Le polpette di tonno di San Giuseppe sono un piatto povero ma buonissimo tipico di Riccia, un paese della provincia di Campobasso, che si prepara per il diciannove marzo. Io, pur essendo molisana, non le conoscevo e le ho scoperte grazie al libro “Santa Pietanza” di Lydia Capasso e Giovanna Esposito, dal quale traggo molte delle mie ricette.
San Giuseppe, grazie alla fervente devozione popolare di cui è oggetto e alla stagione in cui cade la sua festa, è diventato non solo il santo delle frittelle ma gli sono stati dedicati innumerevoli piatti.
A proposito dell’episodio della ricerca, vana, di ospitalità da parte di San Giuseppe e della Madonna nell’imminenza del parto, a Riccia si racconta un’altra versione della storia: un giorno, un vecchio bisognoso girava di paese in paese chiedendo aiuto e ospitalità ma nessuno lo accoglieva. Finché, arrivato a Riccia, fu accolto da un uomo che, nonostante vivesse in condizioni modeste, divise con lui tutto ciò che possedeva. Il vecchio in questione era San Giuseppe e quel gesto generoso da parte dell’uomo diede origine ad una tradizione che si ritrova simile, anche se con delle varianti, in quasi tutta l’Italia meridionale: quella delle tavole di San Giuseppe.
A Riccia, dove questa tradizione è particolarmente sentita, la “devozione di San Giuseppe” risale almeno alla fine dell’Ottocento. Per l’occasione si allestiscono altari maestosi e le famiglie del luogo invitano a pranzo tre bisognosi: un uomo sposato, una donna nubile ed un giovane celibe, che rappresentano i membri della Sacra Famiglia. Per loro viene preparato un pasto composto da almeno tredici portate: è un pasto di magro, dato che la festa cade in Quaresima, ma molto abbondante. Alla fine del banchetto, ai tre ospiti viene regalato un cesto che contiene del pane benedetto, alcune delle pietanze preparate, un’arancia, una mela e “cavezoni” (dei calzoni ripieni di una crema dolce a base di ceci) in numero dispari. Poi si portano a fa assaggiare i piatti anche ad amici e parenti.
Secondo la tradizione, la padrona di casa non siede a tavola ma ha il compito di offrire i piatti preparati nei giorni precedenti insieme con le altre donne di casa. Le tredici portate del pranzo hanno un valore simbolico, dato che ogni famiglia sceglie il numero di pietanze da servire, che può arrivare fino a diciannove. Nei sette mercoledì precedenti la festa, i riccesi non mangiano carne e rispettano l’astinenza anche il giorno di San Giuseppe, proponendo un pranzo di magro, chiamato nel dialetto di Riccia “scàmpere”. Gli alimenti preparati sono tipici della cucina povera molisana e tra questi piatti ci sono le polpette di tonno, un piatto semplice ma molto gustoso, che può essere preparato anche con del pesce fresco. Possono essere consumate al naturale, oppure con una salsa di pomodoro. Io ho preferito cucinarle in bianco.

DOSI: 8 polpette

DIFFICOLTA’: Bassa

PREPARAZIONE: 15 minuti

COTTURA: 10 minuti

COSTO: Basso

INGREDIENTI:

  • 300 g di tonno sott’olio
  • 60 g di parmigiano grattugiato
  • 120 g circa di mollica di pane
  • Latte q.b.
  • 2 uova
  • 1 tuorlo
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • 1 pizzico di sale
  • Abbondante olio extravergine d’oliva (per friggere)

PREPARAZIONE:

Per prima cosa, mettete a sgocciolare il tonno.

Poi bagnate la mollica di pane con poco latte e strizzatela bene, dopodiché lavate, asciugate e tritate il prezzemolo.

A questo punto, in una ciotola impastate tutti gli ingredienti, aggiungendo dell’altra mollica se il composto dovesse risultare troppo umido.

Ora, formate delle polpette di circa 5 cm di diametro.

Infine, friggetele in olio ben caldo, rigirandole di tanto in tanto, per circa dieci minuti. Quando saranno dorate, mettetele in un piatto con della carta da cucina per far assorbire l’unto in eccesso. Servitele calde.

Alla prossima ricetta,