Vesti stracciate, fino alla denunzia, in Vaticano per le dee madri gettate in Tevere!
Cattolici integralisti e fanatici, per usare alcuni epiteti comparsi sulle gazzette da La Repubblica a Famiglia Cristiana.
Persone che non credono nel dialogo, per usare le espressioni di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Persone addirittura che ignorano la storia stessa della Chiesa. Ci sembra questo il senso dell’editoriale di Andrea Tornielli su Vatican News in favore delle sventurate statuette cita un Santo.
Chi? Giovanni Paolo II, il “santo” che ci abituò alle cerimonie interreligiose (vedi qui) e permise lo svolgersi dei riti pagani nelle chiese di Assisi nel 1986 (vedi qui)? No, sarebbe stato troppo scontato! Il Nostro cita nientemeno che “San” John Henry Newman, “canonizzato” domenica da Bergoglio.
Non contenti di avergli fatto pubblico sfregio invitando alla sua “canonizzazione” donne travestite da prete e di aver festeggiato ecumenicamente con quegli eretici anglicani che Newman abbandonò per approdare alla vera Chiesa di Cristo, la Cattolica Romana, i modernisti abusivamente lo innalzano quale araldo del loro sincretismo, che li porta a profanare chiese con processioni di idoli.
Tuttavia la citazione newmaniana testimonia la malafede di chi l’ha fatta:
“L’uso dei templi, e di quelli dedicati a santi particolari, e decorati a volte con rami di alberi, incenso, lampade e candele; le offerte ex voto in caso di guarigione dalle malattie; l’acqua santa, l’asilo; le festività e le stagioni liturgiche, l’uso dei calendari, le processioni, le benedizioni sui campi, i paramenti sacerdotali, la tonsura, l’anello usato nel matrimonio, il rivolgersi ad est, e in un momento successivo anche le immagini, forse pure il canto ecclesiastico e il Kyrie Eleison: tutti sono di origine pagana, e sono stati santificati dalla loro adozione nella Chiesa” [1]
Infatti il grande Cardinale inglese non dice nulla che non sia condivisibile. Anzi la citazione si ritorce contro chi la fa. Perché mette in evidenza la sostanziale differenza tra la sapiente prassi della Chiesa di Cristo e l’apostasia modernista.
La Chiesa Romana infatti istituita per la distruzione della tirannide degli idoli demoniaci (pensiamo all’abbattimento dei temoli di Apollo per mano di San Benedetto [2] o della quercia sacra per mano di San Bonifacio [3]) e la instaurazione del regno di Cristo assume le forme dell’antica religione e le battezza (vedi gli Ambarvalia che diventano le Rogazioni Maggiori per intuizione di papa Liberio [4]). I modernisti, che credono nella bontà di tutte le religioni, allegramente si danno all’idolatri.
Perché di idolatria si tratta, di culto reso con forme non cristiane, con forme sciamaniche a veri e propri idoli apotropaici.
Forse che il Tornielli non ha colto queste differenze che noi abbiamo colto? Oppure c’è malafede come nel caso delle strumentalizzazioni perpetrate sulla figura del Serafico San Francesco spacciato ora per anticipatore del dialogo interreligioso vaticanosecondista ora per banditore della religione ecologica.
Non crediamo sia necessario rimandare “ai posteri l’ardua sentenza”!
[1] John Henry Newman, Essay on the Development of Christian Doctrine, 1878 cit. in Andrea Tornielli, Newman e le statuette gettate nel Tevere, vaticannews.va, 22 ottobre 2019.
