Già in preparazione il primo impianto a Seattle e già in vigore la legge per la ricezione dei “resti” nello Stato di Washington. Uno dei video ufficiali del gruppo Recompose spiega che “è tempo di avere una nuova relazione con questo importante avvenimento” (la morte). Obiettivo per l’inizio delle attività? Dicembre 2020. Costi? Diventare terriccio potrebbe costare attorno ai 5500 dollari: We are tentatively aiming for a price of $5500 for the Recompose service.
Ma che succede? La operazioni implicano il posizionamento del corpo in una larga cassa con trucioli, paglia ed erba medica, poi l’ambiente esagonale (vedere sotto) viene riscaldato a più di 65 gradi per aiutare la decomposizione.
In Recompose, tra le figure cardine c’è anche una death doula, una sorta di assistente per le questioni relative alla morte che si presenta così:
Alua Arthur is a death doula, attorney, and the founder of Going with Grace, an end of life planning organization that exists to support people as they answer the question ‘What must I do to be at peace with myself so that I may live presently and die peacefully?‘
L’orizzonte gnostico-panteistico – ben condito di fini ambientalistici – non manca. Alla domanda: in cosa consiste la nostra visione? Si risponde:
The transformation of human to soil happens inside our reusable, hexagonal Recomposition Vessels. When the process has finished, families will be able to take home some of the soil created, while gardens on-site will remind us that all of life is interconnected.
“Trasformare umani in terreno”, “ricordarci che tutta la vita è interconnessa”. Sembra il Sinodo amazzonico, insomma.
Sul sito di Repubblica si trova qualche informazione in più:
Anche la morte ha un impatto ambientale sul nostro Pianeta. O meglio, le tecniche di sepoltura incidono in modi diversi sull’ecosistema. “Ogni anno negli Stati Uniti è sepolta la stessa quantità di metallo necessaria a costruire il Golden Gate di San Francisco”, sostiene Katrina Spade, fondatrice di Recompose, l’azienda che a Seattle ha avviato il primo impianto di compostaggio umano dove i defunti saranno trasformati in terriccio.
E si aggiunge:
Quello sullo smaltimento dei corpi dei defunti per ridurre l’impatto ambientale è un tema affrontato da diversi team di specialisti nel mondo. In Svezia, unico caso in Europa, dal 2005 è legale un processo di congelamento del corpo che permette di disperdere i resti in natura. Una volta reso rigido, attraverso un moto oscillatorio, si scompone in frantumi che finiscono poi nel terreno.
Molto interessante !
Poichè l’ età ed un acciacco ormai in fase avanzata non mi consentono un orizzonte temporale molto più ampio di un anno o due, sto da tempo pensando ad un alloggio definitivo.
Per il momento ho optato per la cremazione, ma l’ opzione del compostaggio, se fosse possibile in Italia in tempi molto brevi, ha destata la mia curiosità.
Niente a che fare con il sinodo amazzonico, beninteso, che al contrario mi disgusta.
Dal momento che vivo in Valtellina, con i suoi numerosi e pregiatissimi vigneti, l’ idea di andare a curarli dalla parte delle radici mi intriga non poco.
Mi si perdoni la presunzione ma sono sicuro di poter contribuire ad un vino di altissima qualità.
5500 euro mi sembra un’esagerazione.
Forse il metodo piu’ economico ed ecosostenibile sarebbe avere parchi in ogni citta’ dedicati alla sepoltura di cadaveri senza involucri, cosi’ da rendere la decomposizione veloce, senza sprecare terreno.
Magari i nomi delle persone che decidono questo tipo di sepoltura potrebbero essere segnalati sugli alberi cresciuti sopra i loro corpi.
Un altro metodo, forse molto piu’ ecologico ed economico, sarebbe quello gia’ previsto in alcuni stati USA ( non penso altrove ) di mettere il corpo in acqua riscaldata insieme ad enzimi che lo dissolvono completamente in poche ore. Il liquido risultante puo’ poi essere disperso nella rete fognaria gia’ presente ovunque.