In illo tempore c’erano i riti cinesi, pratiche pagane ritenute non nocive dai missionari gesuiti, ma condannati dalla Santa Sede. Oggi, come testimoniano le foto seguenti, si è andati anche oltre i riti cinesi.


Un Vescovo – Derek Fernandes di Belgaum (India) – e altri preti rivestiti degli abiti tipici dei sacerdoti dell’idolatria indù, con la fronte imbrattata dal tilak, concelebrano “messa”.
Lo riporta il sito ChurchMilitant ed a confermalo è lo stesso Vicario Generale della Diocesi di Belgaum, confermando che si tratta di una cerimonia svoltasi a Deshner il 29 agosto u.s. ed aggiungendo: “I sacerdoti gesuiti sono andati lì per la prima volta oltre 40 anni fa e hanno adottato pratiche indiane come indossare abiti color zafferano. In effetti, il tabernacolo ha la forma di un Shiva Linga” [1].
Lo Shiva Linga ci dice Wikipedia è “un oggetto dalla forma ovale, simbolo fallico considerato una forma di Śiva”.
Se, dato che il buon senso ci dice che tutto ciò è un’oscena e sacrilega funzione sincretista che insozza il culto cristiano col culto degli idoli, siete inorriditi e scandalizzati, cessate di esserlo: “Le fotografie – dice Mons. Filipe Neri Ferrão, Arcivescovo metropolita di Goa e Doman e Patriarca delle Indie Orientali – sembrano essere di una cerimonia che include l’inculturazione, che la Chiesa Cattolica [leggere chiesa conciliare] consiglia nella liturgia, nell’abbigliamento e così via. È l’assimilazione della cultura locale”.
E del resto, chi non ricorda come Giovanni Paolo II permise che induisti e buddisti profanassero le chiese di Assisi coi loro rituali pagani e quindi diretti ai demonii, durante l’incontro interreligioso del 1986 (vedi qui)? Per cui non aspettatevi nemmeno interventi romani, tanto più che se si legge il programma dell’imminente Sinodo si troveranno lodi degli stregoni dell’Amazzonia
[1] https://www.mangalorean.com/furore-over-belagavi-bishops-saffron-robe/
[2] Ibidem.


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