da Storia universale della chiesa cattolica dal principio del mondo sino ai dì nostri dell’abate Rohrbacher, Vol. XII, Torino, 1861, pp. 600-601.
a cura di Giuliano Zoroddu

Il dì 13 dicembre 1545 il primo dei Legati, Cardinale del Monte, si volse ai Padri del Concilio dicendo: “All’onore e alla gloria della santa e indivisibile Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito santo, pel crescimento e l’esaltazione della fede e religion cristiana, per l’estirpazione delle eresie, la pace e l’unione della Chiesa, la riforma del clero e del popolo cristiano, e per l’umiliazione e l’estinzione dei nemici del nome cristiano, vi piace di ordinare che sia cominciato il santo concilio generale di Trento, e di dichiarare che esso è aperto?“. Essi risposero: Placet, ci piace. – “E siccome la solennità della nascita di nostro Signore Gesù Cristo è vicina, e vi sono diverse altre feste di seguito negli ultimi giorni dell’anno che finisce e nei primi di quello che comincia, giudicate voi che la prossima prima sessione si tenga il giovedì dopo l’epifania, che sarà il settimo giorno di gennaio dell’anno 1546?“. Essi risposero: “Lo giudichiamo ben fatto“.
In questa guisa si apri il concilio di Trento, sotto la presidenza dei tre legati di papa Paolo III: Giovanni Maria del Monte, di Arezzo, cardinale vescovo di Palestrina; Marcello Cervini, di Monte Puleiano cardinale prete del titolo di S. Croce; Reginaldo Polo, del sangue reale d’Inghilterra, cardinale prete del titolo di s. Maria in Cosmedin, e di poi legato in Inghilterra e arcivescovo di Cantorberi. I due primi diventeranno papi sotto il nome di Giulio III e di Marcello II; il terzo era degno del pari di esserlo, e più volte fu per diventarlo.
A questa prima sessione convennero, oltre i cardinali, quattro arcivescovi, ventidue vescovi, cinque Dei generali di ordini con un numero grande di dottori secolari e regolari.
Da sé soli i quattro arcivescovi rappresentavano le principali parti dell’Europa cristiana. Olao Magno, arcivescovo d’Upsala, esiliato dalla sua sede dall’eresia trionfante, recava in seno al concilio gli ultimi sospiri della Scandinavia cattolica.
Roberto Wanschop, scozzese, arcivescovo d’Armagh, primate d’Irlanda, veniva a rendere testimonianza alla fede antica, che, più fedele e più generosa della Scandinavia, la povera Irlanda conserverà intatta per ben tre secoli in mezzo alle sanguinose persecuzioni della potente Inghilterra.
L’arcivescovo di Aix in Provenza era colà per professar la fede di s. Luigi, che la Francia cattolica conserverà nonostante il tralignamento dei figliuoli di s. Luigi, i quali studieranno di corromperla colla loro politica e talvolta coll’esempio, senza essere né tanto chiaroveggenti da accorgersene, né tanto tristi da volere un tanto male.
Finalmente Pietro Tagliava, siciliano, arcivescovo di Palermo in Sicilia, con parecchi vescovi italiani, rappresenta Italia sempre fedele e condannante l’infedeltà della Grecia, dell’Asia Minore, della Siria e d’altri popoli.
La Spagna , che del paro che il Portogallo, dopo scacciati i maomettani dalla penisola, si adoperava a portar la fede cristiana nel nuovo mondo, nel Messico e nel Perù, come il Portogallo nel Brasile, nell’India e nei Giappone; la Spagna era presente a Trento sin dalla prima sessione, nella persona di diversi suoi vescovi.
Rispetto all’Alemagna, per la cui guarigione la cristialiità si raccoglieva in concilio, la parte sana vi aveva qual rappresentante il cardinale vescovo di Trento e il procuratore dell’arcivescovo di Magonza; la parte inferma vi manderà anch’essa persone, né già per cercare il rimedio alla sua malattia ma sì per tentare di comunicarla al rimanente del corpo.
“Per l’esaltazione della Fede e l’estirpazione dell’eresia”. L’apertura del Concilio di Trento
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“Per l’esaltazione dell’eresia e l’estirpazione della Fede”. L’apertura del Pontificato di Bergoglio