di Giulia Bianco
Margherita Occhiena, o semplicemente mamma Margherita, è la madre di Don Bosco; il fulgore di questo Santo di certo non splenderebbe di tanta santità se non fosse stato nutrito dalla luce materna di questa donna piemontese.
Le storie della buonanotte per bambine reazionarie, ripartono con la storia di questa donna, lavoratrice e madre, colonna dell’immenso lavoro del figlio, Giovanni Bosco.
Mamma Margherita è l’esempio più efficace di maternità allargata, di soddisfazione amorosa e di puro lavoro; nella sua vita di intensa preghiera e silenziosa fatica quotidiana, mostra quanto il dono totale di sé sia la gioia più travolgente.
Già da ragazzina, nasce nel 1788 a Capriglio (Asti), cammina senza cedimenti di fede, incontro ad un destino di fatica e abnegazione.Sposa di un giovane vedovo, diventa madre di due ragazzi, Giuseppe e Giovanni.
Rimasta vedova a soli 29, perdendo quel compagno di vita perde anche il solo sostentamento per la famiglia, ma Margherita è una donna completamente affidata alla Provvidenza divina e decide di affrontare da sola questo momento; semina e ara i campi al mattino e alla sera, rosario alla mano, semina nel cuore dei suoi due figli, parole buone, catechismo, esempi di sacrificio.
Mamma Margherita è illetterata, ma sa bene che i suoi due figli hanno bisogno che sia loro indicata la Via, che sia spiegata loro la Ragione di tutto e non le scienze.
Margherita è una donna forte, ma sparisce sempre nella volontà di Colui che l’ha creata, lavora e prega, bada ai ragazzi, li conduce per la vita con il nascondimento attivo a cui la vera tradizione cattolica chiama le donne.
Una donna praticamente virile che però con delicatezza estrema coglie segni e legge nei cuori, è la prima infatti a scoprire nel figlio Giovanni, la chiamata irrinunciabile di Dio.
E’ don Bosco, a chiederle di venire anche lei all’oratorio a “fare da mamma ai miei poveri ragazzi che mi vogliono così bene”, e mamma Margherita accetta questa volontà del figlio che è soprattutto la volontà di Dio, e va ad abbracciare quei fanciulli tanto miseri.
Margherita, dopo la sua vita di lavoro e di rinunce, prende di nuovo in mano la gestione di una casa, ma non è più il piccolo nido familiare di quando era ragazza con due figli, è un grande oratorio pieno di tanti ragazzi a cui manca tanto.
Margherita non sembra mai affaticata, prepara pasti, assiste i poveri, scruta con cuore di madre i cuori dei bambini che don Bosco ha sempre intorno, lei si accorge del piccolo santo Domenico Savio, lo vede interrompere i giochi per correre al tabernacolo davanti a Gesù e spesso, si inginocchia con lui.
Ma Margherita è ancora e soprattutto una donna pratica che vive immersa nel giusto realismo spirituale, è grata a Dio e alla sua Provvidenza, ed è proprio la Provvidenza con cui si interfaccia più spesso, chiede incessantemente per i suoi figli, chiede e ottiene, prega di nuovo, tutto nel ritiro e nel nascondimento, possiamo paragonarla al lievito che fa crescere il pane ma che sparisce dentro la profumata massa.
L’ importanza che questa donna ha avuto nell’opera di don Bosco è stata vitale, in primis ha forgiato il cuore del figlio con bontà e amorevolezza, poi grazie al suo ruolo educativo forte ha saputo salvaguardare i ragazzi.
Tenera ma ferma, comprensiva ma irremovibile, è la mamma di tutti, e San Giovanni Bosco trasforma questa indole di mamma Margherita nel modello per il suo Sistema Preventivo basato su ragione, religione ed amorevolezza.
Margherita ordina motivando con ragione, è sempre pronta all’ascolto, mette in tutto ciò che fa Cristo al centro, facendolo percepire anche nella più piccola attività quotidiana, amore e premura, attenzione e dedizione per far sentire amati questi ragazzi a cui non era legata da legami di sangue, ma a cui era legata dal legame più grande del Cielo.Vive e fa vivere alla costante presenza di Dio e sempre afferma decisa – Dio ci vede! -.
Ama e coltiva le Verità della fede, cuce e cucina, sgrana il rosario e parla con amore del senso del dovere e del valore della sofferenza.Esempio di Vangelo vissuto nel quotidiano, mai si risparmia per i ragazzi e per quel figlio a cui ha insegnato a consacrarsi alla povertà.Arrivata al Valdocco, trova la sua piena realizzazione nella “seconda” vocazione di madre di tutti; da sposa a mamma fino quindi a madre dei piccoli e dei poveri che sono il suo tutto nell’esempio del Tutto per eccellenza.
Prega con una mano e con l’altra libera dalla corona del rosario, gira la minestra, accarezza, ammonisce con gentilezza.
I ragazzi sono ormai più di cinquecento tra interni all’oratorio ed esterni del quartiere e poi di tutta Torino, è il 1856 e ormai Margherita sente peggiorare la sua salute indubbiamente minata dal lavoro duro quotidiano e dal non risparmiarsi mai.
Arriva la polmonite e lei stessa manda a chiamare il confessore del suo paese, don Borel che prontamente le porta il santo Viatico; raccomandandosi al figlio, ricorda con amore di madre ogni suo caro figliuolo e ricorda al sacerdote che la vita terrena è solo un breve patire.
Circondata dall’amore dei figli del Valdocco, Margherita Occhiena rende l’anima a Dio il 25 novembre del 1856.
Apparirà al figlio qualche anno dopo, circondata da un coro di angeli mentre questi torna verso l’oratorio che assieme avevano portato avanti – Ti aspetto perché noi due dobbiamo star sempre insieme -.
Che bello leggere, ogni tanto, storie belle come questa, in un oceano di storie orribili raccontate dall’orribile mondo modernista…
Una storia, per di più, rivelata in maniera magistrale.
Perfino mamma Margherita, prima di andare in Paradiso, passò qualche ora in Purgatorio (lo seppe Don Bosco). Se lei così bell’esempio di vita santa, immaginiamoci noi, spesso esemplari al contrario.