di Piergiorgio Seveso

Il 28 settembre 2019, nel tepore tardo estivo di un bel sabato di sole, si è svolto il convegno radiospadista (da noi ribattezzato l’Antisinodo) di Verona dedicato al futuro e prossimo sinodo amazzonico, forgiato nell’inesauste officine del bergoglismo demolitore.

Era per noi la prima volta da quasi solisti nelle terre euganee e scaligere e tutto per noi aveva il sapore di un’avventurosa sortita. Abbiamo invece trovato un clima amabile ed accogliente, incrociato gli sguardi di volti noti e meno noti, ritrovato quello spirito (pur nelle tragiche angustie dell’oggi) dell’intransigenza e dell’integrismo veneto che avevamo spesso frequentato nelle nostre letture ma assai meno “dal vivo”.

In una sala riccamente addobbata con bandiere pontificie, aquile bicipiti, effigi di San Michele Arcangelo e dei condottieri cattolici di ogni tempo e abbellita dai prodotti muliebri di Monica Gibertoni, i nostri relatori si sono alternati al microfono, spesso interagendo con gustosi scambi di battute con un pubblico attento.

Domenico Savino, assistito da Luca Fumagalli, con grande pathos ed irruenza espositiva, non priva però di una soda preparazione pregressa, ha preso in analisi l’Instrumentum laboris del sinodo, disvelando al pubblico le insospettabili nozze mistiche tra modernismo e neopaganesimo tribale.

Abbondio Dal Bon, introdotto dal carissimo Nicolò Volpe, ha preso in considerazione i percorsi genetici e la portata socialmente devastante delle leggi anti-omofobiche e la progressiva liquefazione giuridica del concetto di famiglia.

Da ultimo Martino Mora ha portato a termine una briosa analisi, tra filosofia, sociologia dei costumi e teologia, delle regressioni antropologiche che il concilio vaticano secondo (di cui il sinodo amazzonico è frutto maturo) ha prodotto e implementato nella nostra società.

Da presidente di Radio Spada e del convegno, credo di poter dire che abbiamo portato un contributo dirimente e senza infingimenti all’attuale dibattito pre-sinodo all’interno del mondo tradizionalista di lingua italiana, lo abbiamo fatto da corsari e pirati quali siamo, scompaginando le carte, infrangendo schemi e schieramenti, facendo trillare una sveglia tale da far sobbalzare i gufi della foresta (persino quelli impagliati).

Non è certo nostro lo stile di convegni paludati e ingiacchettati, bofonchianti e benpensanti: non ci fermiamo mai alla ruvida superficie dell’oggi ma risaliamo sempre e senza traccheggiamenti neoconservatori all’origine del male e dell’apostasia contemporanea: le tante uova di drago di cui il modernismo ha disseminato il campo di Dio e che progressivamente nell’arco di decenni si stanno dischiudendo, portando alla luce del Sole sempre nuovi mostri.

Come dicevo nella mia modestissima conclusione, come fedeli “camerieri della Verità”, le battaglie contro il neomodernismo trionfante che ci aspettano hanno tutte le stesse caratteristiche: sono asimmetriche, irregolari e senza quartiere, spesso anche di controguerriglia contro vicini e lontani. Accanto all’amatissima banciera gialla e bianca con Tiara e Chiavi, issiamo una bandiera nera col teschio.

Estote parati! Viva Radio Spada!