a cura di Giuliano Zoroddu

Dalla monumentale opera agiografica Flos Sanctorum (1599) di Pedro de Ribadeneyra, versatissimo ed utilissimo predicatore e storico gesuita (scrisse anche la Vita di Sant’Ignazio) traiamo ed offriamo al lettore con un linguaggio più attuale la Vita dei Santi Simone e Giuda che, benché Apostoli scelti personalmente da Nostro Signore Gesù Cristo, oggigiorno sarebbe tacciati d’essere integralisti, fanatici, iconoclasti.

I Santi Apostoli Simone e Giuda furon figliuoli di Maria di Cleofa, sorella o cugina della Madre di Dio, e fratelli di San Giacomo il Minore. Simone fu chiamato Cananeo, per la qual cagione San Luca lo chiamò in lingua greca Zelote; perché Cana in ebraico, è lo stesso che zelo in Greco*; ed ebbe questo sopranome perché nacque in Cana di Galilea; e per distinguerlo da San Pietro, che si chiamava parimenti Simone. Ebbe allo stesso modo Giuda il sopranome di Taddeo o Lebbeo per differenziarlo da Giuda Iscariote.
Non troviamo quando e come siano stati queſti Santi chiamati all’Apostolato. Si fa solamente menzione di loro, quando nel sacro Vangelo si elencano i dodici Apostoli coi propri nomi, dove si dice, che il Signore li elesse e li chiamò Apostoli. Nel sermone ancora della Cena, dicendo Cristo Nostro Signore: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”, lo interrogò Giuda: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”.
Non si ha nel Vangelo altra particolar menzione né di Giuda né di Simone, ed è pochissimo quello che sappiamo di questi Santi Apostoli che sia certo, e sicuro, essendo però cosa certissima, che nella predicazione e propagazione del Vangelo patirono molto e fecero molti miracoli e convertirono innumerabil gente alla Fede: come valorosi capitani di Cristo e conquistatori del Mondo, fecero con la vita e dottrina loro guerra a Satana, scacciandolo del trono, che tirannicamente aveva usurpato, e atterrando gl’Idoli, e illuminando e disingannando quelli che con la vana adorazione dei falsi dei se n’andavano ciechi, avviluppati in errori.
Si dice solamente, che San Simone predicò nell’Egitto, e San Giuda Taddeo nella Mesopotamia, e che dopo passarono insieme ambedue nella Persia, e che avendo portato alla conoscenza del Signore molti popoli furono martirizati. Questo è quanto dicono i Martirologii Romano, di Beda, di Usuardo, di Adone; e si ricava da San Girolamo, da Sant’Isidoro e da altri Autori antichi; e fra i moderni, dal Cardinal Baronio.
In una vita, che, sotto il nome di Abdia Babilonico, tratta di questi Santi Apostoli – che è quella che seguono S. Antonino Arcivescovo di Firenze, e il vescovo Equilino, e Gioachino Petronio Monaco di San Benedetto e altri autori – si raccontano alcune cose, le quali, ancorché quel libro sia apocrifo, possono però esser vere. Perché il dire, che un libro sia apocrifo (come è questo) è dire che non ha autorità, né certezza di verità, ma non ne segue perciò, che tutte le cose contenute in quel libro, siano false: poiché in qualsivoglia libro, per apocrifo che sia, si possono trovare alcune cose vere. E sono tali quelle che si contengono nella vita di questi Santi, che come ho detto, fu scritta da Abdia, le quali mi piace raccontar qui, per esser quelle, che di essi comunemente si scrivono.
Giunti, che furono i Santi Apostoli in Persia,i Demoni, che fino a quel tempo avevano dato responsi, divennero muti. Avvenne che un Capitano del Re di Babilonia, chiamato Baradach, dovesse andare in guerra contro gli Indiani e volesse sapere dai suoi dei l’esito che doveva avere quella guerra. Andò da un dio all’altro e da nessuno gli fu mai data risposta. Stupito di ciò, volendo saperne la causa, gli risposero finalmente di non poter dar responsi nel mentre che Simone e Giuda Apostoli di Gesù Cristo dimorassero in quella Provincia. Furono per ordine di Baradach cercati i Santi Apoſtoli e fatti alcuni ragionamenti fra essi, gli Apostoli diedero licenza ai Demonii di rispondere, acciocché dalla loro risposta meglio si conoscesse quanto fossero falsi e bugiardi. Risposero per mezzo dei loro ministri i Demonii che la guerra sarebbe lunga e sanguinolenta, e che dall’una parte e dall’altra sarebbe morto gran numero di persone. Udito questo gli Apostoli sorrisero e, dicendo loro Baradach: “Io ho molta paura e voi vi ridete?”, risposero i Santi: “Non hai alcuna cagione di temere, perché stamane all’ora terza verranno Ambasciatori degli Indiani a chiederti la pace e a rimettersi nelle tue mani, e faranno quanto tu loro comanderai. Si burlarono i Sacerdoti degl’Idoli di quello che dicevano i Santi Apostoli e procurarono di renderli sospetti, come uomini, che avessero segreta pratica con i loro nemici. Ma il Capitano acquietò, perché il tempo, che gli domandavano per chiarirsi del vero sarebbe stato breve e di poche ore: fece pigliare gli Apostoli e i ministri de suoi dei, per castigare poi quelli che avessero mentito. Comparvero la mattina verso l’ora terza gli Ambasciatori: onde uscì Baradach dal dubbio, e voleva uccidere i Sacerdoti; ma gli Apostoli glielo vietarono, dicendo di non essere venuti in quel Regno per togliere la vita ad alcuno, ma per darla a molti. Offrì loro molti doni e preziosi gioielli, ma essi cosa alcuna vollero ricevere. Li menò seco al Re di Babilonia; gli narrò quanto con essi gli era avvenuto e li esaltò molto, perché in possesso di spirito profetico, conoscessero il futuro, fossero persone umili, virtuose, pacifiche e disinteressante.
