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Chiacchierata col Guelfo Rosa:

RS: Arriva Halloween!

GR: Era ora, almeno si cambia un po’.

RS: Si riferisce al Sinodo?

GR: Sì ragazzi, il primo parrochiale che sento sussurrare qualcosa su Halloween lo raddrizzo, eh.

RS: Calma…

GR: Ma vi rendete conto? Qui ci sono in giro preti che non sanno a momenti come si fa il segno della croce che indicono crociate contro Allouin perché è “uno spiritismo mascherato” e nel frattemo in Vaticano viaggiano idoli, fumi, statuette, frati che si prostrano.

RS: Dura da un po’ la storia.

GR: Già ad Assisi ’86 ogni genere di demone ridacchiava nell’aria. Ma all’epoca almeno non avevamo i moralisti anti-zucche che sdottoreggiavano. Oggi siamo al paradosso: abbiamo i parrocchiani che bandiscono guerre per salvare i bambini dalla temibile frase Trick or Treat, poi c’è Pachamama che spadroneggia nelle chiese romane.

RS: C’è chi accusa Halloween di essere un sintomo della colonizzazione culturale americana.

GR: Può essere, ma se la mettiamo su questo piano dobbiamo ammettere che anche la reazione ad Halloween è frutto di una colonizzazione culturale, tipicamente fobico-protestante. Perché le pseudocrociate contro questa giornata vengono da lì. Halloween (senza il contorno demenziale aggiunto in seguito) fino al 1955 era inserita nella Liturgia Cattolica, come Vigilia: “Halloween” nei libri liturgici tradizionali pre-1955

C’è poi un altro aspetto. Ammettiamo pure che l’attuale Halloween sia frutto della colonizzazione (nord)americana. E il Vaticano trasformato in un villaggio della periferia amazzonica, che è? Non è colonizzazione culturale (sud)americana? Quella va bene?

RS: L’anno scorso su queste pagina non è mancato chi ha definito la foga contro Halloween come un’arma di distrazione di massa.

GR: Non so se cosciente, ma senza dubbio lo è. Ci si fissa sulla pagliuzza mentre la trave resta al suo posto.