di Charlie Bunga Banyangumuka
L’evangelizzazione dell’attuale Germania è ricca di esempi di santità; dal celeberrimo San Bonifacio che distrusse l’albero sacro dei Frisi a San Wigbert, gli esempi sono molti.
Fra i tanti eri della Vera Fede, che si avventurarono nelle antiche foreste teutoniche, vi è anche san Sturmio.
Nato a Lorch nel 705, città di San Floriano martire, Sturmio fu amico e collaboratore di San Bonifacio nell’evangelizzazione.
Dopo gli studi venne mandato in Assia, nel centro della Germania, dove convertì moltissimi pagani a Cristo.
Grazie a San Carlomanno, Maggiordomo di Palazzo, Bonifacio e Sturmio ottennero un terreno nei pressi del fiume Fulda, terreno che ospitava i resti di un forte franco, antico di quasi duecento anni.
Su quelle rovine, San Sturmio edificò l’Abbazia di Fulda, destinata ad essere il faro della Fede in Germania.
A simboleggiare questa nascita, Sturmio piantò solennemente la Santa Croce.
Per volontà di San Bonifacio, egli divenne il primo abate.
Era il 747.
San Sturmio si dedicò poi anima e corpo affinché la comunità monastica crescesse; affiliò la novella abbazia ai benedettini, viaggiando personalmente a Montecassino nel 748.
Sturmio lottò contro vescovi tedeschi affinché il complesso rimanesse slegato da qualsiasi diocesi e alla fine, grazie all’amico Bonifacio,nel 751 papa San Zaccaria concesse all’abbazia di rendere conto solo al Sommo Pontefice.
Dopo il martirio di Bonifacio, San Sturmio fece seppellire l’amico a Fulda,aumentandone la popolarità.
Soffrì la persecuzione per preservare l’indipendenza del complesso,arrivando finanche all’esilio.
Accompagnò Carlo Magno in un viaggio missionario in Sassonia; le fatiche della vita penitente tuttavia avevano indebolito il suo corpo, ma fortificato al Fede.
Carico di meriti, in questo viaggio moriva San Sturmio, la Tempesta di Dio.
Era il 779.
«Nel monastero di Fulda santo Sturmio, Abate ed Apostolo della Sassonia, il quale dal Papa Innocenzo secondo fu ascritto nel numero dei Santi nel secondo Concilio Lateranense» (Martirologio Romano del 17 dicembre)