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Doveva arrivare ed è arrivato: il Manifesto delle Sardine. Da critici tanto della neo-destra sovranista quanto del sinistro progressismo (un po’ più di questo, perché offre maggiori spunti comici), non possiamo esimerci dal commentare con voi l’ultimo capolavoro dell’alta banalità tendente al nulla. In azzurro italico le Sardine, in rosso grassetto noi. 

IL MANIFESTO DELLE SARDINE (pubblicato sull’HuffPost: il testo è veramente uscito con le parole che riportiamo)

Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.

Nemmeno è cominciata e questi già scalpitano per chiudere.

    Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata.

Hanno i sentimenti spezzati. Basta poco?

Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.

Insomma: siamo allo “scippatore di emozioni”.

    Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.

Bontà loro.

    Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara. Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete. Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.

Niente di meno…

    Adesso ci avete risvegliato.

Proprio adesso! Ma è presto, riposate ancora un po’. La colazione non è pronta.

E siete gli unici a dover avere paura.

“Mò, mò me lo segno”, per citare Troisi. Qui link.

Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi. Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.

Ma dai? Amate le vostre case? Addirittura! Amate le cose divertenti? Incredibile! Pure la bellezza vi piace? No, ragazzi non potete essere così originali. E una grattata di pace nel mondo? Sopra non ce la mettiamo?

    Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola.

Ah, la P maiuscola. Meno male, va.

In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.

Prego. P.S.: non “dargli – dicendogli”, ma “dare loro – dicendo loro”. La grammatica, ragazzi. Ma che studiate?

    Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.

I padri dei trentenni il “diritto di parola” se lo sono trovati in tavola. I vostri nonni non li consociamo ma ove si trattasse di partigiani comunisti più che per il “diritto di parola” avrebbero combattuto (speriamo in buona fede) per uno Stato straniero e criminale. Lì dalle parti di Bologna c’era pure quel dettaglio storico chiamato “Triangolo della Morte”. Robetta che nel diplomificio pubblico forse non vi hanno insegnato.

    Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.

“Sacrificheranno”.

    Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto. “E’ chiaro che il pensiero da fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.

Qui l’unico mare è quello della banalità. Ripigliatevi.