[2] “Il paese di Cassino è situato sul fianco di un alto monte, che aprendosi accoglie questa cittadella come in una conca, ma poi continua ad innalzarsi per tre miglia, slanciando la vetta verso il cielo. C’era in cima un antichissimo tempio, dove la gente dei campi, secondo gli usi degli antichi pagani, compiva superstiziosi riti in onore di Apollo. Intorno vi crescevano boschetti, sacri ai demoni, dove ancora in quel tempo, una fanatica folla di infedeli vi apprestava sacrileghi sacrifici. Appena l’uomo di Dio vi giunse, fece a pezzi l’idolo, rovesciò l’altare, sradicò i boschetti e dove era il tempio di Apollo eresse un Oratorio in onore di san Martino e dove era l’altare sostituì una cappella che dedicò a san Giovanni Battista. Si rivolse poi alla gente che abitava lì intorno e con assidua predicazione la andava invitando alla fede. L’antico nemico, però, non poté tollerare questa attività e non più occultamente o in sogno, ma con palesi apparizioni prese a disturbare la tranquillità del Padre. Con alte grida si lamentava della violenza che subiva e i suoi urli giungevano fino alle orecchie dei fratelli, pur senza vederne la figura. […] Esso gli scatenò contro con tutte le forze una spietatissima guerra, senza accorgersi che, suo malgrado, gli prestò l’occasione di altrettante vittorie” (S. Gregorio Magno, Dialoghi, II, 8)
[3] Licenziatosi non senza lacrime dai suoi con un piccolo stuolo di compagni, «percorse l’intera Frisia, e, aboliti i riti pagani e stroncati i costumi depravati dei gentili, predicava dappertutto indefessamente la parola di Dio; dopo avere spezzato gli idoli dei templi pagani, costruì con grande cura delle chiese. Battezzò parecchie migliaia di uomini, donne, fanciulli» (Pio XII, Ecclesiae fastos, 5 giugno 1954)
[4] “Questa solenne processione che altra volta da San Lorenzo in Lucina si recava a San Pietro percorrendo la via Flaminia, il ponte Milvio e costeggiando il Tevere sino ai campi vaticani, sostituiva originariamente l’antica festa dell’Ambarvale o dei Robigalia pagani. Questa ricorreva ai 25 di aprile, e la gioventù romana soleva andare oltre il ponte Milvio a sacrificare a Robigo, il dio che preservava le biade dalla ruggine. La Chiesa romana, adottando la consuetudine popolare, ne ha elevato il significato, insegnando che non è il favore di Robigo, ma la vita devota, l’umile preghiera e l’intercessione dei Santi, sovrattutto del Pastor ovium san Pietro, quelle che disarmano la giustizia di Dio irritata dai nostri peccati” (Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Liber Sacramentorum, Vol. IV, Torino-Roma, 1930, p. 119ss. Vedi qui)
e poi guardate bene i due profili, quello della Madre Terra e quello di chi la mano le posa affettuosamente sul ventre: non vi scorgete una stessa linea di somiglianza come tra madre e figlio?… ( Ah, la barbagianaggine assoluta…Prof. Radaelli, ubi es???)
Avanti coi nuovi verbi: to badogliate, to bergogliate, to torniellate…
Per me questo è conferma solo di una cosa, che il clero fin dall’inizio ha provveduto ad alterare in paganesimo la vera fede, come sta facendo oggi nell’era dei doppi papati. E così si arrivò al diluvio, dato che Dio non gradì la conseguente corruzione, e poi a Babele, e poi ancora all’esilio a Babilonia e poi ancora al Deicidio vero e proprio del sinedrio , e ora al deicidio del Corpo mistico. Nulla di nuovo sotto il sole, dice Qoelet.
Tornielli difende i suoi datori di lavoro ( cioè la possibilità di frequentare i Sacri Palazzi…): bisogna capirlo! Se serve, anche le dee madri ( affari suoi se si sente, con gli augusti Inquilini dei sacri palazzi, figlio di tali madri…)
Lo scritto del santo Card Newman riportato dal sig Tornielli parla di accoglienza nella dottrina e liturgia cristiana dei “simboli” (quasi tutti, comunque, neppure in quanto pagani ma in quanto biblici), non delle “divinità” a cui rimandano! Alla buona Pachamama è stato riservato un “culto pagano condiviso” da indigeni e cristiani (prostrazione, incensazione, invocazione, benedizione), proprio nel cuore della fede cristiana, alla pari delle antiche Cibele, Iside, Gaia, sempre inequivocabilmente rifiutate e combattute!!! Sig. Tornielli, non bariamo! Mi chiedo quale credibilità debba darle nel ruolo che le è stato affidato!