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Una leggenda popolare vuole che in un episodio delle tante sommosse giovanili “de sinistra” facenti riferimento agli ultimi 50 anni, dopo un po’ di vetrine sfasciate, un gruppetto avesse preso di mira le auto. “Distruggiamo quelle di lusso, prima delle altre”. “Sì!”. E via a dar legnate al parabrezza di una BMW, un secchio di vernice su una Mercedes, una ruota forata ad una Volvo. Poi un ragazzino della compagnia inzia a dar fuoco alla Ferrari ultimo modello parcheggiata davanti a un palazzo. “Fermo, quella è di mio padre!”, lo ammonisce l’altro che regge la tanica di benzina. Solo leggende, eh.

Vecchia storia: ecologisti sì, ma a casa degli altri. E il gretinismo pare sul punto assestare una nuova bastonata: la roccaforte piddin-ecologista emiliana retta dall’inossibadile Bonaccini, ora sta titubando.

I sondaggi delle prossime regionali non vanno benissimo e, sul conto, il governo vuole varare la plastic tax. “Dobbiamo ridurre l’utilizzo della plastica mono uso, non posiamo prima applaudire i giovani in piazza per l’ambiente e poi non agire”, sibilano dalla maggioranza.

“Il 63% dell’intero fatturato italiano della produzione di plastica è da noi”, ha spiegato Bonaccini. Solo in Emilia-Romagna il comparto ha 17.000 addetti e muove oltre 4 miliardi.  

Varrà ancora il vecchio detto per cui gli ecologisti son come i cocomeri: fuori verdi e dentro rossi?