Usuale chiacchierata col Guelfo Rosa:

RS: Quindi? Visto che han scritto? Una denuncia, firmata Burke e Schneider, di sei errori ed eresie relative all’Instrumentum Laboris in vista del Sinodo?

GR: A posto stiamo. Ho letto che propongono digiuno e preghiera: benissmo, fanno sempre bene. Ma hanno sbagliato mossa, ancora una volta.

RS: Ovvero? Il solito problema del Concilio? O c’è altro?

GR: La mossa è sbagliata perché è caratterizzata da diversi problemi.

RS: Parliamone.

GR: Beh, il primo è il solito, trito e ritrito. Ovvero l’ostinarsi a non capire che il problema non è il frutto Francesco ma l’albero Concilio. Gli errori dell’Instrumentum Laboris, di cui tanto si parla e si parlerà, sono già tutti in nuce visibili in Unitatis Redintegratio, Nostra Aetate e altri documenti del secolo scorso. Ma c’è di più: ho letto il documento di Burke e Schneider e devo dire che nella parte di mera denuncia è un’analisi approfondita e ben leggibile, il dramma è nel Magistero che si invoca, che al fondo può dire pure cose giuste ma è sostanzialmente tutto o quasi tutto conciliare o post-conciliare. Attenzione: non “anche” (che già sarebbe un problema) ma “tutto o quasi tutto”. Se questi sono i difensori della Tradizione, dobbiamo supporre che la Tradizione abbia il suo fulcro negli ultimi 60 anni.

Per carità: capisco il principio di prossimità per cui si cita il vicino più del lontano, ma così è troppo. Poi l’ho già detto: il Magistero post-conciliare è viziato in radice, si fonda su errori teologici e filosofici evidenti. Anche quando dice cose giuste, tende a dirle accidentalmente. Come – metafora che abbiamo usato mille volte – l’orologio rotto che due volte al giorno segna l’ora esatta. Può capitare che dica cose giuste ma non lo userei come strumento infallibile. Anche perché da Dignitatis Humanae in poi si postula la libertà religiosa che ben si sposa con l’opinabilità (“ogni opinione è legittima”) e mal si concilia con l’infallibilità. Scegliere una maggioranza schiacciane di testi conciliari o post-conciliari è già un cattivo segnale.

RS: Altri problemi?

GR: Un altro problema, non da poco, è capire la strategia. Il documento dice di invitare alla preghiera perché

in particolare Papa Francesco, nell’esercizio del ministero petrino, possa confermare i suoi fratelli nella fede.

e per

ottenere che i membri della prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica e il Santo Padre siano protetti dal pericolo di approvare errori dottrinali ed ambiguità

Qui bisogna capirsi: dopo i dubia ci si aspettava una correzione formale da parte dei cardinali. Dove sta? Sono passati anni.

Ancora: i due prelati, e altri che di tanto in tanto intervengono parlando di eresie e apostasie, hanno un progetto d’azione comune? Una causa finale che li unisca? Se sì, quale? Far pregare e digiunare i fedeli mentre non c’è stato ancora un singolo cardinale che abbia avuto il coraggio di dire che Giovanni Paolo II fece uno scempio ad Assisi e Ratzinger decise di ripetere lo scempio qualche decennio dopo?

Questo caos teorico (sulla dottrina) e pratico (sulla strategia) manda in confusione i fedeli. Parlate chiaro! Qui si va alla spicciolata: un giorno uno accusa il tale, un altro giorno il talaltro invoca digiuno contro le eresie, poi ecco un altro che propone una correzione e via con un’ulteriore esponente che la fa a modo suo.

Se c’è un progetto di questi prelati, dopo 6 anni di regno di Francesco (e quasi 60 di Concilio), forse è il caso di presentarlo. E in maniera pubblica, chiara, inequivocabile. Per citare il malsano Popper, potremmo dire: in maniera “falsificabile”.

RS: Pure Popper, altro che Concilio.

GR: Certo, “falsificabile” nel senso che ci sia qualcosa di organico su cui ragionare: se è buono aderire, se non è buono rifiutarsi, ma continuare così in maniera frammentaria, sporadica e un po’ caotica, no. Ora basta, davvero.

Ah, a parte il fatto – perdonate la battuta – che dovendo applicare veramente il digiuno a quanto succede nella Chiesa, se per il Sinodo amazzonico si propone questo, per gli abominii conciliari dovremmo stare a pane e acqua da decenni. Anche questo è problema: lasciare intendere, sicuramente in buona fede, che l’urgenza sia ora, o solo ora.

RS: Del resto, siamo in un regime di anomia sostanziale. Questa attenuante va riconosciuta.

GR: Non c’è dubbio! Non giudico in foro interno ma gli atti sono lì da vedere. Scusate, giusto per non essere sterilmente polemici, avete visto quello che ha detto l’arcivescovo Viganò?

RS: Sì, certo.

GR: Ci sono ancora parecchi problemi ma almeno si inizia a dire che c’è un piano per cambiare la Chiesa e che questo piano non è nato ieri, ma da secoli, e che al Concilio qualcosa è successo.

RS: Controproposte alla mossa dei prelati?

GR: La verità cattolica. Ecco la controproposta. Oggi molti cercano l’autorevolezza ma c’è bisogno di verità. Col rispetto dovuto, ciascuno col suo ruolo, ma la verità. Autorevolezza dovuta a una cattedra universitaria, autorevolezza dovuta a un titolo o ad altro. Tutto bello, tutto simpatico ma ricordo che Nestorio, il grande Patriarca (eretico), fu ammonito da un laico, Eusebio.

Aveva ragione il laico.