C’erano col Re due Maghi ed incantatori, chiamati l’uno Zaroe ed Arfazad l’altro, che se ne erano fuggiti dell’India, dove San Matteo predicava, ed aveva scoperto gli inganni e le malvagità loro. Questi, vedendo gli Apostoli, cominciarono a perseguitarli: per spaventare i Gentili e far danno a i Santi, per arte d’incanto fecero venire una gran quantità di serpenti. Ma i Santi comandarono alle medesime serpi che, senza ucciderli, mordessero e ferissero i Maghi. Ubbidiron le serpi ai servi di Dio, ed i Maghi restarono grandemente afflitti e screditati, e, confusi, partirono di Babilonia e andarono in altre parti, dicendo dappertutto che gli Apostoli erano nemici degli Dei e toglievano loro l’adorazione.
Restarono gli Apostoli liberi e senza impedimento, onde con la predicazione e coi miracoli che facevano, convertirono molti, e lo stesso Ree la sua famiglia si battezzò, et si piantò la Fede di Cristo in quel Regno, con gran gloria del Signore, ed universal beneficio di tutti quelli, che la ricevettero.
Successe in quel tempo una cosa che fece i Santi Apoſtoli più gloriosi e più ammirabili. Una figliuola di un notabile, concepì in Babilonia, senza che si sapesse chi fosse l’autore del misfatto. La costrinsero i genitori, ormai giunto il tempo del parto, a dire chi li avesse disonorati per castigarlo e, per liberarsi dal pericolo o per nascondere l’autore del misfatto che era di bassa e vile condizione, o perché Dio lo permise per manifestar maggiormente la gloria sua diede la colpa di questo fallo a un Diacono degli Apostoli, chiamato Eufrosino. Fu preso, e condotto dal Re. Intesosi ciò dagli Apoſtoli e sapendo essi che egli era e innocente, pregarono che fosse portato il bambino che era da poco nato. Fatto questo, comandarono in nome di Gesù Cristo al bambino che dicesse se quel Diacono avesse commesso il peccato che da sua madre gli era imputato e se quel Diacono fosse suo padre. Riſpose il fanciullo di no e che quel Diacono era buono e casto, né mai aveva commesso peccato carnale. Facevano gli avversari istanza agli Apoſtoli che domandassero al bambino, chi fosse stato quel malfattore; et essi rispoſero: “A noi tocca liberare gli innocenti e non palesare i colpevoli”. E in questa maniera si scoperse la falsità, e il Diacono rimase libero, e i Santi Apostoli con maggior credito et venerazione che prima.
Avendovi piantato la Fede, Si partirono gli Apostoli di Babilonia e andarono predicando per diverse parti del Regno. Capitarono in Una città molto importante, chiamata Suamir, dove erano i due Maghi Zaroe ed Arfazad, i quali istigarono i Pontefici ed i Sacerdoti degli Idoli contro i Santi Apostoli, come distruggitori de loro Templi; ed ebbero tanta forza con le parole e gli inganni loro, che li fecero catturare. Fu condotto Simone al Tempio del Sole e Taddeo a quello della Luna, acciocché li adorassero. Fecero orazione gli Apostoli e gl’Idoli caddero e si spezzarono, uscendone i Demonii in forma di Mori, gridando, ed urlando fierissimamente. Fu tanto lo sdegno che ne presero i Sacerdoti che con furore incredibile diedero loro addosso e li uccisero. Era in quel tempo serenissimo il Cielo e di repente si levò una tempesta terribile et caddero tante saette dal Cielo, che atterrarono i Templi de falsi dei ed uccisero molti Gentili, e fra gli altri i due Maghi, riducendo i loro corpi in cenere. Il Re, quello che già era Cristiano, inteso della morte dei Santi Apostoli, fece portare i loro santi corpi in Babilonia, e ivi edificò loro un e sontuoso Tempio, dove stettero fino quando furono trasferiti a Roma e collocati nella Basilica di San Pietro. Fu il martirio loro ai ventotto di Ottobre, nel qual giorno la Chiesa Cattolica celebra la loro festa. Non si conosce l’anno della morte.


* Più propriamente l’appellativo di Cananeo derivava a Simone non già da Cana di Galilea, ma , secondo alcuni, da un sua appartenenza al partito degli Zeloti (Sales), oppure più semplicemente dall’essere l’apostolo zelante nell’osservanza delle tradizioni ebraiche (Ricciotti, Spadafora). Il greco Kananàios deriva dall’ebraico qanà che significare “ardere di zelo”