dalle “Meditazioni per l’ottava di Natale e per gli altri giorni sino all’Epifania” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Le lagrime di Gesù bambino furono molto differenti da quelle degli altri bambini che nascono; questi piangono per dolore, Gesù non pianse per dolore, ma pianse per compassione di noi e per amore: Illi ex passione lugent, Christus ex compassione (S. Bernardo, serm. 3, in Nat.) [1]. Gran segno di amore è il piangere. Ciò appunto dicevano i Giudei allorché videro il Salvatore piangere nella morte di Lazaro: Ecce quomodo amabat eum (Io. XI, 36). Cosi poteano anche dire gli angeli mirando le lagrime di Gesù bambino: Ecce quomodo amat eos, ecco come il nostro Dio ama gli uomini, mentre per loro amore lo vediamo fatt’uomo, fatto bambino e piangere. Piangeva Gesù ed offriva al Padre le sue lagrime per ottenere a noi il perdono de’ peccati: Lacrimae illae mea delicta laverunt, dicea S. Ambrogio [2] Egli coi suoi vagiti e pianti domandava pietà per noi condannati alla morte eterna, e così placava lo sdegno del suo Padre. Le lagrime di questo divin Pargoletto oh come sapevano ben perorare a nostro favore! Oh quanto elle furono care a Dio! Allora fu che il Padre fece pubblicar dagli angeli ch’egli già faceva pace cogli uomini e gli riceveva in sua grazia: Et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Pianse Gesù per amore; ma pianse ancor per dolore, in vedere che tanti peccatori, anche dopo tante sue lagrime e sangue sparso per la loro salute, doveano seguire a disprezzar la sua grazia. Ma chi sarà così barbaro, che vedendo piangere un Dio bambino per le nostre colpe, egli ancora non pianga e non detesti quei peccati che tanto han fatto piangere questo amante Signore! Deh non accresciamo più pene a questo innocente Bambino, ma consoliamolo unendo le nostre alle lagrime sue. Offriamo a Dio le lagrime del suo Figlio, e preghiamolo che per quelle ci perdoni.

Affetti e preghiere.
Amato mio Bambino, dunque mentre stavate piangendo nella grotta di Betlemme, voi pensavate a me, mirando già fin d’allora i peccati miei ch’eran quelli che vi facevan piangere. Dunque, Gesù mio, io in vece di consolarvi col mio amore e colla mia gratitudine, in vedere quanto voi avete patito per salvarmi, io ho accresciuto il vostro dolore e la causa del vostro piangere? Se io meno avessi peccato, meno voi avreste pianto. Piangete, sì piangete, che avete ragione di piangere in vedere tanta ingratitudine degli uomini a tanto vostro amore. Ma giacché piangete, piangete ancora per me; le lagrime vostre sono la speranza mia.
Piango ancor io i disgusti che vi ho dati, o mio Redentore; l’odio, li detesto, me ne pento con tutto il cuore. Piango per tutti quei giorni e per quelle mie notti infelici in cui vissi nemico vostro e privo della vostra bella grazia; ma le lagrime mie, o Gesù mio, a che servirebbero senza le vostre? Eterno Padre, io v’offro le lagrime di Gesù bambino, per quelle perdonatemi. E voi, caro mio Salvatore, offritegli tutte le lagrime che per me spargeste nella vostra vita, e con quelle placatelo per me.
Vi prego ancora, o amor mio, con queste lagrime intenerite il mio cuore ed accendetelo del vostro santo amore. Ah potessi da oggi avanti col mio amore consolarvi tanto quanto vi ho dato di pena coll’offendervi! Concedetemi dunque, o Signore, che questi giorni che mi restano di vita, non mi servano più per disgustarvi, ma solo per piangere i disgusti che vi ho dati e per amarvi con tutti gli affetti dell’anima mia.
Oh Maria, vi prego per quella tenera compassione che tante volte provaste in veder piangere Gesù bambino, ad impetrarmi un continuo dolore dell’offese ch’io ingrato gli ho fatte.


[1] “Plorat quippe Christus, sed non sicut ceteri, aut certe non quare ceteri solent. In aliis sensus, in Christo praevalebat affectus. Patiuntur illi, non agunt, utpote nec ipsius adhuc usum voluntatis habentes. Illi ex passione lugent, Christus ex compassione” [Piange certamente Cristo, ma non come gli altri, non per lo stesso motivo per il quale gli altri sogliono pingere. Negli altri prevale il sentimento, in Cristo l’affetto. Patiscono gli altri, non agiscono, non avendo ancora l’uso della volontà. Quelli soffrono per dolore, Cristo per compassione] S. BERNARDUS, In Nativitate Domini, Sermo 3, n. 3. ML 183-124.
[2] “Meum ergo paupertas illa patrimonium est, et infirmitas Domini mea est virtus. Maluit sibi egere, ut omnibus abundaret. Me illius infantiae vagientis abluunt fletus, mea lacrimae illae delicta laverunt. Plus igitur, Domine Iesu, iniuriis tuis debeo quod redemptus sum, quam operibus quod creatus sum. Non prodesset nasci, nisi redimi profuisset” [Mio patrimonio è quella povertà e mia virtù è quella debolezza del Signore. Preferì stare nel bisogno perché tutti stessero nell’abbondanza. Quindi, o Signore Gesù, debbo di più alle ingiurie da te patite e per le quali sono stato redento, che per quanto hai operato nel crearmi. A nulla avrebbe giovato nascere, se non avesse giovato l’esser redento] S. AMBROSIUS, Expositio Evangelii secundum Lucam, lib. 2, n. 41 (in Luc. II, 6, 7.) ML 15-1568.