Il 3 settembre la Chiesa venera la Santissima Vergine come “Madre del Buon Pastore” o, per usare l’espressione popolare, “Divina Pastora”. Mediamo con Sant’Alfonso Maria de Liguori le consolanti verità espresse da questi titoli.

La grazia di Dio è un tesoro troppo grande e troppo desiderabile da ogni anima. Egli è chiamato dallo Spirito Santo un tesoro infinito, poiché per mezzo della divina grazia noi siamo sollevati all’onore di esser fatti amici di Dio: “Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei” (Sap. VII, 14)[1]. Ond’è che Gesù nostro Redentore e Dio non dubitò di chiamare suoi amici coloro che stanno in grazia: “Vos amici mei estis” (Io. XV, 14)[2]. Oh peccato maledetto che scioglie questa bella amicizia! “Peccata vestra diviserunt inter vos et Deum vestrum!” (Is. LIX, 2)[3], e che mettendo l’anima in odio a Dio, “Odio sunt Deo impius et impietas eius” (Sap. XIV, 9)[4], la fa diventare da amica nemica del suo Signore! Che dee dunque fare un peccatore, che per sua disgrazia trovasi un tempo fatto nemico di Dio? Bisogna che ritrovi un mediatore, che gli ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la già perduta divina amicizia. Consolati, dice S. Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio; egli stesso il tuo Signore ti ha dato il mediatore, e questi è il suo Figlio Gesù che può ottenerti quanto desideri: “Iesum tibi dedit mediatorem; quid non apud Patrem talis Filius obtineat?” (Serm. de aquaed.)[5].

Ma oh Dio, qui esclama il santo, e perché gli uomini hanno da stimar severo questo Salvator così pio, che per salvarci ha data la vita? perché han da credere terribile quello ch’è tutto amabile? Peccatori sconfidati, dice, che timore avete? se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i peccati vostri Gesù gli ha affissi alla croce colle stesse sue mani squarciate, ed avendo per essi già soddisfatta la divina giustizia colla sua morte, gli ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le sue belle parole: “Severum imaginantur qui pius est; terribilem qui amabilis est. Quid timetis modicae fidei? peccata affixit cruci suis minibus[6]. Ma se mai, soggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, mentr’egli fatto uomo non ha lasciato d’essere Dio, vuoi un altro avvocato appresso questo mediatore? ricorri a Maria, poich’ella intercederà per te appresso il Figlio, che certamente l’esaudirà, e ‘l Figlio intercederà appresso il Padre, che niente può negare a questo Figlio: “Sed forsitan et in ipso Maiestatem vereare divinam, quod licet factus sit homo, manserit tamen Deus. Advocatum habere vis apud ipsum? recurre ad Mariam. Exaudiet Fiiium Pater[7]. Indi conclude S. Bernardo: “Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae” (Cit. Serm. de aquaed.)[8]. Questa divina Madre, o miei figliuoli, è la scala de’ peccatori, per cui essi ascendono di nuovo all’altezza della divina grazia; questa è la massima mia confidenza: questa è tutta la ragione della mia speranza.

Ecco come lo Spirito Santo nei Sacri Cantici fa dire alla B. Vergine: “Ego murus, et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens” (Cant. VIII, 10)[9]. Io sono, dice Maria, la difesa di coloro che a me ricorrono, e la mia misericordia è a lor beneficio come una torre di rifugio; e perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mezzana [mediatrice, ndr] di pace tra i peccatori e Dio. Maria appunto, dice Ugone cardinale sul detto testo, è la gran paciera che ottiene da Dio e fa trovare la pace ai nemici, la salute ai perduti, il perdono ai peccatori, la misericordia ai disperati: “Ipsa reperit pacem inimicis, salutem perditis, indulgentiam reis, misericordiam desperatis[10]. E perciò fu ella chiamata dal suo divino Sposo bella come i padiglioni di Salomone: “Formosa … sicut pelles Salomonis” (Cant. I. 4). Nei padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma neo padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Facendoci con ciò intendere lo Spirito Santo che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro i peccatori, ma solo di pace e di perdono alle lor colpe.

