«Da stamattina, il Crocifisso di Don Camillo è esposto all’esterno della chiesa di Brescello. Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, faccia cessare l’epidemia su Brescello, l’Italia e il mondo intero!». Questo l’annunzio del parroco di Brescello.

Piccoli ritorni di quel “devozionismo” che il modernismo conciliare e post-conciliare, erede dei deliri protestanti e giansenisti, volle sradicare dal popolo cristiano.

Coronavirus, il parroco di Brescello espone il crocifisso di Don Camillo: «Cristo, ferma l'epidemia»

E ci sovvengono in mente quelle parole dello stesso Cristo: «Siccome Mosè innalzò nel deserto il serpente; nella stessa guisa fa d’uopo, che sia innalzato il Figliuolo dell’uomo. Affinché chiunque in lui crede, non perisca»; ed ovviamente quelle che Giovannino Guareschi mette in bocca al suo don Camillo nella famosa scena della benedizione del Po:
«Gesù» disse ad alta voce don Camillo «se in questo sporco paese le case dei pochi galantuomini potessero galleggiare come l’arca di Noè, io vi pregherei di far venire una tal piena da spaccare l’argine e da sommergere tutto il paese. Ma siccome i pochi galantuomini vivono in case di mattoni uguali a quelle dei tanti farabutti, e non sarebbe giusto che i buoni dovessero soffrire per le colpe dei mascalzoni tipo il sindaco Peppone e tutta la sua ciurma di briganti senza Dio, vi prego di salvare il paese dalle acque e di dargli ogni prosperità».
«Amen» disse dietro le spalle di don Camillo la voce di Peppone.
«Amen» risposero in coro, dietro le spalle di don Camillo, gli uomini di Peppone che avevano seguito il Crocifisso.