di Giuliano Zoroddu e Charlie Bunga Banyangumuka
L’evangelizzazione delle Americhe, ossia l’esatto contrario dello scandaloso Sinodo Panteista (più che Amazzonico) cui stiamo assistendo, è stata la gloriosa epopea per la quale la Croce e la Civiltà della Croce hanno trionfato sugli idoli sanguinari e hanno aperto a una miriade di anime le porte della fede: “Centinaia di migliaia di creature vennero dall’oblio e dalle tenebre a integrare la famiglia umana; dalla barbarie furono condotte alla mansuetudine ed alla civiltà: e quel che infinitamente più importa, da perdute che erano, furono rigenerate alla vita eterna mercé la partecipazione dei beni che Gesù Cristo procurò ” (Leone XIII, Quarto abeunte saeculo, 16 luglio 1892).
Questa faticosa conquista – perché tale fu e macchiata dalle fragilità del peccato originale – fu caratterizzata anche da fenomeni preternaturali. Fu vaticinata agli stessi pagani; fu mirabilmente decorata dall’Apparizione della Vergine Santissima di Guadalupe nella cui tilma l’indio pagano poteva vedere plasticamente rovesciate le superstizioni cui il demonio lo aveva assoggettato (vedi qui); fu imporporata dal sangue dei Martiri, fra i neofiti come fra i missionari; gemmò fiori di santità come Santa Rosa di Santa Maria di Lima; fu – cosa poco nota – coadiuvata, secondo i racconti dei soldati, da San Giacomo, Apostolo e Patrono delle Spagne.
L’Apostolo infatti che già, secondo la tradizione, aveva cavalcato fra le schiere cristiane contro i musulmani guadagnandosi l’appellativo glorioso di Matamoros, venne in soccorso anche dei conquistadores, diventando da un lato Santiago Mataindios e dall’altro il “senor Santiago” ancora oggi veneratissimo dai locali.
Ricordiamo le principali di queste apparizioni.
Il 25 marzo 1519 mentre Hernan Cortes e i suoi soldati combattevano contro gli indigeni presso Cintla (Tobasco, Messico) sarebbe apparso un uomo su di un cavallo bianco: Santiago. Abbiamo usato il condizionale perché secondo altri contemporanei a venire in aiuto agli Spagnoli non fu l’Apostolo, che sicuramente parteggiava per la diffusione della civiltà cristiana, ma Francisco de Morla.
L’anno successivo sarebbe apparso a Tenochtitlan a Pedro de Alvarado. A quest’ultimo sarebbe riapparso ancora nel 1524 al momento della fondazione della città di Santiago de Guatemala o Santiago de Caballeros.
L’Apostolo apparve nel 1531 agli Spagnoli il giorno della sua festa, il 25 luglio, al Cerro de Sangremal mentre combattevano coi Cicimechi. Lo sfolgorante intervento di Santiago avrebbe prodotto la resa degli indigeni e la loro subitanea conversione. La città che in quel luogo sarebbe sorta si sarebbe chiamata Santiago de Queretaro.
Nel 1536 fu Francisco Pizarro, secondo la tradizione a sperimentare il patrocinio di San Giacomo. Presa Cuzco nel 1533, gli Spagnoli e i loro alleati Inca presero de facto il potere che de jure era ancora nelle mani dell’imperatore Manco II. Questi tuttavia decise di organizzare la ribellione e, nel 1536, i suoi fedeli insorsero ed attaccarono gli Spagnoli che si rifugiarono in due edifici, uno di questi noto come Suntur-Huasi (La Casa Rotonda) che fungeva da armeria durante l’impero incaico. Il tetto di paglia fu presto bersagliato dalle frecce incendiarie degli indigeni rivoltosi mentre gli Spagnoli all’interno, assieme ai loro alleati, respingevano ogni tentativo degli insorti di conquistare l’edificio, mietendo numerose vittime. Il tetto, ormai, era diventato un braciere e ci si aspettava che crollasse da un momento all’altro ma invece di crollare si vide su esso comparire la Vergine Maria accompagnata da San Michele e San Giacomo. La Madonna spense col suo manto azzurro le fiamme che divoravano il soffitto, San Michele fu visto mettere in fuga i demoni che ivi ronzavano e i rivoltosi furono atterriti dalla vista di San Giacomo che, minaccioso, cavalcava verso di loro. Grazie a questo miracolo, e ad una finta ritirata cui seguì un contrattacco devastante, i Conquistadores ripresero il controllo di Cuzco annientando i ribelli pagani.
Nel medesimo 1536 gli Spagnoli affermarono di aver trionfato degli indigeni che li stavano per sopraffare nella valle di Goaca (presso Cartagena) grazie all’intervento di Santiago.
Ancora nel secolo successivo, nel 1640, l’Apostolo avrebbe partecipato alla conquista degli Araucani cileni.
Realtà, pie credenze, pie illusioni, falsità di propaganda? Non ci pronunziamo né per un pieno si né per un totale no: non possiamo certamente negarle tutte per principio né richiederle ad altri di prestarvi altra fede se non l’umana.
Quel che è certo è che grande era ed è la devozione degli Spagnoli al loro Apostolo e Patrono, come grande è quella degli Indios ispanici di ieri e di oggi come copiosa fu la pioggia di grazie e di miracoli che Dio fece discendere nel Nuovo Mondo perché da vecchio che era a causa del peccato e dell’abominevole ed abbruttente idolatria diventasse veramente, nuovo e nuova creatura in Cristo.
il nostro ineffabile Sciamano Bianco che siede in Vaticano è un ammiratore, tenerone di cuore com’ è, del culto alla Dea Natura impersonata dai benéfici Huitzilopochtli e Tezcatlipoca, ai quali, in occasione della dedicazione del tempio a questi consacrato, nella capitale Tenochtitlan ( alias Cactus Rock, alias Mexico City ), i buoni Indi Atzechi, non ancora depravati dalli conquistadores cattolico -orrore! – offrirono in tre giorni di sacrifici il cuore fumante strappato a 80.000 vittime umane, col resto dei corpi gettato in basso, ai piedi della piramide, alle belve in attesa del pasto sacro, a chiudere il ciclo di vita e morte della Santa Natura.