Quindi fu Maria figurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall’arca portò nel suo rostro il ramo d’uliva, per segno della pace che Dio concedeva agli uomini. Onde le dice S. Bonaventura: “Tu enim es illa fidelissima columba Noë, quae inter Deum et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitisti[11]: Voi siete la fedelissima colomba che interponendovi con Dio avete ottenuto al mondo perduto la pace e la salute. Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo d’uliva, segno di misericordia, poiché ella ci diede Gesù Cristo, ch’è il fonte della misericordia; avendoci indi ottenuto per valor dei di lui meriti tutte le grazie che Dio ci dona: “Nam ipsa Christum nobis detulit fontem misericordiae” (P. Spinell.)[12]. E conforme per Maria fu donata al mondo la pace del cielo: Per te pax caelestis donata est,10 come dice S. Epifanio; così per mezzo di Maria seguitano a riconciliarsi i peccatori con Dio. Onde le fa dire il B. Alberto Magno: Io son quella colomba di Noè che apportò alla Chiesa la pace universale: “Ego sum columba Noë, Ecclesiae ramum olivae et pacis inferens universalis” (In Bibl. Mar., lib. Cant., n. 16)[13].

In oltre fu ancora espressa figura di Maria l’iride veduta da S. Giovanni, che circondava il trono di Dio: “Et iris erat in circuitu sedis” (Apoc. IV, 3). Spiega il cardinal Vitale (In Spec. S. Script.): “Iris in circuitu sedis est Maria, quae mitigat Dei iudicium et sententiam contra peccatores[14]: Maria è quella che assiste sempre al divin tribunale per mitigar le sentenze e i castighi dovuti a’ peccatori. E di quest’iride appunto dice S. Bernardino da Siena che parlasse il Signore, allorché disse a Noè di voler collocare fra le nubi l’arco di pace, acciocché in rimirarlo egli si ricordasse della pace perpetua che stabiliva cogli uomini: “Arcum … ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et terram … Videbo illum et recordabor foederis sempiterni” (Gen. IX, 13, 16)[15]. Maria appunto, dice S. Bernardino, è quest’arco di pace eterna: “Ipsa est arcus foederis sempiterni” (Serm. 1, de No. Mar., art. 1, c. 3). Poiché siccome Dio alla vista dell’arco si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette ai peccatori le offese fattegli e stringe con essi la pace: “Fructus iridis est recordatio divini foederis: sic per Virginem gloriasam offensa eis remittitur, foedus stringitur” (S. Bern. Sen., in Apoc. c. IV).

Perciò anche Maria è comparata alla luna: “Pulchra ut luna” (Cant. VI, 9). Poichè, dice S. Bonaventura, conforme la luna sta in mezzo al cielo ed alla terra, così ella si frappone continuamente tra Dio e i peccatori, affin di placare il Signore verso di loro e d’illuminare i peccatori a tornare a Dio: Sicut luna est media inter corpora caelestia et terrena, et quod ab illis accipit ad inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media et gratiam ipsa nobis refundit (Serm. 14, de Nat. Dom.).

E questo fu il principale officio che fu dato a Maria nell’esser posta sulla terra, di sollevare l’anime cadute dalla divina grazia, e riconciliarle con Dio. “Pasce haedos tuos” (Cant. I, 7)[16]. Così le disse il Signore nel crearla. Già si sa che i peccatori son figurati nei capretti, e che conforme gli eletti – figurati nelle pecorelle – nella valle del giudizio saran collocati alla destra, così questi saran posti alla sinistra. Or questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono a voi consegnati, o gran Madre, acciocché li convertiate in pecorelle, e quelli che per le loro colpe meritavano d’esser cacciati alla sinistra, per la vostra intercessione sian collocati alla destra: “Pasce haedos tuos quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a destri”. Ond’è che il Signore rivelò a S. Caterina da Siena (Ap. Blos., Mon. Spir.) di aver creata questa sua diletta Figlia come un’esca dolcissima per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e tirarli a Dio: “Haec est a me electa tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum peccatores”. Ma in ciò è da notarsi la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul detto passo della Cantica, il quale dice che Dio raccomanda a Maria i capretti suoi, “haedos tuos”; perché, soggiunge l’autore, non salva la Vergine tutti i peccatori, ma coloro solamente che la servono e l’onorano. Quegli all’incontro che vivono in peccato e non l’onorano con qualche ossequio speciale, né a lei si raccomandano affin di uscir dal peccato, essi non son capretti di Maria, ma nel giudizio miseramente saran posti alla sinistra co’ dannati: “Suos vocat, quia non omnes haedi vocantur Mariae, sed qui Mariam colunt ac venerantur, licet sceleribus contaminati. Qui vero peccatis irretiti sunt, nec B. Virginem speciali obsequio prosequuntur, nec preces fundunt in eius cultum ut aliquando resipiscant, haedi profecto sunt, non Mariae, sed ad sinistram iudicis sistendi”.

