di Giulia Bianco
Tra le “bambine reazionarie”, un posto speciale sicuramente lo merita una reazionaria d’eccezione, Santa Giovanna d’Arco.
La pulzella d’Orleans nasce nel 1412 in una famiglia di contadini, a Domremy; nasce nella fase acuta del conflitto, in una Francia divisa e stremata dalla pressione fiscale. Giovanna è poco più che bambina quando cominciano le sue locuzioni interiori e la voce di San Michele arcangelo le parla della sua vita e del suo futuro.
Nel corso dell’adolescenza, le voci aumentano, si aggiungono nel celeste colloquio, le voci di due giovani sante Margherita di Antiochia e Caterina d’Alessandria; Giovanna custodisce con pudore le conversazioni che ha con i santi, ma smette di tacere quando è chiaro che questi colloqui la preparano al suo destino: salvare la Francia. Il disegno per lei, espresso con le parole delle sante, è che lasci affetti e famiglia, raggiunga il Delfino di Francia, Carlo e salvi la Francia dall’invasione inglese.
Dio pone nelle mani di una giovane, il destino della sua “figlia prediletta”, affinché si possa tornare in tempo di pace e giustizia; Giovanna parte, accogliendo la volontà di Dio come unica soluzione, e prova a raggiunge il Delfino.
Nel 1429 è presso Carlo e vuole incontrarlo, Dio le ha chiesto di mettersi al comando dell’esercito di Francia, ma, in un primo momento le viene impedito di parlare con il Delfino.
Viene sottoposta all’esame di ecclesiastici e teologi sia prima che dopo i colloqui, nessuno riesce a credere che Dio possa operare concretamente attraverso una piccola contadinella.
E’ sempre ritenuta equilibrata, meritevole di piena fiducia, Giovanna si sottomette all’autorità del suo futuro re, chiede il permesso di guidare un’offensiva contro gli inglesi, fa voto di verginità, abbandona tutto e si prepara a riorganizzare l’esercito.
Grazie ai suoi carismi straordinari motiva l’esercito, e tutti l’ammirano e le sono fedeli.
Riforma le forze francesi dalle fondamenta con uno stile rigoroso, quasi monastico: allontana le prostitute che seguono i soldati, bandisce ogni violenza gratuita e ogni saccheggio, vieta la bestemmia, molto in uso nell’esercito, impone la confessione e fa richiamare a proposito il suo padre spirituale, il reverendo Pasquerel che diventa il cappellano della truppa.
Tutti si dovranno riunire in preghiera, due volte al giorno, intorno allo stendardo e prima della battaglia si celebrerà la Santa Messa.
Lo stendardo sarà sempre portato in battaglia da un cavaliere, l’esercito vi marcerà dietro; è uno stendardo bianco con l’immagine di Cristo Re con ai lati gli arcangeli Michele e Gabriele, in basso ben evidenti i nomi di Gesù e Maria.
Tutte queste riforme servono anche a riequilibrare il rapporto tra soldati e popolo francese, che vittima di ogni scorreria ormai considerava l’esercito alla stregua di una banda di balordi.
Il 22 marzo 1429 Giovanna scrive una lettera agli inglesi, chiede giustizia per il suo popolo, chiede la liberazione della sua terra, che sia restituita al sangue reale, che in Francia governi un’autorità stabilita e consacrata dal Cielo; gli inglesi leggono il plico, non mandano nessuna risposta.
E’ l’otto maggio del 1429, Giovanna entra ad Orleans liberando la città dall’assedio, è portata in trionfo, diventa ufficialmente la “pulzella”.
Dieci giorni dopo è a Patay, l’esercito entra in battaglia preceduto da un corteo di sacerdoti che intona il “Veni Creator”, il suo carisma e la sua giovane età colpiscono i nemici, gli inglesi sono nuovamente sconfitti, il Delfino arriva a Reims, dove Giovanna ha riconquistato ogni terra, Carlo VI viene consacrato re di Francia.
