccamento al legittimo Papa da parte della maggior parte del popolo, ci è conservato ancora in alcune epigrafi, dove si nomina appositamente Liberio, quasi ad esprimere l’adesione al suo partito.

(de)FVNCTA EST . EVPLIA . QVAE
VS . MAIAS . QVAE . FVIT . ANNORV
QVE . DEPOSITA . EST . IN . PACE . SVB . LIBE(rio episcopo)

RA
A . CVMPAVIT
ONVS . SEBIBO
(sedent)E PAPA . LIBERIO

Ma il monumento più importante a dimostrazione della venerazione che riscosse in antico papa Liberio nel cimitero di Priscilla, è la sua stessa epigrafe sepolcrale, trascritta, fortunatamente, dagli antichi collettori.

Quam Domino fuerant devota mente parentes,
Qui confessorem talem genuere potentem,
Atque sacerdotem sanctum, sine felle columbam
Divinae legis sincero corde magistrum,

Haec te nascentem suscepit Ecclesia Mater,
Uberibus fidei nutriens devota beatum,
Qui pro se passurus eras mala cuncta libenter.
Parvulus utque loqui cepisti dulcia verba,
Mox Scripturarum lector pius indole factus,
Ut tua lingua magis legem quam verba sonaret;
Dilecta a Domino tua dicta infantia simplex,
Nullis arte dolis sorde fucata malignis,
Officio tali iusto puroque legendi,
Atque item simplex aduliscens mente fuisti
Maturusque animo ferventi aetate modestus
Remotus, prudens, mitis, gravis, integer et equus,
Haec tibi lectori innocua fuit aurea vita.
Diaconus hinc factus iuvenis meritoque fideli
Qui sic sincere, caste, intigreque pudice
Serviveris sine fraude Deo, quanta pectore puro
Atque annis aliquot fueris levita severus
Ac tali iusta conversatione beata,
Dignus qui merito inlibatus iure perennis
Huic tantae Sedi Christi splendore serenae
Electus fidei plenus summusque sacerdos,
Qui nivea mente immaculatus Papa sederes,
Qui bene Apostolicam doctrinam sancte doceres
Innocuam plebem caelsti lege magister.
Quis, te tractante, sua non peccata reflebat?
In synodo, cunctis, Victor, superatis iniquis

Sacrilegis, Nicaena Fides electa triumphat.
Cantra quamplures certamen sumpseris unus
Catholica praecincte Fide possederis omnes
Vox tua certantis fuit haec sincera salubris:
Atque nec hoc metuo, ncque illud committere opto.
Haec fuit, haec semper mentis constantia firma.
Discerptus, tractus, profugatusque Sacerdos,
Insuper, ut faciem quodam nigrore velaret
Nobili falsa manu portantee aemula caeli
Ut speciem Domini foedaret luce coruscam
En libi discrimen vehemens, non sufficit annum;
Insuper exilio decedis martyr ad astra,
Atque inter Patriarchas praesagosque prophetas
Inter Apostolicam turbam Martyrumque potentum
Cum hac turba dignus mediusque. loctitus adoras
Mite pium Domini conspectum, iuste Sacerdos.
Inde Ubi merito tanta est concessa potestas.
Ut manum imponas patientibus, incola Christi,
Daemonia expéllas, purges mundesque repletos,
Ac salvos homines reddas animoque vigentes
Per Patris ac Filli nomen cui credimus omnes,
Cumque tuum obitumpraecellens tale vidimus
Spem gerimus cuncti proprie nos esse beatos,
Qui sumus hocgue tuum meritum fidemque secuti.

