dalle “Meditazioni per l’ottava di Natale e per gli altri giorni sino all’Epifania” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Nasce Gesù nella stalla di Betlemme. Ivi la povera Madre non ha né lana né piume da farne il letto al tenero Bambino. Ond’ella che fa? aggruppa un mucchietto di paglia dentro una mangiatoia e ve lo mette sopra a giacere: Et reclinavit eum in praesepio [1]. – Ma, oh Dio, che questo letto è troppo duro e penoso per un fanciullino di fresco nato. Le membra di un bambino son troppo delicate, e specialmente le membra di Gesù formategli con modo speciale delicate dallo Spirito Santo, affinché foss’egli più sensibile alle pene: Corpus autem aptasti mihi (Hebr. X, 5) [2]. Onde gli riesce troppo sensitiva la pena di un letto così duro. Pena ed obbrobrio: e qual figlio mai di qualunque uomo plebeo, il più vile che sia, nascendo, è posto a giacer sulla paglia? la paglia è letto proprio de’ giumenti; e ad un Figlio di Dio non tocca altro letto in terra, che di vil paglia! San Francesco d’Assisi, mentre un giorno sedeva a mensa sentì leggere le suddette parole del Vangelo: Et reclinavit eum in praesepio. Ed allora disse: Come? sta il mio Signore su la paglia ed io starò a sedere? E così levossi da sedere, si gettò a terra ed ivi terminò il suo povero pranzo, mescolandolo con lagrime di tenerezza, in considerare il patir che faceva Gesù bambino stando a giacer sulla paglia [2].
Ma perché Maria, che tanto aveva desiderato di veder nato questo Figlio, perché ella che tanto l’amava, non lo teneva tra le sue braccia, ma lo pose a penare su quel letto così penoso? Misterio è questo, dice S. Tommaso da Villanova: Neque illum tali loco posuisset, nisi magnum aliquod mysterium ageretur [3]. Molti diversamente spiegano un tal mistero; ma più di tutte mi piace la spiegazione di S. Pier Damiani: Volle Gesù appena nato esser posto sulle paglie, per insegnarci la mortificazione de’ sensi: Legem martyrii praefigebat [4] Per li piaceri sensuali erasi perduto il mondo. Per questi si era perduto Adamo e tanti suoi discendenti sino a quel punto. Venne il Verbo Eterno dal cielo ad insegnare a noi l’amor del patire; e cominciò da bambino ad insegnarlo con eleggere per sé i patimenti più aspri che può avere un fanciullo. Ond’egli fu che ispirò alla Madre che lasciasse di ritenerlo su le morbide braccia, ma lo riponesse su quel duro letto a sentire maggiormente il freddo di quella grotta e le punture di quelle ruvide paglie.

Affetti e preghiere.
O innamorato dell’anime, o amabile mio Redentore, dunque non vi basta la Passione dolorosa che vi aspetta, la morte amara che vi sta preparata sulla croce, che volete sin dal principio di vostra vita, sin da bambino cominciare a patire? Sì, perché sin da bambino voi volete cominciare ad esser mio Redentore e soddisfare la divina giustizia per li peccati miei. Voi vi eleggete la paglia per letto, per liberare me dal fuoco dell’inferno, dove ho meritato più volte d’esser gittato. Voi piangete e vagite su questa paglia, per impetrare a me con le vostre lagrime il perdono dal vostro Padre. Ah che queste vostre lagrime mi affliggono e mi consolano. Mi affliggono per la compassione, in vedere voi bambino innocente tanto penare per delitti non vostri. Ma mi consolano, mentre ne’ vostri dolori riconosco la mia salute e l’amore immenso che mi portate.
Ma non voglio no, Gesù mio, lasciarvi solo a piangere e penare. Voglio piangere ancor io che solo merito di piangere per li disgusti che vi ho dati. Io che ho meritato l’inferno non ricuso qualsivoglia pena, purché ricuperi la vostra grazia, o mio Salvatore. Perdonatemi voi, rimettetemi nella vostra amicizia, fate ch’io vi ami, e poi castigatemi come volete. Liberatemi dalle pene eterne, e poi trattatemi come vi piace. Non vi cerco piaceri in questa vita: non merita piaceri chi ha avuto l’ardire di disgustare voi, bontà infinita. Son contento di soffrire tutte le croci che voi m’invierete; ma, Gesù mio, vi voglio amare.
O Maria, voi che accompagnaste sì bene con le vostre pene le pene di Gesù, voi impetratemi la forza di soffrir le pene mie con pazienza. Povero me se dopo tanti peccati non patisco qualche cosa in questa vita! E beato me se avrò la sorte di accompagnare patendo voi, madre mia addolorata, e Gesù mio sempre afflitto e crocifisso per mio amore!


[1] “E lo pose a giacere in una mangiatoia” (Luc. II, 7).
[2] “Mi  hai formato un corpo”
[3] Questo fatto – o un altro simile- viene così riferito dai Tres socii (Leone, Rufino e Angelo. Acta SS. Bollandiana, die 4 octobris, Appendix ad Vitam primam, n. 15): “Cum autem semel ad manducandum sederet, dixit ei frater quidam, quod beata Virgo in hora  comestionis ita fuerat paupercula, quod non habebat quid daret Filio ad manducandum. Quod audiens Vir Dei suspiravit cum magno dolore, mensaque relicta, panem super nudam terram comedebat
[4] “Neque enim casu putandum est accidisse, quod Puer Iesus in praesepio poneretur: non deerant Virgini vires ad sustentandum Puerum: neque illum utique tali loco posuisset, nisi magnum aliquod in illo praesepio mysterium ageretur” [Non si creda che fu per caso che Gesù Bambino venisse posto nella mangiatoia: non erano venute certo meno le forze della Vergine per prendersi cura del Bambino, né lo avrebbe posto in tale luogo se in quella mangiatoia non vi fosse rappresentato un gran mistero] S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Natalis Domini, Concio 1, n. 8. Conciones, Mediolani, 1760.
[5] “Egreditur et cum paupertate, quia, pannis vilissimis indutus et praesepi durissimo reclinatus, iam ex tunc sanctissimis membris legem martyrii praefigebat” [Viene al mondo e nella povertà, poiché avvolto in vilissimi panni e riposto in una durissima mangiatoia, e già da allora insegnava la legge del martirio] S. PETRUS DAMIANUS, Sermo 11, De Annuntiatione Beatissimae Virginis Mariae. ML 144-362.