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Chicchierata col Guelfo Rosa:

RS: E, come previsto, è arrivata.

GR: Cosa? La smentita? Anzi, la smentitina.

RS: Già. Solito schema, no?

GR: Sì, solito schema: prima il lancio-bomba sulla stampa, poi tutti riprendono, infine arriva la smentitina. E il carosello mediatico intanto va.

RS: Perché “smentitina”?

GR: Signori, cerchiamo di esser seri. Il Papa viene accusato di negare un dogma fondamentale e che si fa? Dopo ore ed ore, al pomeriggio, Bruni – della Sala Stampa – dice, parlando coi giornalisti, che è una libera interpretazione? Ma dove siamo?

RS: In effetti un po’ di spropozione si intravede.

GR: I problemi sono due.

RS: Vediamoli.

GR: Il primo lo abbiamo accennato, cioè per modi, tempi e contenuto è una robetta buttata lì dalla Sala Stampa.

RS: L’altro?

GR: Il secondo è connesso al primo ma pochi lo vedono. Eppure è importante. Vedete, dobbiamo tornare alla questione della dialettica rivoluzionaria che abbiamo toccato qualche giorno fa per lo scacco matto di Ratzinger.

RS: Ovvero?

GR: Ovvero, appena diramata la notizia partono i due cori, egualmente inutili, se non dannosi. Quello destro: “Urge immediata smentita! Ecco dove ci ha portato Bergoglio!“. E quello sinistro: “Ma come? Ancora ci credete? Si tratta del solito Scalfari. Adesso vedrete che arriva la smentita!“.

Risultato: arriva la smentitina e tutti, nel parlamento parrocchial-conciliare, cantano vittoria. I primi per la debolezza della risposta vaticana, i secondi perché qualcosa la Sala Stampa ha pur detto.

Un po’ come ai tempi di Ratzinger: ecumenismo anti-cattolico (condannato definitivamente dalla Chiesa) e Messa tridentina, preghiere papali in moschea (vedi sopra) e discorsi di Ratisbona, Ravasi promosso ovunque e bioetica accettabile. Contenti tutti (i conciliari)! Con buona pace del Cattolicesimo.

RS: Sì, in effetti.

GR: E vi dico di più: il tema, in tempi di social media, non è il vero ma il verosimile, che per definizione è un concetto delicatissimo.

Per citare un grande amico di Francesco, Padre Sosa (capo dei “gesuiti”): “A quel tempo (di Gesù) nessuno aveva un registratore per inciderne le parole“. Ecco, se applicassimo questo ragionamento al duo Scalfari-Bergoglio, in assenza di registratore, dovremmo sospendere il giudizio. Saremmo a “una parola contro l’altra”.

Insomma: il dramma – che va oltre ogni smentita, anche più dura – è che la frase di Bergoglio sia vicina all’accettabile (almeno di contesto), anche se lontana dal vero. La verosimiglianza e l’accettabilità si misurano con le reazioni sociali. Faccio un esempio?

RS: Prego.

GR: Facciamo l’ipotesi di essere 110 anni fa, ai tempi di San Pio X.

Il fondatore di uno dei massimi quotidiani (anticlericali) italiani afferma in un articolo con aggancio in prima pagina che il Papa gli ha detto di non credere alla Trinità. Bene: già dalle prime ore dell’alba, appena uscita la notizia, parte l’allarme. Cattolici contrariati si incrociano per le strade e danno per certo che il giornalista sia pazzo. Ma l’onta è tale che una folla oceanica si raduna sotto la sede del giornale per chiedere spiegazioni e regolare l’oltraggio. Dal Vaticano ci si limita a far presente che il Sommo Pontefice non ha mai avuto l’abitudine alla chicchiera, meno che mai con giornalisti atei. Il fatto non è avvenuto, semplicemente perché non è credibile e accettabile in alcun modo. La smentita non esiste perché tutte le tesi difese da quel giornale sono state condannate a più riprese, qualche anno prima addirittura nel Sillabo. Poi nella Pascendi, e così via da quasi 2000 anni. Il giornale dopo questo smacco epocale chiude i battenti, il giornalista non scrive più nemmeno sul registro della casa di riposo.

RS: Questa sarebbe la norma. Il problema non è la smentita ma che la si debba credibilmente aspettare e che poi tutto torni come prima o quasi.

GR: Esattamente, lo ripeto: il problema non è la smentita ma che la si debba credibilmente aspettare. Qui siamo di fronte all’esatto opposto dell’ipotesi appena illustrata. I due (Bergoglio&Scalfari) hanno pure pubblicato un libro iniseme, per Einaudi. Francesco se l’è scelto come interlocutore, se lo tenga. Altro che smentitine: è “il dialogo col mondo”, bellezza!

RS: E va avanti da un po’.

GR: Certo, infatti mi permetto di “tranquillizzare” gli scandalizzati. L’aspostasia è da un po’ che la vediamo, una sessantina d’anni. Concilio Vaticano II, mai sentito nominare?

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Dopo questo articolo è arrivata anche una dichiarazione di Ruffini (Prefetto Dicastero Comunicazione) e un parere di Mons. Viganò: L’Arcivescovo Viganò: «Smentite insufficienti, Francesco deve rispondere personalmente»