Quanto dovettero essere devoti a Dio quei genitori
Che diedero alla luce un sì strenuo confessore della Fede;
Un vescovo cosi santo, vera colomba senza fiele;
Un maestro della Divina legge, dal cuore senza doppiezza.
Te appena nato, accolse quale Madre questa Chiesa,
E devotamente allattò te, o beato, alle mammelle della Fede,
Giacché in seguito tu avresti dovuto patire per la Chiesa con tanta generosità!
Appena pargoletto cominciasti a balbettare, attesa la tua indole pia, venisti eletto a lettore,
Perché la tua lingua proferisse le parole della Legge e non le ciance.
Nella tua infanzia, grato al Signore, fosti semplice,
Ed il sacro Testo giammai venne contaminato da maligne depravazioni,
Giacché tu leggevi correttamente e con ogni fedeltà.
Anche da giovinetto, ti distinguesti per candore, ed avanzandoti nell’adolescenza, mostrasti virilità di senno, modesto, amante della ritiratezza, prudente, mite, serio, integro, giusto.
Questa fu l’aurea età del tuo lettorato.
Eri ancor giovane, quando pel merito della tua Fede venisti creato diacono; allora tu esercitasti pudicamente il tuo ufficio, con sincerità, purezza, integrità e con coscienza illibata servisti al Signore.
Trascorsi alcuni anni nell’austera dignità diaconale, attesa la tua intemerata vita, venisti reputato degno di assiderti definitivamente su questa luminosa cattedra di Cristo, divenuto Pontefice supremo della Fede, Papa immacolato, dalla coscienza monda al par della neve, onde insegnassi con santo zelo la dottrina Apostolica e fossi maestro nella divina legge al popolo santo di Dio.
Quando tu predicavi, chi non piangeva le proprie colpe?
Nel sinodo, riportasti vittoria sugli empi e per te trionfò la bella fede di Nicea
Solo contro molti, ingaggiasti la lotta, e forte della tua dottrina cattolica, tutti li abbattesti. Durante il combattimento, questo fu il tuo salutare grido di battaglia: non temo le minacce, né mi arrendo alle intimidazioni.
Questo fu costantemente il tuo sentire.
Tu, o Pontefice, fosti allora strappato alla tua sede, trascinato via e cacciato in esilio.
Di più, per deturpare la tua faccia con qualche neo, ti viene presentato con arte subdola un simbolo che voleva simulare quello divino, affinché il volto radiante del Salvatore ne andasse in qualche modo offuscato.
Questo gravissimo pericolo durò oltre un anno.
Finalmente te ne volasti al cielo ornato della palma dei Martiri a cagione del sofferto esilio ; andasti a prender posto tra i Patriarchi, i Profeti cui è svelato il futuro, gli Apostoli e la turba potente dei Martiri. Degnamente ti trovi in mezzo a questa schiera, ed adori, o Pontefice giusto, il mite volto di Dio.
Ben a ragione dal cielo ti è stato concesso il potere d’imporre le tue mani agli infermi, di cacciare i demoni, di liberare gli ossessi e di restituire i mortali a sanità ed a valida salute. Pel nome del Padre e del Figlio nel quale tutti giuriam fede, poiché fummo testimoni di tua morte tanto gloriosa, noi tutti nutriamo altresì fiducia di giungere alla vera beatitudine, dal momento che siamo altresì solidari della fede e dei meriti tuoi.

Anche nell’epigrafe funeraria di papa Siricio, gli si ascrive a merito che seguì nel suo esilio papa Liberio, dapprima come semplice lettore, quindi in ufficio di diacono :

LIBERIVM . LECTOR MOX . ET . LEVITA . SECVTVS

Insomma, non ostante che la diceria sulla momentanea debolezza dell’esule Liberio abbia ritrovato largo credito anche fra alcuni Padri:

Insuper, ut faciem quodam nigrore foedaret,

Roma cattolica rigettò tuttavia questa calunnia sugli stessi persecutori della fede Nicena e dell’intrepido Pontefice. Il Papa punto non si lasciò ingannare dai falsa aemula caeli, ma sostenne a lungo un discrimen vehemens, sempre costante nella professione del simbolo ortodosso, che a Milano gli era già valsa da Costanzo la sentenza dell’esilio. Dopo morto, Liberio venne salutato col titolo di confessore e di martire; la sua tomba nel cimitero di Priscilla divenne celebre per i miracoli che vi si operavano; anzi, tra le rare immagini dei Pontefici della prima età, noi troviamo in una pittura della seconda metà del IV secolo nel cimitero di Pretestato, quella precisamente di papa Liberio insieme coi due stessi Principi degli Apostoli e col celebre martire dell’Appia, Sisto II. Insomma, quando a riguardo di papa Liberio sant’Ambrogio scriveva alla propria sorella Marcellina: «Tempus est, soror santa, ea quae mecum conferre soles, beatae memoriae Lìberii praecepta revolvere, ut quo vir sanctior, eo sermo accedat gratior»*, egli rifletteva la primigenia tradizione della Chiesa Romana, tradizione che, venuta più tardi meno nell’Eterna Città, ci è stata nondimeno conservata intatta dalle più antiche Chiese di Oriente. In onore di Liberio, il cui pontificato in Roma ritrova ancor oggi il suo classico monumento onorario sull’Esquilino, nella basilica Liberiana, riferiremo il seguente verso che adorna i menei greci in
onore del grande Difensore della fede nicena:

Τὸν πλοῦτον ἀντελέιβ Λιβέριος νῦν ἔχει
Ὂν ὀυρανοῖς ἣν ἐφρώνως θησαυρίσας

Liberio (che partendo per l’esilio di Berea aveva rimandato indietro all’imperatore i cinquanta soldi che questi gli aveva offerti pel viaggio) ora può attingere largamente al tesoro che egli saggiamente ha ammassato per il cielo.


* «È tempo, santa sorella, di riandare a quei precetti di Liberio di beata memoria. su quali di quando in quando sei solita parlare come me: più caro di riesca questo mio dire quanto è più santo l’uomo [i.e. papa Liberio] da cui esso viene» (De virgin. III, 1)