Un certo nobile, stando una volta per la carica de’ suoi peccati disperato della sua salute, fu animato da un religioso a ricorrere alla SS. Vergine, con andare a trovare una sua divota immagine, che stava in certa chiesa. Andò il cavaliere alla chiesa, e al vedere l’immagine di Maria, si sentì da lei come invitare a buttarsi a’ suoi piedi ed a confidare. Corre, si butta, va per baciarle i piedi, e Maria da quell’immagine – ch’era di coltura – stende la mano per darcela a baciare, e sopra la mano di Maria quegli vide scritto questo detto: “Ego eripiam te de affligentibus te”. Come detto gli avesse: Figlio, non disperare, ch’io ti libererò da’ tuoi peccati e da’ timori che ti opprimono. Narrasi poi che al leggere quel peccatore quelle dolci parole, ebbe tanto dolore de’ suoi peccati e concepì tanto amore a Dio e alla sua dolce Madre, che ivi stesso morì a’ piedi di Maria.

Oh quanti peccatori ostinati tira tutto giorno a Dio questa calamita de’ cuori, secondo ella stessa si chiamò, dicendo a S. Brigida (Lib. 3, Rev., c. 32): “Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda”: Siccome la calamita tira a sé il ferro, così io tiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio. E questo prodigio non rare volte, ma si sperimenta alla giornata. Io per me ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle sole nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro a tutte l’altre prediche, al sentir poi sol predicare la misericordia di Maria, si son compunti e son tornati a Dio. Narra S. Gregorio (Dial. lib. 3) che il lioncorno è una fiera così feroce che niun cacciatore può giungere a prenderla; solamente alla voce di una vergine che gridi, questa belva a lei si rende, si avvicina e senza resistenza si fa da colei legare. Oh quanti peccatori, più fieri delle stesse fiere, che fuggono da Dio, alla voce di questa gran verginella Maria accorrono, e da lei dolcemente si fan legare a Dio!

A tal fine ancora, dice S. Giovanni Crisostomo, la Vergine Maria è stata fatta Madre Dio, affinché quei miserabili che per la loro mala vita non potrebbero salvarsi secondo la divina giustizia, colla sua dolce misericordia e colla sua potente intercessione loro ottenesse la salute: “Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quos iustitia Filii salvare non potest, tu per tuam salvares pietatem” (Hom. de praer. B.V.)[17]. Sì, conferma S. Anselmo, perché Maria più per i peccatori che per i giusti è stata innalzata ad esser Madre d’un Dio; poiché si protestò Gesù Cristo ch’egli era venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori: “Scio illam magis propter peccatores quam propter iustos factam esse Dei Matrem; dicit enim eius bonus Filius se non venisse vocare iustos, sed peccatores[18]. E perciò canta la S. Chiesa:

Peccatores non abhorres,
sine quibus numquam fores
tanto digna Filio.[19]

