Il 2 luglio 1969 Paolo VI così parlava durante l’Udienza Generale:

“A noi preme moltissimo che questo «spirito di rinnovamento» (è così che si esprime il Concilio: Optatam totius, in fine) sia da tutti compreso e tenuto vivo. Esso risponde all’aspetto saliente del nostro tempo, ch’è tutto in rapida ed enorme trasformazione, cioè in via di produrre novità in ogni settore della vita moderna. Sorge infatti spontaneo nella mente il confronto: tutto il mondo si cambia e la religione no? non si produce fra la realtà della vita e il cristianesimo, quello cattolico specialmente, una difformità, un distacco, un’incomprensione reciproca, una mutua ostilità, l’una corre, l’altro sta fermo: come possono andare d’accordo? come può pretendere il cristianesimo d’influire oggi sulla vita? Ed ecco la ragione delle riforme intraprese dalla Chiesa, specialmente dopo il Concilio; ecco l’Episcopato intento a promuovere il rinnovamento corrispondente ai bisogni presenti (cfr. messaggio dell’Episcopato Trentino e Altoatesino al Clero, 1967); ecco gli Ordini Religiosi pronti a riformare i loro Statuti; ecco il Laicato cattolico qualificarsi e articolarsi agli ordinamenti ecclesiali; ecco la riforma liturgica, da cui tutti conoscono l’estensione e l’importanza; ecco l’educazione cristiana riesaminare i metodi della sua pedagogia; ecco tutta la legislazione canonica in via di revisione rinnovatrice. E quante altre consolanti e promettenti novità germogliano nella Chiesa per attestarne la vitalità nuova, che anche in questi anni tanto scabrosi per la religione dimostra l’animazione continua dello Spirito Santo! Lo sviluppo dell’ecumenismo, guidato dalla fede e dalla carità, basta da solo a segnare un progresso quasi imprevedibile nella via e nella vita della Chiesa. La speranza, ch’è lo sguardo della Chiesa verso l’avvenire, riempie il suo cuore, e dice com’esso palpiti in nuova ed amorosa attesa. La Chiesa non è vecchia, è antica; il tempo non la piega, e, se essa è fedele ai principi intrinseci ed estrinseci della sua misteriosa esistenza, la ringiovanisce. Essa non teme il nuovo; ne vive. Come un albero dalla sicura e feconda radice, essa trae da sé ad ogni ciclo storico la sua primavera”.

Il Concilio Vaticano II per non essere da meno rispetto al mondo ha voluto rinnovare la Chiesa ed ad ogni persona onesta è palese quanto questo rinnovamento sia stato disastroso.
Lo stesso Montini lo constatò, ma ovviamente lui constatava ma non contrastava …
Cinquanta anni dopo – cinquant’anni dopo il grande stravolgimento liturgico e cinquantaquattro anni dalla fine del Vaticano II che lo produsse – a Roma si è tenuto il Sinodo Amazzonico col suo corredo di pachamame e ancora una volta rinnovamento è la parola d’ordine dei Sinodali.
Famiglia Cristiana – o (neo)pagana come abbiamo visto (vedi QUI) – traccia a meraviglia, con un articolo di Pino Lorizio (quello che qui bestemmiava la Divina Maternità di Maria), le “magnifiche sorti e progressive” del rinnovamento che, proposte dai Padri Sinodali dovrà essere normato dalla Esortazione Apostolica che Bergoglio pubblicherà nel giro di un anno.
Sul contenuto di questo rinnovamento abbiamo già detto, commentando il Documento Finale (vedi QUI): progressiva erosione del celibato ecclesiastico proprio della Chiesa Latina, appoggiandosi sulla conciliare Presbyterorum Ordinis); femminilizzazione della gerarchia e dell’ordine sacro in virtù della abolizione degli ordini minori fatta da Paolo VI e perché, come auspicava quest’ultimo, “la vocazione della donna si adempia pienamente”; creazione di un rito amazzonico (dalla messa protestantica di Paolo VI a quella sciamanica di Bergoglio?).
Insomma come dice il teologo:

il Sinodo intende attivare dei processi di rinnovamento ecclesiale, alla luce del Vangelo, che riguardano in primo luogo la Chiesa presente in quei territori, ma interessano anche noi, in quanto dovrà cambiare la nostra mentalità circa il fatto che le diversità, anche intraecclesiali, non costituiscono un ostacolo, bensì una vera e propria ricchezza per la fede che si esprime, pur rimanendo la stessa, in differenti modalità ecclesiali, liturgiche e teologiche non sempre e solo coincidenti col modello occidentale e latino.

La fede che si esprime in modo rinnovato rimanendo sempre la stessa: il Concilio e i suoi esecutori la rinnovarono guardando al mondo in frenetico cambiamento degli anni Sessanta e Settanta e ai principi liberali; il Sinodo guarda invece alla sapienza ancestrale della giungla. In conclusione la dottrina della evoluzione del dogma dei modernisti (dei tempi di San Pio X, come dei tempi del Concilio, come di oggi) che siccome non credono che la Rivelazione sia stata data immutabilmente una volta per sempre da un Dio che è fuori di noi e che noi dobbiamo accettarla o respingerla: invece di pensare a rinnovar se stessi nel sempre più profondo adeguamento a Cristo, empiamente si danno a rimaneggiare l’opera sua che evidentemente non tengono in alcun conto.