Andrò controcorrente e, a differenza della maggior parte dei food blogger, per San Valentino non pubblicherò nessun piatto con cuori e cuoricini. Non ho mai festeggiato il 14 febbraio e, approfondendo la storia di San Valentino da Terni, ho avuto la conferma che questo santo non c’entra niente con gli innamorati. Grazie al blog unapennaspuntata.com ho addirittura scoperto che i San Valentino martirizzati il 14 febbraio sono due. La storia si complica quando a loro si aggiunge un terzo santo omonimo, festeggiato il 2 maggio. Ma andiamo con ordine.
San Valentino nacque ad Interamna Nahars (l’attuale Terni) in una famiglia patrizia nel 176, si convertì al cristianesimo e fu consacrato vescovo di Terni nel 197 a soli 21 anni. Fu martirizzato a Roma nel 273 d.C. dall’imperatore Aureliano, il 14 febbraio. Dopo la sua morte fu sepolto a Roma, sulla via Flaminia; le sue reliquie furono successivamente traslate a Terni, nella basilica di San Valentino.
L’altro San Valentino, sacerdote, fu martirizzato a Roma il 14 febbraio del 269 d.C. e fu sepolto anch’egli sulla via Flaminia. La confusione tra i due Valentino esisteva già nel Medioevo. Purtroppo, le agiografie non aiutano a fare chiarezza, perché sono molto stringate.
Sicuramente fino al 1493 San Valentino non è mai stato associato all’amore. Da ciò si evince anche la falsità della diceria che la Chiesa avrebbe fissato la festa di San Valentino il 14 febbraio per cristianizzare i Lupercali romani, riti di fertilità pagani.
La prima attestazione dell’associazione tra San Valentino e l’amore risalirebbe a Geoffrey Chaucer (l’autore dei “Racconti di Canterbury”). Nel 1382, il poeta scrive una composizione per festeggiare l’unione di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia ma il “Valentine’s Day” a cui si fa riferimento nei suoi versi, sarebbe il 2 maggio. In questo giorno si festeggia San Valentino di Genova, vissuto nel IV secolo. Però nemmeno questo Valentino aveva a che fare con l’amore e Chaucer probabilmente l’ha citato non perché all’epoca fosse il patrono degli innamorati ma per sottolineare che il fidanzamento si era svolto in primavera, un periodo propizio alla nascita di nuovi amori. Chaucer non aveva nessuna intenzione di dare vita a questa tradizione ma qualche decennio dopo, l’amore comincia un po’ alla volta ad essere associato a San Valentino (uno dei due che si festeggiano il 14 febbraio).
La cosa certa è che il “Valentine’s Day” è una festività tutta anglosassone. La festa di San Valentino del 14 febbraio associata agli innamorati, storicamente nasce all’inizio del ‘400 ma le sue origini sono avvolte nel mistero. Sicuramente è una festa antica, medioevale, quindi è semplicistico liquidarla come festa consumistica inventata di recente dai negozianti. La cosa certa è che però è una festa che non c’entra niente con gli innamorati. Anche la leggenda di San Valentino che sposa i fidanzati è un’invenzione creata a posteriori per giustificare questa festa.
Per il giorno di San Valentino abbondano ricette create appositamente per la giornata degli innamorati, però nel calderone di ricette a forma di cuore, si trova anche qualche piatto della tradizione, come le polpette di carote che si preparano a San Valentino Torio, in provincia di Salerno, per la festa del patrono, durante la quale si svolge anche una sagra a loro dedicata.
Le autrici di “Santa pietanza”, il libro dal quale ho tratto la ricetta, giustamente pregano i gentili lettori di non farle a forma di cuore.
DOSI: 4 persone (24 polpette circa)
DIFFICOLTA’: Bassa
PREPARAZIONE: 20 minuti
COTTURA: 40 minuti
RIPOSO: 2 ore
COSTO: Basso
INGREDIENTI:
- ½ kg di carote
- 350 g di mollica di pane raffermo
- Latte q.b.
- 1 uovo
- 40 g di pecorino romano grattugiato
- Prezzemolo tritato q.b.
- Sale q.b.
- Pepe nero q.b.
- Pangrattato q.b.
- Olio EVO q.b.
PREPARAZIONE:
Per prima cosa, lavate, asciugate, spuntate e pelate le carote. La ricetta originale dice di cuocerle al vapore ma io non sono ancora pratica con la pentola a pressione e la uso solo con l’assistenza del marito, quindi, per evitare di farla esplodere, ho preferito cuocerle nella maniera tradizionale. Quindi, fatele cuocere per almeno 30 minuti (dipende dalla grandezza delle carote) in acqua bollente fino a quando saranno tenere.
Nel frattempo, tagliate la mollica di pane a pezzetti mettendola in una ciotola e bagnatela con del latte, mescolate, lasciatela ammorbidire e poi strizzatela.
Una volta che le carote saranno cotte, scolatele mettendole in un colino e fatele raffreddare completamente. Poi passatele nello schiacciapatate e raccogliete la purea in un colino a maglia stretta disposto su una ciotola e lasciatevela per almeno due ore, affinché perda tutto il liquido. Passato questo tempo, strizzate la purea.
A questo punto, mettete la purea di carote in una ciotola, unitevi l’uovo, il pane, il formaggio, il prezzemolo tritato, il sale ed il pepe. Se il composto fosse troppo morbido, aggiungete il pangrattato necessario a dargli consistenza.
Ora, formate delle palline e friggetele in olio caldo, girandole ogni tanto per farle cuocere in modo omogeneo. Poi scolatele con una schiumarola e ponetele su un piatto con della carta da cucina per far assorbire l’unto in eccesso.
Alla prossima ricetta,
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