di Charlie Bunga Banyangumuka

Oggi, in tempi di rispolverate, si danno patenti di riforma a chiunque, dimenticandosi che il primo attributo dei riformatori sia quello della santità.
Un caso di riformatore serio, che davvero portò benefici alla Chiesa di Cristo, fu senz’altro sant’Arialdo (1010 – 27 giugno 1066) .
Egli fu protagonista della lotta contro l’arcivescovo Guido da Velate e una parte del clero milanese, colpevole di simonia e nicolaismo.
Spalleggiato dal capo delle milizie, sant’Erlembaldo Cotta, nominato Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa da Alessandro II, che appoggiava il movimento moralizzatore, Arialdo promosse una riforma del clero riportandolo alla stretta osservanza della dottrina evangelica e dei precetti cattolici.
Per le sue opere, invise all’immorale Arcivescovo, sant’Arialdo venne portato sulle rive del Lago Maggiore con l’inganno. Ivi venne castrato, torturato e fatto a pezzi.
La sua opera tuttavia riuscì nell’intento di riportare alla Vera Dottrina e Disciplina la comunità ambrosiana.
Questi sono i riformatori, non certi eretici teutonici i quali nel loro “zelo riformatore” più per lo sbudellamento del Sommo Pontefice che per la correzione dei cattivi costumi acuì la corruzione invece che debellarla.