dalle “Meditazioni per l’ottava di Natale e per gli altri giorni sino all’Epifania” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Oh Dio, chi non lo compatirebbe, se vedesse un principino figlio d’un monarca nato così povero, che se ne stesse a giacere in una spelonca umida e fredda, e non avesse né letto né servi né fuoco né panni bastanti a riscaldarlo.- Ah Gesù mio, voi siete il Figlio del Signore del cielo e della terra, e voi siete quello che in questa fredda grotta non avete altro che una mangiatoia per culla, altro che paglia per letto, altro che poveri pannicelli per coprirvi. Gli angeli vi stanno d’intorno a lodarvi, ma niente soccorrono alla vostra povertà. Mio Redentore, quanto più povero siete, più vi rendete a noi amabile; mentre a tal fine avete abbracciata tanta povertà, per farvi da noi più amare. Se nasceste in una reggia, se aveste una culla d’oro, se v’assistessero i primi principi della terra, voi vi tirereste dagli uomini maggior rispetto, ma meno amore; ma questa grotta dove giacete, questi vili pannicelli che vi coprono, questa paglia che vi serve di cultrice, questa mangiatoia che vi serve di culla, oh come si tirano i nostri cuori ad amarvi, mentre voi vi siete fatto così povero per farvi a noi più caro. Quanto pro me vilior, dice S. Bernardo, tanto mihi carior [1]. Voi vi siete fatto povero, per fare noi ricchi delle vostre ricchezze, cioè della grazia e della gloria: Egenus factus est … ut illius inopia vos divites essetis (II Cor. VIII, 9) [2].
La povertà di Gesù Cristo fu per noi una gran ricchezza, poich’ella ci muove ad acquistarci i beni del cielo con disprezzare quelli della terra.- Ah Gesù mio, questa vostra povertà ben ha indotti tanti santi a lasciar tutto, ricchezze, onori e regni, per esser poveri con voi povero. Deh staccate me ancora, o mio Salvatore, dall’affetto ai beni della terra, acciocché sia fatto degno di acquistare il vostro santo amore, e cosi di possedere voi bene infinito.
Affetti e preghiere.
Oh potessi dirvi ancor io, o santo Bambino, col vostro caro S. Francesco: Deus meus et omnia! [3] E con Davide: Quid … mihi est in caelo? et a te quid volui super terram? … Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum (Ps. LXXII, 25, 26) [4]. Sicché da oggi avanti io non bramassi altra ricchezza che quella del vostro amore, e questo mio cuore non fosse più dominato dalle vanità del mondo, ma voi solo, amor mio, ne foste l’unico Signore. Ma sì che voglio cominciarlo a dire: Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum. – Misero per lo passato ho cercati i beni terreni e non ho provato che spine e fiele! Mi dà più contento il trovarmi ora a’ piedi vostri a ringraziarvi ed amarvi, che non mi hanno dato di contento tutti i miei peccati. Un solo timore mi affligge, il timore che non mi abbiate ancora perdonato; ma le vostre promesse di perdonar chi si pente: il vedervi fatto cosi povero per amor mio: il sentirmi da voi chiamare ad amarvi: le lagrime, il sangue che avete sparso per me: i dolori, le ignominie, la morte amara che avete per me sofferta, mi consolano e mi fanno sperare certamente il perdono. E se mai non mi aveste perdonato, ditemi che ho da fare? Volete ch’io mi penta? io mi pento con tutto il cuore d’avervi disprezzato, o Gesù mio. Volete ch’io v’ami? io v’amo più di me stesso. Volete ch’io lasci tutto? si tutto lascio e a voi mi dono; e so che voi m’accettate, altrimenti io non avrei né pentimento né amore né desiderio di darmi a voi. Dunque io a voi mi do, e voi già mi accettate. Io v’amo e voi ancora mi amate. Non permettete che questo amore fra voi e me s’abbia mai più da sciogliere.
Madre mia Maria, ottenetemi voi ch’io ami sempre Gesù e sia amato sempre da Gesù.
[1] “Quanto enim minorem se fecit in humanitate, tanto maiorem exhibuit in caritate; et quanto pro me vilior, tanto mihi carior est” [Quanto più piccolo si fece nell’umanitò, tanto più grande si dimostrò nella carità; e quanto per me si fece povero, tanto mi è più caro] S. BERNARDUS, In Epiphania Domini, Sermo 1, n. 2. ML 183-143.
[2] “Diventò povero per voi, affinchè della povertà di lui voi diventaste ricchi”
[3] Oratio quotidiana B. P. Francisci: S. FRANCISCUS ASSISIAS, Opera, I, Pedeponti, 1739, pag. 20. – MARCO DA LISBONA, Croniche del P. S. Francesco, lib. 1, cap. 8.
[4] “Imperocché qual cosa havvi mai per me nel cielo, e che volli io da te sopra la terra? La carne mia, e il mio cuore vien meno, o Dio del mio cuore, e mia porzione, o Dio, nell’eternità”
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