Una lucidissima analisi dell’evento conciliare – causa prossima della crisi che attanaglia la Chiesa Cattolica – fatta dall’agnostico Giuseppe Prezzolini due anni dopo la sua chiusura. Paolo VI, convinto che le sue aperture sue e del Concilio avrebbero provocato un facile avvicinamento fra Chiesa ed intellettuali laici morì attendendo la conversione del famoso intellettuale di Perugia – “E aspettiamo ancora Prezzolini!” ebbe ad esclamare durante una predica – la quale purtroppo non avvenne mai.

Sotto la spinta del Concilio Vaticano II si sta procedendo alla liquidazione della liquidazione della religione.
I Padri del Concilio Ecumenico, certamente in buona fede, vogliono gettare un ponte sulla riva per fare un’alleanza col nemico; io invece ritengo che incoraggino un’invasione.
Paolo VI si mostra preoccupato del veder dilagare tra i cattolici di parecchi Paesi tendenza che mettono in dubbio i dogmi fondamentali della Chiesa. Paolo VI si sforza di arginare la falla aperta con le migliori intenzioni del mondo [delle buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno, ndr], da Giovanni XXIII.
La Chiesa Cattolica in questo periodo ha guadagnato tanto in popolarità quanto ha perduto in solidità.
Una volta che i padroni di casa stessi incominciano a distruggere alcune ali dell’edificio della Chiesa e mostrano di volersi disfare del mobilio antico, tutti si affrettano a proporre qualche altra piccola demolizione e, una volta aperta la gara, cresce l’audacia.
Il soprannaturale è preso di mira. Il peccato originale e la grazia di Dio vengon posti in disparte. Queste furono le tendenze fondamentali del concilio Vaticano II. Fondamentale fu la credenza che si possa raggiungere la pace tra gli uomini col semplice ragionamento ed accordo fra gli uomini.
Per la pace politica il concilio Vaticano II ha dimenticato la pace nei cuori. Se gli uomini fossero capaci di far la pace da soli, non ci sarebbe bisogno della Chiesa. Basterebbe l’ONU con la sua sala di meditazione refrigerata d’estate e riscaldata d’inverno, vuota di ogni simbolo per l’impossibilità di farvi entrare tutti i simboli*.
Giuseppe Prezzolini, Ideario, Il Borghese, Milano, 1967.
Testo raccolto da Giuliano Zoroddu
*L’autore non prevedeva certo che il 4 ottobre dell’anno seguente Paolo VI avrebbe tessuto gli elogi dell’ONU e avrebbe “pregato” nella sala di meditazione; né poteva immaginare gli incontri interreligiosi di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco
Basterebbe l’ONU con la sua sala di meditazione refrigerata d’estate e riscaldata d’inverno, vuota di ogni simbolo per l’impossibilità di farvi entrare tutti i simboli*.
Mi risulta che, non nella sala di meditazione, ma comunque nel Palazzo di Vetro, almeno un simbolo religioso c’è. Almeno negli anni ’80 si notava una statua di Zeus.