Alcune poesie di Giovan Battista Marino (Napoli, 14 ottobre 1569 – 25 marzo 1625), la più alta espressione della poesia barocca italiana, sui principali eresiarchi della pretesa Riforma raccolte da Giuliano Zoroddu.

MARTINO LUTERO

Volpe malvagia, che ’l terren fiorito
de la vigna di Cristo incavi e rodi;
lupo fellon, che con furtive frodi
il fido ovile hai lacero e tradito;
immondo corvo, che, de l’arca uscito,
di putrid’ésca ti nutrisci e godi;
perfida iena, che ’n sagaci modi
formi d’umana voce un suon mentito;
iniqua aragna1, che a le mosche ordisci
reti vane d’error; rana loquace,
che, sommersa nel fango, al ciel garrisci;
Piton, che ’l mondo ammorbi; idra ferace
di mille avide teste, ahi! come ardisci
sotto aspetto vezzoso esser vorace?

ELISABETTA D’INGHILTERRA

Chi di questa sacrilega e profana
anglica Iezabel2 formò l’imago,
che, di sangue innocente aprendo un lago,
fe’ di martiri ognor strage inumana;
darle volto devea di tigre ircana3
di serpe cironea, d’arabo drago;
e, se d’effigiarla era pur vago,
ritrar Progne4 crudele o Scilla insana,
ritrar Medea5, Medusa6, Alcina7, Armida8,
o Circe9, o Sfinge10, o vipera, o cerasta,
idra, chimera, arpia, furia omicida:
ch’indegna è ben, se l’arte a tanto basta,
che donna si dipinga o che s’incida
donna, che ’n sé di Dio l’effigie ha guasta.

CALVINO

Quel vento Aquilonar, ch’alta procella
a la nave Apostolica commosse,
e co’ gelidi fiati estinse e scosse
de la fede Germana ogni facella:
quella sferza d’Abisso horrida, quella,
che del buon culto la pietà percosse,
e che rigida ancor più che mai fosse
d’Anglia, e di Gallia i popoli flagella:
quel gran nemico di furor di vino,
predicando, e scrivendo offese il vero:
quell’hom di cor diabolico, e ferino,
rubello a Christo, e contumace a Piero:
chi tosto non dirà, questi è Calvino?

PIETRO MARTIRE11, TEODORO BEZA12 E FILIPPO MELANTONE13 IN UN QUADRO

O crudo Gerion14, che con legame
di nefanda union stringi tre teste,
che vomitando fuor di Tartarea peste,
infettan l’alme di veleno infame.
Cerbero15 ingordo, le cui fiere brame
hanno in un tre voragini conteste,
né d’or, d’honore, e di lussuria in queste
s’estingue mai l’infaticabil fame.
Arco tricorde, ch’empi strali aventi,
aspre trinlingue, che a l’humana vita
scocchi d’ira mortal punte nocenti.
Grippo di tre cordon, man di tre dita,
triade di Furie, in te sol de le genti
la ruina fatale è tripartita.


Fonti:
Giovan Battista Marino, Poesie varie, a cura di Benedetto Croce, Bari, 1913.
La Galleria del Cavalier Marino, Venezia, 1674.


[1] “ragno”
[2] Moglie di Acab, re di Israele. Introdusse il culto di Baal e si macchiò di altri crimini. Le si oppose, ricambiato, il santo profeta Elia. Fu uccisa e il suo cadavere divenne il pasto dei cani. La sua storia è raccontata nel Primo Libro dei Re.
[3] “Dell’Ircania, regione dell’antica Persia, nota nell’antichità e ricordata nella poesia italiana d’ispirazione classica per la sua montuosità e boscosità e per l’abbondanza di tigri che la popolavano e che si dicevano ferocissime” (Vocabolario Treccani)
[4] Personaggio del mito greco: uccise il figlio Iti e ne imbandì le carni al marito Tereo re di Tracia, per vendicarsi del fatto che costui avesse violentato e mozzato la lingua a sua sorella Filomela.
[5] Personaggio del mito greco: uccise i figli avuti da Giasone per vendicarsi del tradimento di lui.
[6] Mostro della mitologia greca che pietrificava chiunque la guardasse.
[7] Potente e malvagia fata presente nell’Orlando Furioso dell’Ariosto.
[8] Maga musulmana presente nella Gerusalemme Liberata del Tasso.
[9] Maga e/o divinità del mito greco che trasformava gli uomini in bestie.
[10] Mostro che, nel mito greco, poneva ai visitatori un indovinello, la cui non risoluzione comportava la morte.
[11] Pietro Martire Vermigli (Firenze, 8 settembre 1499 – Zurigo, 12 novembre 1562), prete agostiniano apostata, prima aderente alle teorie luterane, infine zuingliano e calvinista. Ebbe notevole influsso nella formazione delle dottrine anglicane. Fu confutato dal padre Lainez ai Colloqui di Poissy (vedi qui).
[12] Teodoro Beza (Vezelay, 24 giugno 1519 – Ginevra, 13 ottobre 1605) stretto collaboratore di Giovanni Calvino.
[13] Filippo Melantone (Bretten, 16 febbraio 1497 – Wittenberg, 19 aprile 1560) stretto collaboratore di Martin Lutero, codificatore della Confessione Augustana, la professione di fede luterana presentata a Carlo V.
[14] Gigante con tre teste, tre busti e sei braccia ma con un solo bacino e di conseguenza due sole gambe. Fu ucciso da Ercole.
[15] Il cane a tre teste che stava a guardia dell’oltretomba.