di Massimo Micaletti
L’OMS ha appena reso noto che per tornare ad una vita normale bisognerà attendere l’estate: era quello che sapevano in molti ma nessuno ha toccato il tema. Nessuno lo ha toccato perché siccome siamo stati risucchiati nella modalità “emergenza” si è vissuto alla giornata, quando non alla mezza giornata.
Ora, vogliamo continuare nel’isolamento per altri tre o quattro mesi? Vogliamo continuare a vedere locali chiusi? Udienze rinviate, uffici giudiziari fermi, Carabinieri e Vigili per strada che ti chiedono dove stai andando e perché? Vogliamo restare chiusi in casa per altre sedici settimane e lasciar morire la nostra economia? Continuiamo a lasciare aperta la borsa cosicché i soliti tedeschi e francesi possano far razzia delle nostre quotate, le cui azioni precipitano senza che nessuno faccia nulla? Vogliamo sopportare tre mesi di cassa integrazione in deroga, col relativo costo fiscale che si tradurrà in nuove tasse in autunno e magari darà l’opportunità per quell’aumento dell’IVA tanto desiderato da Bruxelles?
Questa cosa durerà e lo sapevano tutti, e lo sapevamo tutti. Ora va cambiato l’approccio: bisogna uscire dall’alternativa folle “O chiudiamo tutto o moriamo” perché è insostenibile nel lungo periodo. Questo è un fatto.
Tre o quattro mesi così non lasceranno nulla in piedi e non c’è nessuna garanzia che, ad ottobre, il signor Covid non si ripresenti (anche questo lo si sa ma è brutto pensarlo, figurarsi dirlo: abbiamo ancora in giro i ceppi influenzali di cinque anni fa, figurarsi se Covid19 toglie il disturbo a luglio solo perché siamo stati un po’ scostanti nei suoi riguardi).
Che fare allora? Per quel che conta il mio parere, vanno potenziati i reparti di rianimazione e rese stabili fino a data da destinarsi le misure di contenimento sostenibili (mascherina e guanti per gli operatori, distanze, presenze in uffici ed esercizi commerciali, massimizzare il telelavoro etc.). L’attività degli uffici e degli esercizi pubblici deve riprendere ma la Borsa deve essere chiusa o la contrattazione dei titoli soggetti ad eccessivo ribasso va fermata subito, anche prima del livello di guardia. Si torna a scuola con le distanze e le mascherine, se possibile, altrimenti didattica on line a rotazione tra gli alunni. Per il vaccino non è ancora tempo, a meno che a novembre non esca qualche norma delirante che imponga di iniettarsi un preparato uscito neppure tre mesi prima con tutte le riserva del caso. Ma queste sono idee magari fallaci: su come gestire la cosa diversamente, parlino i competenti.
Ah, un attimo: i competenti. Nelle prime due settimane avevamo almeno quattro versione diverse dei competenti: Burioni, il Sacco, il Ministero e l’OMS. E non sono cambiate: si sono soltanto riunificate tutte sotto l’ombrello rassicurante del principio di precauzione, finché la precauzione è diventata il blocco totale, ma restano diverse tra loro anche ora.
Comunque, dicevo, trovare un approccio alternativo spetta ai competenti: ma lo trovino perché pensare di arrivare a luglio in questo modo mentre il resto d’Europa se ne infischia e continua a funzionare regolarmente e tutt’al più mette in quarantena i positivi, è autodistruzione.