La sostanziale unanimità della stampa aveva presentato la vicenda descrivendo il presunto ultimo gesto di don Berardelli: cedere un respiratore a un ragazzo più giovane.
Anche noi, trovando ampi riscontri, avevamo riportato la notizia in questi termini.
Ora però, a onore della verità, ci corre l’obbligo di precisare che a seguito di alcune verifiche i fatti sembrano essere andati un po’ diversamente. Ne parlano, tra gli altri, la Catholic News Agency nell’articolo “Fr. Berardelli was a man of self-sacrifice, but reports of a donated respirator are not true” e il Sussidiario, che riporta l’intervento di don Giulio Dellavite, Segretario Generale della Diocesi di Bergamo. Grassettature nostre:
Questo prete diventato famoso per questo dono, indipendentemente da come sia stato il dono finale della sua vita, lo è stato lo stile della sua vita”. Don Giuseppe, prima di andare in ospedale, alla notizia che ormai a Bergamo i posti in terapia intensiva andavano scarseggiando, aveva detto “se ci fosse uno più giovane di me gli lascio subito il posto e così presumibilmente è successo al momento del suo ricovero”. Nel momento in cui è stato ricoverato, ha spiegato Don Giulio, avrebbe poi avuto una crisi dopo un giorno. “La comunità a cui lui era legato ha avuto l’idea di dire cosa possiamo fare per il nostro parroco? Gli compriamo un respiratore o quant’altro”, ha precisato Don Giulio, “è stata una bella intenzione”. “Poi non c’è stata concretamente la possibilità perchè don Giuseppe è morto in 4 giorni e il respiratore di fatto non è arrivato e nessuno è riuscito a prenderlo, come pure all’interno dell’ospedale don Giuseppe ha fatto questa dichiarazione e questa è stata la sua donazione ma non è stato il gesto eroico della fine della vita, è stato lo stile della sua vita sempre così”, ha aggiunto.