di Massimo Micaletti

Stavolta parliamo di una Lamborghini il cui nome non ha origini direttamente… taurine sebbene suoni ugualmente bellicoso: la Estoque. La parola non è però del tutto estranea al mondo dei tori da combattimento: l’estoque infatti è una spada lunga e sottile con cui il torero uccide l’animale al secondo colpo, ossia quando non gli è riuscito di matarlo al primo attacco. E’ un’arma spettacolare e implacabile.

La Estoque è una Lamborghini del tutto fuori dagli schemi: è anomala innanzitutto perché è una quattro porte. Una berlina dunque, ma bassa, larga e affilata come una coupé pur mantenendo una fisionomia chiaramente a tre volumi. Porsche ha già rotto il tabù delle quattro porte nel 2003, con la Cayenne, che però è un SUV; Aston Martin nel 2006 ha presentato la Rapide, vero four door coupé; Ferrari invece fa sapere senza tentennamenti che le sue resteranno sportive classiche, quindi farà certo anche vetture a quattro posti, come ha sempre fatto, ma non quattro porte (la malsana idea di fare un SUV, all’epoca, è inconcepibile per il Cavallino: oggi purtroppo ci hanno ripensato).

Con le prestazioni e la presenza scenica di tutte le auto del Toro, la Estoque è una delle protagoniste del Salone di Parigi del 2008 e trova un’ottima accoglienza. Tuttavia, non arriverà mai in produzione. Il prototipo presentato aveva un V10 da 560 cavalli – lo stesso della Gallardo – ma la struttura era pronta ad accogliere anche un V8 o un V12, in tutti i casi con trazione integrale.

Perché un’automobile tanto spettacolare e ben accolta dai pochi fortunatissimi potenziali clienti non è stata prodotta? Le ipotesi sono le più diverse ma due sono le più probabili. La prima è che di lì a poco – nel 2009 – Porsche avrebbe presentato la Panamera, una sorta di berlina coupé ad altre prestazioni che come linea riprendeva la 911 ma con meccanica a motore anteriore strettamente imparentata con quella della Estoque (Lamborghini fa parte del gruppo Volkswagen, come Porsche) sicché si è probabilmente temuta concorrenza interna, sebbene Lamborghini abbia. da sempre avuto un carattere ben più esclusivo ed… esotico rispetto a Porsche. La seconda ipotesi è che c’erano già tutti i segnali che indicavano che il mercato di successo per le auto da ricchi sarebbe stato, negli anni a venire, quello dei SUV sicché, se quattro porte dovevano essere, sarebbero state per questa sorta di giardinette fuoristrada oggi molto popolari anche in Europa e, nel 2008, di gran successo in USA: sulla base di questo secondo ordine di considerazioni, sei anni più tardi, la Casa presenterà la Urus che peraltro sarà effettivamente commercializzata solo nel 2018.

Se la Estoque fosse stata costruita in serie, avrebbe costituito il caso unico di una superberlina, una vettura a quattro porte con l’impostazione di una classica auto di rappresentanza ma dotata di prestazioni monstre e prodotta da un marchio legato all’empireo delle supercar. Non una coupé allungata, come la Porsche Panamera, la Aston Martin Rapide, la Mercedes CLS o l’Audi A7; neppure la versione superpompata di una berlina “normale” come la BMW M5 o le varie Mercedes AMG e Jaguar Serie R; neppure ancora una limousine col necessario motorone ma votata al confort, tipo Rolls o Bentley; piuttosto un concetto che in Europa non esiste più da almeno trent’anni ed ha avuto le ultime espressioni nell’Aston Martin Lagonda e nella Maserati Quattroporte. Forse proprio quest’ultima, tuttora in produzione sebbene decisamente diversa rispetto alla prima serie degli Anni Settanta, potrebbe avvicinarsi a quel che sarebbe stata la Estoque, sebbene la Lamborghini avrebbe avuto prestazioni ancor più impressionanti rispetto alla Maserati, specie se avessero deciso di montarle il V12 della Murcielago.

Il solo esemplare finora costruito – si vocifera, senza gran fondamento, di altre quattro Estoque assemblate per un magnate arabo – è a Sant’Agata Bolognese, nel museo della Casa e da solo vale la visita: il cofano lunghissimo, la coda corta e schiacciata, la fiancata rigorosa esprimono appieno il potenziale della vettura e, nonostante cinque metri abbondanti di macchina, disegnano una linea elegante ed aggressiva, pronta a fendere l’aria come una spada.