di Luca Fumagalli

Qualche giorno fa, leggendo alcune carte riguardanti dom Sylvester Houédard – un eccentrico monaco benedettino, tra le voci poetiche più interessanti della beat generation britannica – mi è capitato, per caso, di imbattermi nel nome di Christopher Tolkien: nel 1949 Houédard, prima di entrare in monastero per il noviziato, regalò agli amici i suoi beni più preziosi; a Christopher toccò il bastone da passeggio in ebano, con un pomello d’avorio finemente intarsiato (correva voce fosse appartenuto addirittura all’imperatore d’Abissinia).
In qualità di esecutore del patrimonio letterario paterno, la vita di Christopher Tolkien, purtroppo scomparso in data odierna alla veneranda età di 95 anni, può, in qualche modo, essere paragonata proprio a quel bastone. Con lo spirito di un San Cristoforo (nomen omen) ha infatti dedicato tutta la sua esistenza a dare forma editoriale a quella montagna di carte e appunti che il padre aveva lasciato nel cassetto dopo la sua morte. Facendosi carico di un nome pesantissimo come quello di J. R. R. Tolkien, un gigante della letteratura occidentale del Novecento e tra gli autori cattolici più blasonati, Christopher ha dato alle stampe numerosi inediti dedicati alla Terra di Mezzo – tra gli altri, Il Silmarillion (1977), I Racconti Incompiuti (1980), la History of Middle-earth (1983-1996) e i recenti I Figli di Hurin (2007) e Beren e Luthien (2017) – contribuendo in maniera determinante alla fortuna postuma de Il Signore degli Anelli e degli altri grandi romanzi del genitore.
Dunque, se quello di J. R. R. Tolkien è ancora oggi un nome conosciuto e stimato da una foltissima schiera di appassionati lettori di tutto il mondo, molto lo si deve anche a Christopher, che con pazienza e devozione ha saputo farsi docile strumento per portare ancora più lontano, verso nuovi confini, l’opera paterna. Istituzioni quali la Tolkien Society e i film di Peter Jackson hanno dato un contributo notevole in tal senso, ma senza la passione del terzogenito di casa Tolkien – passione che ha significato sia la fatica della ricerca che l’amore per la letteratura paterna – di certo non sarebbe stata la stessa cosa.
Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis, requiescant in pace. Amen
Carissimi amici di Radio Spada, sarebbe cosa assai gradita se fate un articolo sulla pessima nuova traduzione del Signore degli anelli a cura di Wu Ming/aist/Fatica
https://www.radiospada.org/2019/11/il-nuovo-tolkien-della-associazione-italiana-studi-tolkieniani-e-della-wu-ming-foundation/