Con questo articolo Giorgio Enrico Cavallo continua la sua collaborazione, episodica ma non per questo meno gradita, a Radio Spada. Giornalista pubblicista e brillante storico cattolico piemontese, rappresenta degnamente la giovane generazione di ricercatori e militanti cattolici formatisi in questi anni cui Radio Spada augura proficui e coraggiosi studi. (Piergiorgio Seveso – Presidente SQE di Radio Spada)
di Giorgio Enrico Cavallo
Durante la Rivoluzione francese, i giacobini profanarono le tombe dei sovrani di Francia che, il più delle volte da secoli, riposavano nella cattedrale di Saint-Denis. Quei morti, che non facevano male a nessuno, non potevano evidentemente riposare in pace. Ovunque arrivò la Rivoluzione, furono distrutte migliaia di sepolture in tutta Europa, appartenenti alle case aristocratiche, alle famiglie reali spodestate e anche alle persone comuni, poveri diavoli le cui tombe furono profanate dagli alfieri della Rivoluzione per semplice divertimento: tra le migliaia di documenti d’archivio che ho consultato nel corso degli anni, ricordo il caso di un corpo di ussari francesi che devastò le sepolture della chiesa di San Francesco ad Ivrea, «lasciando i cadaveri esposti alla pubblica vista»; gli ussari infransero le pietre sepolcrali, sparsero i pezzi per la chiesa, «onde ne esalò così fetido odore, che non si poteva più resistere in Chiesa, con rischio d’infezione nell’aria e così di pestilenziale morbo». Questo episodio, che cito nel mio studio sulla rivoluzione francese La tirannia della libertà, il Piemonte dai Savoia a Napoleone, è uno dei tanti episodi minori e dimenticati che rivelano la deliberata volontà di distruggere l’Ancien Régime anche fisicamente, profanando le sepolture di gente comune che niente aveva fatto per meritarsi un simile trattamento.
Ci sono stati, nella storia, infiniti casi di cadaveri riesumati per finalità politiche. Anche nella storia della Chiesa, con il noto caso del processo a papa Formoso (897); processo nel quale il pontefice presenziò… da cadavere. Oppure, il caso di Oliver Cromwell, esumato, impiccato e squartato; la sua testa divenne una sorta di oggetto da raccolta prima di essere inumata nel 1960, tre secoli dopo la decapitazione. Si tratta, però, di casi rari. Casi che fanno notizia. Quella di prendersela con i morti in maniera sistematica è invece una peculiarità della Rivoluzione, che non ho mai riscontrato nelle epoche precedenti.
Con ciò, non deve sorprendere che gli eredi dei giacobini e attuali portavoce della Rivoluzione se la prendano ancora con i morti. Il modus operandi è lo stesso. Lo prova l’esumazione di Francisco Franco, la cui sepoltura al mausoleo di Stato dava tanto fastidio ai socialisti spagnoli. Nell’intenzione del governo Sanchez, Valle de los Caídos dovrebbe diventare un luogo della memoria. Nuovamente, un vecchio “pallino” dei rivoluzionari, che dove non possono radere al suolo annacquano e sminuiscono il valore dei luoghi fortemente simbolici. Per inciso: i socialisti spagnoli avrebbero volentieri demolito Valle de los Caídos fino alle fondamenta. Ci aveva già pensato Zapatero. Ma fortunatamente non se ne fece nulla, fino alla bravata elettorale di Sanchez che ha ben pensato di disturbare il sonno di Francisco Franco a ridosso delle elezioni.
A che pro? È sicuro il signor Sanchez che un gesto del genere paghi in moneta elettorale? Chissà. Forse, ad interessare era soprattutto la vittoria simbolica sul franchismo. Una vittoria sui morti. Morti che starebbero bene dove sono, ma che la Rivoluzione ancora oggi perseguita. Viene da pensare all’esempio opposto fornito dalla Russia: qui, Lenin riposa ancora nel suo mausoleo ma i Romanov hanno ottenuto una sepoltura ufficiale nel 1998, dopo il pietoso ritrovamento dei resti e l’identificazione dei corpi. Ed è giusto così: perché non si può sperare di cancellare la storia prendendosela con i defunti. Così, Lenin per quanto male abbia fatto alla Russia ha ancora il suo mausoleo e Nicola II e la sua famiglia hanno una giusta e cristiana sepoltura vicino alle altre tombe dei Romanov.