Questo articolo, pubblicato da The Catholic Thing a firma di Padre Thomas G. Weinandy, OFMCap con titolo originale “Pope Francis and the schism”, è stato tradotto in italiano da Chiesaepostconcilio. Il testo non è scritto da un tradizionalista e si fonda su un curioso ossimoro, ovvero l’unione delle parole “scisma” e “papale”. Diverse analisi che riporta sono interessanti. Padre Weinandy è uno dei docenti in materia teologica più accreditati negli Stati Uniti, già membro della Commissione Teologica Internazionale.


Papa Francesco e lo scisma

La Chiesa, nella sua lunga storia, non si è mai trovata di fronte ad una situazione come quella in cui si trova ora. Papa Francesco ha recentemente parlato di un possibile scisma all’interno della Chiesa, uno scisma che non lo spaventa. Ci sono stati molti scismi in passato, dice, e ce ne saranno in futuro. Dunque, non c’è nulla da temere nel presente. Tuttavia, è nuova la natura del possibile scisma del presente e questo nuovo scisma senza precedenti è spaventoso.
Non si può fare a meno di pensare che Francesco si riferisca ai membri della Chiesa negli Stati Uniti. Dall’America gli giunge la critica più teologicamente impegnativa e più preoccupata pastoralmente, che si focalizza su una discutibile riforma della fede e della Chiesa. Tale censura, secondo la cerchia di Francesco, ha origine all’interno di un’élite intellettuale conservatrice che ha motivazioni politiche, molti dei cui componenti sono ricchi.
Francesco pensa che essi respingano i cambiamenti, e quindi rifiutano di accettare la nuova opera dello Spirito ai nostri giorni. In definitiva, si ha l’impressione che egli creda che i suoi critici siano psicologicamente ed emotivamente compromessi, e quindi debbano essere trattati con delicatezza (anche se quella gentilezza deve ancora essere sperimentata da coloro che cadono sotto le sue vendicative angherie). Egli stesso ha chiamato coloro che gli si oppongono con molti epiteti offensivi.
Ciò di cui Francesco non si rende conto (e i suoi stretti collaboratori non riescono a capire) è che la stragrande maggioranza dei suoi critici americani non provocherebbe mai uno scisma. Essi  lo riconoscono come papa e quindi come successore di Pietro, e che rimanere nella Chiesa cattolica significa rimanere fedeli al papa, anche se ciò comporta essere critici nei suoi confronti rimanendo fedeli.
Qualcuno potrebbe desiderare che in America si verifichi un vero e proprio scisma per liberarsi dell’ostinato elemento conservatore e dimostrare così che non sono sempre stati veramente cattolici. Ma questo non accadrà, perché quei critici, siano essi vescovi, sacerdoti, teologi, commentatori e laici (più laici di quanto ammetta Francesco) sono consapevoli che ciò che credono e sostengono è in accordo con la Scrittura, i concili della Chiesa, il magistero perenne e i santi.
Come è stato spesso notato, Papa Francesco e la sua cerchia non partecipano mai al dialogo teologico, nonostante la loro costante affermazione che sia necessario. Il motivo è che sanno di non poter vincere su questo fronte. Così, sono costretti a ricorrere all’insulto, all’intimidazione psicologica e alla pura e semplice volontà di potere.
Ora, come già sottolineato da molti commentatori, la chiesa tedesca ha maggiori probabilità di incorrere in uno scisma. I vescovi tedeschi propongono un sinodo “vincolante” di due anni che, se fosse attuato quanto propone, introdurrebbe dottrine e prassi contrarie alla tradizione universale della Chiesa.
Credo, tuttavia, che nemmeno un simile scisma tedesco avverrà formalmente, per due motivi. Innanzitutto, molti all’interno della gerarchia tedesca sanno che diventando scismatici perderebbero la loro voce e la loro identità cattolica. Questo non possono permetterselo. Hanno bisogno di essere in comunione con Papa Francesco, perché è proprio lui che ha promosso il concetto di sinodalità che stanno cercando di attuare. Egli, quindi, è il loro protettore conclusivo.