Ond’è che Guglielmo Parisiense la conviene, dicendole: O Maria, voi siete obbligata ad aiutare i peccatori, mentreché tutto quello che voi avete di doni, di grazie e di grandezze – che tutte sono comprese nella dignità da voi ricevuta d’esser Madre di Dio – tutto, s’è lecito dirlo, lo dovete ai peccatori, poiché per lor cagione siete stata fatta degna d’aver un Dio per Figlio: “Totum quod habes, si fas est dicere, peccatoribus debes; omnia enim propter peccatores tibi collata sunt” (De Rhet. div., c. 18)[20]. Se dunque, conclude S. Anselmo, Maria per li peccatori è stata fatta Madre di Dio, com’io, per quanto siano grandi i peccati miei, posso diffidar del perdono? “Si ipsa propter peccatores facta est Dei Mater, quomodo immanitas peccatorum meorum cogere poterit desperare veniam?” (De Exc. V., c. 1)[21].

Ci fa sapere la S. Chiesa nell’orazione della Messa nella vigilia di Maria assunta, che la divina Madre è stata trasferita da questa terra, acciocché ella s’interponga per noi presso Dio con sicura confidenza d’essere esaudita. “Quam idcirco, dice la S. Chiesa, de hoc saeculo transtulisti, ut apud te pro peccatis nostris fiducialiter intercedat”. Quindi da S. Giustino è nominata Maria Sequestra: “Verbum usum est Virgine sequestra”. Sequester significa lo stesso che arbitro, a cui due parti che contendono rimettono tutte le lor ragioni. Sicché vuol dire il santo che come Gesù è il mediatore appresso l’Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice appresso Gesù, a cui il Figlio rimette tutte le sue ragioni ch’egli ha come giudice contro di noi.

Da S. Andrea Cretense Maria è poi chiamata fiducia, sicurezza delle nostre riconciliazioni con Dio: “Divinarum reconciliationum, quae pignore accepto fit, fideiussio” (Or. 2, de Ass.). E con ciò vuol significarci questo santo che Dio va cercando di riconciliarsi co’ peccatori con perdonarli; ed acciocché essi non diffidino del perdono, ce ne ha dato come per pegno Maria. Indi egli la saluta: “Salve, divina hominibus reconciliatio”: Dio ti salvi, o pace di Dio cogli uomini. Dal che ripiglia S. Bonaventura ed anima ogni peccatore con dirgli: “Si propter tuas nequitias Dominum videris indignatum, ad spem peccatorum confugias; sibi pro miseris satisfacere ex officio commissum est[22]: Se temi per le tue colpe che Dio sdegnato voglia contra di te vendicarsi, che hai da fare? va, ricorri alla speranza dei peccatori ch’è Maria; e se poi temi ch’ella ricusi di prender le tue parti, sappi ch’ella non può ricusar di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l’officio di soccorrere i miserabili.

E che forse, dice Adamo abate: “Timerene debet ut pereat, cui Maria se matrem exhibet et advocatam?[23] Deve temere di perdersi quel peccatore, al quale la stessa madre del giudice si offre per madre ed avvocata? E voi, soggiunge lo stesso, o Maria, che siete madre di misericordia, sdegnerete di pregare il vostro Figlio, ch’è il giudice, per un altro figlio, ch’è il peccatore? ricuserete forse a favor d’un’anima redenta d’interporvi col Redentore, che a tal fine è morto sulla croce per salvare i peccatori? “Tu misericordiae mater non rogabis pro filio Filium, pro redempto Redemptorem?” No, non lo ricuserete: ben voi con tutto l’affetto v’impiegherete a pregare per tutti coloro che a voi ricorrono, ben voi sapendo che quel Signore che ha costituito il vostro Figlio mediatore di pace tra Dio e l’uomo, ha fatto insieme voi mediatrice tra il giudice e il reo: “Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et hominem posuit mediatorem, te quoque inter reum et iudicem posuit mediatricem”. Dunque, ripiglia S. Bernardo e dice:“Age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit” (Serm. in Sign. magn.). Qualunque tu sia, o peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non sconfidare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per darti più animo e confidenza ti ha provveduto d’una tal mediatrice che ottiene quanto vuole colle sue preghiere. Va, ricorri a Maria, e sarai salvo.