Carlo VII ormai sovrano, sceglie di non seguire più le indicazioni di Dio che riceve dalle eroiche azioni della pulzella, decidendo di trattare con gli inglesi: Giovanna è addolorata, ma continua a combattere da sola, sostenuta
sempre dai colloqui con san Michele e gli altri santi, deve seguire la volontà di Dio e liberare la Francia dall’oppressore.
E’ il 24 maggio 1430, Giovanna è catturata dai borgognoni alleati degli inglesi, è il suo stesso popolo a cui cercava di restituire la libertà che la vende al nemico ed il nemico la compra per la somma altissima di 10.000 tornesi, ottenuti tassando ulteriormente la Normandia, altro territorio occupato; la Francia la tradisce e la vende, la stessa Francia miserevolmente la compra ed i suoi aguzzini la imprigionano a Rouen.
Viene accusata di eresia e stregoneria, è condotta di fronte al tribunale dell’Inquisizione, ma è un tribunale corrotto, in testa all’accusa il vescovo Cauchon che benché francese cura gli interessi degli inglesi, Cauchon corrotto dai borgognoni, salta ogni procedura, fa detenere Giovanna in una fortezza in mano inglese contrariamente alla procedura standard che prevedeva la detenzione sotto la cura dello stesso tribunale.
Con la complicità del cardinale Beaufort ambasciatore del re d’Inghilterra in Francia, il vescovo Cauchon condiziona tutto il collegio giudicante e spinge per una condanna esemplare, anche Carlo VII non manda aiuti alla pulzella, sembra dimenticare che la sua incoronazione è merito delle gloriose imprese della giovane; solo un sacerdote, Giovanni Lohier, si reca a Rouen, affermando che il processo è viziato dal vescovo corrotto e nessuna norma è rispettata, chiede di intervenire, seguendo gli atti vorrebbe far annullare il procedimento, ma per Giovanna non c’è scampo, il martirio che le era stato preannunciato da Santa Caterina d’Alessandria è ormai vicinissimo, è condannata al rogo.
Giovanna è soccorsa spiritualmente fino alla salita al patibolo, le sante che negli anni hanno lungamente colloquiato con lei, la sostengono e l’invitano alla serenità nel momento di questa “prova d’amore” a Dio; chiede e ottiene di confessarsi, prima di recarsi in piazza del mercato a Rouen per l’estremo atto, riceve la santa Eucarestia.
Salendo sulla pira invoca dal Padre celeste il perdono per i suoi carnefici, seraficamente si lascia legare al palo; le fiamme si alzano, Giovanna grida il nome di Gesù e poi grida ancora “Tenete la croce in alto, che io la possa vedere tra le fiamme”, poi con gli occhi fissi al glorioso legno, si consuma nel fuoco.
Le fiamme hanno divorato ogni parte del suo corpo, tra la cenere si ritrova intatto e rossissimo il suo cuore.
Un inglese, giunto in piazza per godere della morte dell’eroica condottiera, afferma di aver visto una colomba bianca alzarsi in volo tra le fiamme.
La figura di Giovanna D’Arco viene riabilitata dopo un’inchiesta chiesta da Carlo VII e sostenuta da Callisto III quattordici anni dopo il suo martirio; il vescovo Cauchon artefice del suo processo farsa è scomunicato post mortem, dinnanzi alla tomba del cardinale Beaufort suo accanito accusatore è posta una sua statua.
Nel 1909 papa Pio X la dichiara beata, nel 1920 è Benedetto XV a proclamarla santa, mostrando al mondo che quella pira in fiamme era stato il suo altare di gloria.
La pulzella d’Orleans è dichiarata patrona di Francia, nemmeno ventenne ha dimostrato come arrendendosi alla volontà di Dio e accettando senza condizioni la Sua grazia, si è artefici di un grande destino.
Santa Giovanna D’Arco è arsa per Dio il 30 maggio 1431, è venerata come protettrice dei martiri e dei perseguitati per la vera religione.
La condottiera di Francia ha lottato per la regalità di Cristo sulla terra, avanzando in battaglia dietro lo stendardo del Re della Gloria, al processo risponde ai suoi accusatori che la esortano a confessare le sue stregonerie e la obbligano all’obbedienza: “Dieu premier servi”.