Nota di RS: a distanza di un anno dalla composizione di questa postfazione, la rendo pubblica sul nostro sito come memento per tutti quelli che fossero interessati ad acquistare e soprattutto leggere il libro di Antonio Diano Cattolico in trincea. Fragmenta collecta. Il libro è reperibile qui presso il nostro ecommerce. Nella festa di Santa Margherita Maria Alacoque, buona lettura. (Piergiorgio Seveso, Presidente SQE di Radio Spada)

di Piergiorgio Seveso

Con la pubblicazione di questo agile ma autorevole libro dell’amico Antonio Diano, Radio Spada aggiunge un’importante luce alla costellazione di contributi del laicato cattolico integrale di lingua italiana usciti dai nostri torchi in questi anni.

Hoc erat in votis sin dalla sua fondazione. Le case editrici come la nostra nascono non solo per fotografare editorialmente il “piccolo mondo antico” (lo si dica senza influssi fogazzariani) degli scrittori cattolici “tradizionalisti” delle nostre terre ma per suscitare entusiasmi, creare desideri, animare la volontà di questi scrittori a battere sentieri inesplorati e raccogliere idee disperse nei mille conversari quotidiani in nuovi volumi e in racconti nuovi, pronti ad essere letti da un pubblico di bibliovori sempre interessati.

Questa impresa non è però rimasta confinata nei limiti (certo ampi ma pur sempre angusti) della nostra iniziativa editoriale.  Ha creato, in qualche caso per virtuosa mimesi, in altri per un moto di reazione o di rincorsa competitiva, tante altre iniziative editoriali. Abbiamo ripescato vecchi manoscritti da polverosi cassetti, fatto riportare alla luce classici dimenticati, alcuni scrittori che non prendevano in mano la penna da anni sono tornati alle fatiche dello scrittoio, altri sono usciti dal silenzio del “pro manuscripto”, altri ancora si sono scoperti nuovi apologeti contro gli orrori contemporanei e diaristi della crisi della Chiesa.

In mezzo a questo gran turbinio di ingegni e di passioni, a volte un po’ disordinate ma sempre interessanti,  è stata mia grande gioia poter dar voce in questa casa editrice a scrittori cattolici integrali a tutto tondo come Pietro Ferrari, Piero Nicola, Luca Fumagalli, Carlo di Pietro, Araì Daniele e Raimondo Gatto. A questi si aggiunge oggi Antonio Diano con un libro scritto “col sangue e l’inchiostro” che affida a noi quasi una silloge, una summula delle sue tante battaglie.

Ne siamo onorati e grati oltremisura. Chi ha avuto la pazienza di leggere queste pagine, scritte in uno stile erudito senza pedanteria, dotto senza affettazione, appassionato senza perdere il baricentro del buon senso, avrà potuto guardare il quadro a tinti vivissime del sedevacantismo odierno (modo attraverso il quale il cattolicesimo romano è costretto a presentarsi nella gran piazza delle opinioni e sulle tribune delle pubbliche dispute).

Al netto di qualunque disputa e di qualunque inevitabile giustapposizione opinionistica, questa posizione mantiene integra la sua forte carica veritativa e (permettetemi) evocativa. Se infatti Papato romano e Chiesa cattolica, sono state murati vivi (rectius quasi morti) in un sepolcro ed un fetore di marcescenza si è diffuso in tutto l’orbe terraqueo, impestando uomini e cose, solo l’alto grido di un coraggioso e privo di sedevacantismo, a sommesso parere di questo postfatore, avranno la forza di far rotolare quella pietra gelida che oggi opprime le nostre vite e di farci rivedere il Dolce Cristo in terra.

Questo Veni foras sarà sempre più nitido e acutissimo se saprà liberarsi dai mille cascami di una decadenza solipsistica, estenuata e cerebrale che tanto affanna anche il nostro mondo, spesso trasformato in un recinto di monadi rissose. Alla meschinità dei nostri tempi, questo libro si offre come un antidoto di chiarezza dottrinale, dirittura e sincerità, anche quando affronta questioni più direttamente temporali , anche quando non si sarà d’accordo con singoli aspetti del pensiero dell’autore.

Sono certo, come scrissi ne I Sonagli della Sede vacante, postfazione all’ottimo Non possumus di Pietro Ferrari, che non una sola parola di quelle che abbiamo scritto in questi anni, su lavagne reali o virtuali, andrà perduta. A maggior ragione, quelle scritte in questo volume cui auguro le migliori fortune.

Pubblicato all’Angelus