[1] “Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se lo procurano si attirano l’amicizia di Dio”.
[2] “Voi siete miei amici”
[3] “Le vostre iniquità han messa divisione tra voi, e il vostro Dio”.
[4] “Dio odia egualmente l’empio e la sua empietà”.
[5] “Ti ha dato Gesù come Mediatore. Cosa non potrà ottenerci il Figlio presso il Padre?” S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.
[6] S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 38, n. 2. ML 183-975.
[7] S. BERNARDUS, Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.
[8] Ibidem.
[9] “Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace!”.
[10] HUGO DE S. CHARO, primus Cardinalis O. P., In librum Canticorum, cap. VIII, 10. Opera, Venetiis, 1703, III, fol. 137, col. 4.
[11] «Tu es enim illa fidelissima columba Noë, quae inter summum Deum, et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitit … Dominus ergo tecum, o Maria fidelissima» [Tu sei quella fedelissima colomba di Noè, che è mediatrice fra il sommo Dio ed il mondo sommerso dallo spirituale diluvio … Il Signore pertanto è con te, o fedelissima Maria] CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonav., edit. Rom., Mogunt., Lugdun., VI, 443, col. 2.
[12] Petr. Ant. SPINELLI, S. I., Maria Deipara, thronus Dei, cap. 16. Neapoli, 1613, pag. 195; Coloniae Agrippinae, 1694, p. 188, col. 2.
[13]  Biblia Mariana, Cantica Canticorum, n. 16. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 18 (opusculi in fine voluminis), col. 2; Paris., XXXVII, 402, col. 2. Che questo opuscolo sia del santo Dottore, è cosa molto dubbia.
[14] Ioannes VITALIS, Ord. Min., Cardinalis (a Clemente V creatus), Speculum morale totius S. Scripturae: de B. V. Maria (fol. 13-20), Venetiis, 1594 (l’opera fu scritta nel 1305), fol. 17, col. 3, G.
[15] “Porrò il mio arcobaleno nelle nuvole, e sarà il segno del patto tra me, e la terra … E l’arcobaleno sarà nelle nuvole, e io nel vederlo mi ricorderò del patto sempiterno”.
[16] “Pasci i tuoi capretti”.
[17] «Audi divum Chrysostomum (Serm. De laudibus Virg.): «Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quem Deus non potest salvare per suam merissimam iustitiam, tu per tuam salvares pietatem ac misericordiam» [Ascolta il divo Crisostomo (Serm. De laudibus Virg.): Sei stata eletta da tutta l’etrnità, o Madre di Dio, perché colui che Dio non può salvare per mera giustizia, tu lo salvassi per la tua pietà e misericordia] Io. Paul. BERLENDUS, O. S. Aug., Elogia Virginis Deiparae Mariae ad eiusdem Litanias Lauretanas, Auxilium Christianorum. Migne-Bourassé, Summa aurea, XIII, col. 472. Di chi sia questa Oratio de laudibus Virginis, non sappiamo; ma non è di S. Gio. Grisostomo.
[18] EADMERUS, monachus Cantuariensis, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 1. Inter Opera S. Anselmi, ML 159-557, 558.
[19] «Nec abhorres peccatores – Sine quibus numquam fores – Tanto digna Filio. – Si non essent redimendi – Nulla tibi pariendi – Redemptorem ratio»  Inno o Sequenza «Tibi cordis in altari», del secolo 14°. RAGEY, Hymnarium quotidianum B. V., Paris, 1892, 9 aug., p. 276. – MONE, Lateinische Hymnen des Mittelalters, II, p. 316.
[20] GUILIELMUS Alvernus seu Parisiensis, De Rhetorica divina (de arte orandi), cap. 18. Opera, Aureliae et Parisiis, 1674, I, pag. 357, col. 2.
[21] EADMERUS, op. cit., l. c., col. 558: vedi sopra, nota 23.
[22]  Stimulus amoris, pars 3, cap. 12. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt. et Lugd., VII, 225, col. 2. – Vedi Appendice, 2.
[23] ADAM, Abbas Perseniae (1190, + post annum 1200), Mariale, sermo 1, In Annuntiatione B. V. ML 211-703. Migne-Bourassé, Summa aurea, VI, 1323.