In secondo luogo, mentre Papa Francesco può impedire loro di fare qualcosa di grossolanamente contrario all’insegnamento della Chiesa, egli permetterà loro di fare cose ambiguamente contrarie, perché tale insegnamento e pratica pastorale ambigua sarebbe in accordo con quella di Francesco.  È in questo che la Chiesa si trova in una situazione mai immaginabile.
È importante ricordare che la situazione tedesca deve essere vista in un contesto più ampio: l’ambiguità teologica contenuta da Amoris Laetitia; l’avanzamento non tanto subdolo dell’agenda omosessuale; la “rifondazione” dell’Istituto (romano) Giovanni Paolo II sul matrimonio e la famiglia, con l’indebolimento dell’insegnamento coerente della Chiesa sugli assoluti morali e sacramentali, specialmente per quanto riguarda l’indissolubilità del matrimonio, l’omosessualità, la contraccezione e l’aborto.
E ancora, c’è la Dichiarazione di Abu Dhabi [qui], che contraddice direttamente la volontà del Padre e mina il primato di Gesù Cristo suo Figlio come unico Signore e Salvatore universale.
Inoltre, l’attuale Sinodo dell’Amazzonia pullula di partecipanti solidali e sostenitori di tutto ciò che precede. Si deve anche tener conto dei molti cardinali, vescovi, sacerdoti e teologi teologicamente discutibili e che Francesco sostiene e promuove ad alte cariche ecclesiali.
Considerando tutto questo, percepiamo una situazione, d’intensità vieppiù crescente, in cui, da un lato, la maggioranza dei fedeli del mondo – sia clero che laici – sono leali e fedeli al Papa, perché egli è il loro pontefice, anche se sono critici sul suo pontificato, e, dall’altro, un gran numero di fedeli del mondo – clero e laici – che sostengono con entusiasmo Francesco proprio perché permette e favorisce il loro insegnamento e prassi ecclesiale ambigui.
Si andrà dunque a finire che la Chiesa si ritroverà con un papa che è il papa della Chiesa cattolica e, contemporaneamente, il leader de facto, a tutti gli effetti pratici, di una chiesa scismatica. Poiché egli è il capo di entrambi, rimane l’aspetto di una sola chiesa, mentre in realtà ce ne sono due.
L’unica espressione che posso trovare per descrivere questa situazione è “scisma papale interno”, perché il papa, proprio come papa, sarà effettivamente il leader di un segmento della Chiesa che attraverso la sua dottrina, l’insegnamento morale e la struttura ecclesiale, è a tutti gli effetti pratici scismatico. Questo è il vero scisma che è in mezzo a noi e deve essere affrontato, ma non credo che Papa Francesco abbia in alcun modo paura di questo scisma. Finché avrà il controllo, temo che lo accoglierà con favore, perché vede l’elemento scismatico come il nuovo “paradigma” per la Chiesa futura.
Così, con timore e tremore, dobbiamo pregare che Gesù, come capo del suo corpo, la Chiesa, ci liberi da questa prova. Poi ancora una volta, Egli può volere che la sopportiamo, perché solo sopportandola la Chiesa possa essere liberata da tutto il peccato e dalla corruzione che ora vi si trova, e resa santa e pura.
In un’annotazione più fiduciosa, credo che saranno i laici a realizzare la necessaria purificazione. Papa Francesco stesso ha affermato che questo è il momento dei laici. I laici si considerano indifesi, non avendo alcun potere ecclesiale. Ma se essi alzano la loro voce, saranno ascoltati.
Più specificamente, credo che dipenderà soprattutto da donne cattoliche fedeli e coraggiose. Sono le icone viventi della Chiesa, la sposa di Cristo, e con esse, in unione con Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, nascerà di nuovo, nello Spirito Santo, un Corpo santo di Cristo.