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Chiacchierata col Guelfo Rosa:

GR: Era ora!

RS: Che?

GR: Era ora che finisse questa farsa del Sinodo. E, come previsto è andata come doveva andare: una catastrofe. Ma è una buona notizia.

RS: Non la seguo.

GR: Dico: è stato un disastro ed è un’ottima notizia. Oportet ut scandala eveniant: ipotesi di preti sposati, proposte del donne diacono, rito amazzonico, turbo-ecumenismo e tutto il resto [Ministeri femminili, preti sposati e rito amazzonico. Le richieste del Sinodo Amazzonico]

La riga è stata tirata e i dubbi, se mai ce ne sono stati, sono svaniti. Ottimo, no?

RS: Questo sì.

GR: Le linee di demarcazione chiare fanno sempre bene. Ad esempio sul sito di Marco Tosatti, pur non condividendo diverse cose, ho letto un articolo sugli errori di Giovanni Paolo II. Chi è onesto intellettualmente non può non iniziare ad aprire gli occhi e notare la filiera vaticansecondista da cui esce l’abominio amazzonico. Il segnale di Tosatti è forte, poi certo: la vediamo in maniera non identica ma il passo c’è stato tutto. Fino a qualche anno fa certe critiche in Italia erano riservate a una nicchia.

RS: Che succede adesso?

GR: Due cose: i fedeli si sveglieranno sempre di più e la pressione relativa al “che fare?” sarà sempre più forte su vescovi e cardinali.

RS: Parliamone un attimo.

GR: Lasciatemi prima dire che c’è un rischio. Ve lo dico in breve: la gente ha capito che abbiamo un problema, e grosso, ma non ha la formazione per affrontarlo. Non siamo negli anni ’50: pochi conoscono il catechismo, pochissimi il senso della Liturgia, molti pensano che esistano ecumenismi buoni “alla Giovanni Paolo”, insomma: poche idee e ben confuse. Ma è normale e comprensibile: il Vaticano II ha fatto strage di cuori e di menti.

Il popolo è arrabbiato ma non ha più gli strumenti. Fiuta il problema ma non lo individua pienamente. E questo è un rischio perché “volontà senza intelletto” è un vecchio guaio. Alla prima pennellata di (pseudo)tradizione, ce li ritroviamo in parrocchia con l’alleluja delle lampadine.

Questa pressione, disordinata ma forte, sarà sempre più vasta e profonda anche rispetto a cardinali e vescovi. Le operazioni fatte fin qui – petizioni, letterine, appelli anonimi, interventi in incognito – ormai hanno perso ogni peso, anche mediatico.

L’ultima è di Schneider, di qualche giorno fa: condanna per l’ennesima volta l’abominio amazzonico ma con le solite amnesie selettive su ciò che è successo fino a ieri (che è la causa dei fatti di oggi).

Il dato è tratto, ancora una volta. Pare di piana evidenza che non possano continuare sulla via tortuosa e senza sbocco dei dubia e dei richiami.

Vedete: Mons. Lefebvre non stette tanto a chiacchierare. Secondo lui c’era da salvare la Fede: fondò un seminario, avviò un apostolato, stabilì dei priorati e gestì tutto a mani libere senza aver più alcun incarico che lo vincolasse a impastoiarsi con i modernisti. Arrivarono le “condanne” e se le prese, tirando dritto. Oggi in molti riconoscono quanto quelle condanne fossero ridicole e quanto lui fosse nel giusto. Una gerarchia che non voleva più insegnare, non poteva certo condannare.

RS: Schneider sostanzialmente ha già detto che bisognerà aspettare tempi migliori e nel frattempo difendere la Fede.

GR: Sì, ma come? Gente, parliamoci chiaro. La fiducia nella Provvidenza non esclude la previdenza. Anzi: la premette. Se ho la febbre a 40° devo chiamare il medico e subito.

RS: Non c’è dubbio.

GR: Detto in parole povere: «Bene, il Sinodo è finito ed è stato catastrofico. Adesso, cari Burke, Müller, Brandmüller, Sarah, Schneider, ecc… che fate? A parte le letterine e le interviste, si intende…».

Si attende riposta veloce, chiara e completa. Il tempo delle parole, se mai è esistito, è finito da un pezzo. Per essere precisi è finito dai tempi di Paolo VI, in cui, cari vescovi e cardinali contemporanei, mentre voi ancora aspettavate Godot, un vescovo francese aveva già capito molto, se non tutto.

Driiin, driiin, driiin. La sveglia suona.

E suona forte.