di Giuliano Zoroddu

Giovanni Paolo II e Bergoglio

I critici dell’attuale pontificato accusano Bergoglio di riempire il Collegio Cardinalizio, la Curia e le Sedi vescovili di persone ambigue, eretiche, et similia. La nomina di Zuppi a Cardinale, fra gli applausi della sinistra e del mondo LGBT, conferma l’andazzo.
Invero però le mele marce non sono mai mancate in seno alla Santa Chiesa, i cui membri sono pur sempre peccatori, e varie volte nel corso dei secoli si son visti Vescovi e Cardinali traditori.
Si pensi ai Cardinali scismatici del tempo di Santa Caterina; ai prelati apostati del XVI secolo: un Cardinale francese, Odet de Coligny, passato alla religione ugonotta, arrivò a sposarsi con indosso la porpora; più vicino a noi, ai Cardinali e Vescovi creati ed eletti da Pio XI e Pio XII – Lienart, Frings, Tisserant, Leger – che hanno presieduto alla rivoluzione conciliare.

Tuttavia dal post-Concilio in poi sembra che si vogliano premiare persone che in altri tempi sarebbero state giustamente emarginate per le loro posizioni.

Pensiamo ai rappresentati della Nouvelle Theologie condannati da Pio XII come neomodernisti, e pertanto allontanati ed emarginati, che già riabilitati da Giovanni XXIII e Paolo VI, ricevettero la berretta cardinalizia.
Yves Marie Congar, il domenicano che aborriva il culto mariano – “i mariolatri sono da un lato e i cristiani dall’altro” – e berciava senza vergogna alcuna contro la gerarchia del suo Ordine e della stessa Chiesa – “Pizzardo [Cardinale Segretario del Sant’Offizio, ndr] … è un imbecille”; “padre Browne [Maestro del Sacro Palazzo poi Generale dei Domenicani, ndr] è un rimbambito” – , censurato pesantemente fra il 1954 e il 1956, fu nominato perito in Concilio per tutta la sua durata e decorato con la berretta da Giovanni Paolo II nel 1994, forse per i suoi meriti ecumenici.
Sempre Giovanni Paolo II, nel 1991, nominò Cardinale quel de Lubac sj che invece, a suo tempo, era il principale destinatario della enciclica Humani Generis di Pio XII contro il neomodernismo.
Del quasi Cardinale Hans Urs von Balthasar abbiamo già parlato qui e qui.

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Ratzinger e Congar

E che dire della nomina cardinalizia del tristemente e ancora esizialmente operante Kasper (2001) su cui non crediamo di doverci soffermare; di un Silvestrini (1988) ligio silenziatore della Chiesa del Silenzio; di un Lehmann (2001), noto per l’amicizia con i loschi Rhaner e Kung e per la sua opera in favore della comunione ai pubblici concubini?
E come non pensare alla creatura forse più famosa (nel male) del papa polacco, Carlo Maria Martini. Il gesuita, biblista dall’esegesi razionalista e modernista, fu convintissimo fautore di una Chiesa ammodernata, aperta all’ascolto e all’accoglienza sui temi come i matrimoni gay, il profilattico, l’aborto, l’eutanasia; tanto da esser considerato una sorta di antipapa rispetto a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI.

Benedetto XVI. Fra le creazioni del papa tedesco ricordiamo solo Ravasi, noto ab illo tempore per l’esegesi eterodossa (dalla negazione della reale resurrezione di Lazzaro alla negazione della resurrezione di Gesù Cristo nella sua vera carne), per gli ammiccamenti verso i “fratelli massoni”, per aver recentemente partecipato attivamente a culti pagani in America Latina.
En passant ci duole ricordare che lo stesso Mons. Paglia è una creazione di Ratzinger: fu lui ad eleggerlo Arcivescovo e a nominarlo Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia.

Insomma se Bergoglio ha le sue responsabilità, le hanno (talvolta anche maggiori!) anche i suoi predecessori. Del resto egli stesso ha ricevuto la mitria come la berretta da Giovanni Paolo II.