Con tetragona sicurezza diceva Pio XII : «Se voi volete essere vicini a Cristo, Noi anche oggi vi ripetiamo “Ite ad Ioseph“: Andate da Giuseppe! (Gen. XLI, 55)». Con altrettanta saldissima fiducia e certa speranza rivolgiamoci dunque noi all’ultimo dei Patriarchi che meritò di essere Sposo verginale della Madre di Dio e di esser detto padre del Verbo Incarnato, recitando in un suo onore questa novena, chiedendogli le sospirate grazie.
☩ In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
1. O San Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a voi ricorro, affinché m’imploriate la grazia, per la quale mi vedete gemere e supplicare davanti a voi. E’ vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che provo sono forse il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? “Ah! No!” – mi risponde la vostra grande devota Santa Teresa – “No certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione dei Patriarca San Giuseppe; andate con vera fede da lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande”. Con tanta fiducia, mi presento, quindi, davanti a voi e imploro misericordia e pietà. Deh!, per quanto potete, o San Giuseppe prestatemi soccorso nelle mie tribolazioni. Supplite alla mia mancanza e, potente come siete, fate che, ottenuta per la vostra pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al vostro altare per rendervi l’omaggio della mia riconoscenza.
Pater, Ave, Gloria
2. Non dimenticate, o misericordioso San Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che fosse, è ricorsa a voi, rimanendo delusa nella fede e nella speranza in voi riposte. Quante grazie e favori avete ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla vostra protezione sono stati esauditi. Deh! non permettete, o gran Santo che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo dei vostro conforto. Mostratevi buono e generoso anche verso di me, ed io, ringraziandovi, esalterò in voi la bontà e la misericordia del Signore.
Pater, Ave, Gloria
3. O eccelso Capo della Sacra Famiglia, io vi venero profondamente e di cuore v’invoco. Agli afflitti, che vi hanno pregato prima di me, avete concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnatevi quindi di consolare anche l’animo mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle ingiustizie da cui è oppresso. Voi, o sapientissimo Santo, vedete in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io ve li esponga con la mia preghiera. Voi dunque sapete benissimo quanto mi è necessaria la grazia che vi domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da voi spero d’essere confortato: da voi, o glorioso Santo. Se mi concedete la grazia che con tanta insistenza io domando, prometto di diffondere la devozione verso di voi, di aiutare e sostenere le opere che, nel vostro Nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e dei poveri morenti. O San Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbiate pietà dei mio dolore!
Pater, Ave, Gloria
℣. Constituit eum dominum domus suæ.
℞. Et principem omnis possessionis suæ.
℣. Ora pro nobis, sancte Joseph.
℞. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Deus, qui in ineffabili providentia beatum Joseph sanctissimæ Genetricis tuæ Sponsum eligere dignatus es, præsta, quæsumus, ut quem protectorem veneramur in terris, intercessorem habere mereamur in cœlis: Qui vivis et regnas in sæcula sæculorum. Amen.
INDULGENZE
Ai fedeli che parteciperanno alla novena pubblicamente celebrata prima della festa di san Giuseppe, Sposo della beata Vergine Maria, si concede: un’indulgenza di sette anni in qualsiasi giorno; un’indulgenza plenaria se avranno assistito ad almeno cinque giorni della novena. A coloro invero che durante lo stesso tempo, pregheranno in privato in onore di san Giuseppe, col proposito di offrire lo stesso ufficio per nove giorni continui, si concede: un’indulgenza di cinque anni una volta in qualsivoglia giorno; un’indulgenza plenaria alle solite condizioni, una volta compiuto l’esercizio Dove il pio esercizio viene celebrato pubblicamente quest’ultima indulgenza può esser lucrata solo da coloro che saranno legittimamente impediti ad assistervi (S. C. Indulg., 26 nov. 1876; S. Paen. Ap., 4 mart. 1935).