La quarta stazione della Via Matris ci introduce nel culmine dei Dolori corredentori della Vergine Santissima perchè ci fa contemplare la Madre che incontra suo Figlio lungo la Via Dolorosa.
Quel doloroso viaggio al Calvario, che molto appropriatamente si nominò «La via Crucis » vi fu un incontro fra Gesù e Maria ad un certo punto del cammino. Sia che si supponga Maria con le sue compagne uscite di città prima che ne uscisse il corteo dei condannati; sia che la medesima per qualche viottola scorciatoia venisse a trovarsi nella via per la quale doveva passare il suo Gesù, la tradizione può benissimo sostenersi, tanto più che fin da tempi lontani si conserva nel luogo di questo incontro una devota cappella dedicata a S. Maria dello Spasimo, volendosi con questa parola impropria esprimere lo schianto doloroso del cuore di Maria nel vedere da vicino il Figlio suo così trascinato al Secondo una pia tradizione, malconcio, ansimante, sudato, l’ultimo supplizio.
Del resto tutto ci persuade troppo vero questo incontro durante a tenere per ma chi può immaginar quanto soffrissero l’uno per l’al. tre quei due cuori di Figlio e di Madre in questa occasione? Quante corse si dicessero pur col solo sguardo, quali parole riuscissero ad indirizzare l’uno all’altra?
Si videro madri, che andate incontro a figli in mano della giustizia, tramutati di prigione in prigione, caddero svenute, ed anche morte, dopo aver versate tutte le loro lacrime, non appena li videro ammanettati scortati dalla forza, senza riuscire nemmeno a dir loro: Addio, figlio mio! Che sarà stato di Maria nell’incontrare Gesù scortato e sospinto dalla forza pubblica, carico del suo supplizio, che andava alla morte, che avrebbe subito fra pochi minuti? Una pietà sincera sì, ma troppo inferiore al sentimento della Vergine, immaginò che ella svenisse dallo spasimo, donde il nome dato alla cappella ivi elevata. Però chi pensi che Maria non ebbe a”cuna delle piaghe lasciate in noi dal peccato originale, e che era la Donna forte per eccellenza, non creda che ella spasimasse, e molto meno svenisse, ma che soffrì tutto quel più di dolore, che le persone che possono svenire non soffrono più, perché lo svenimento priva della consapevolezza di sé, e di ogni senso di dolore. Maria invece non isviene no, ma soffre con piena consapevolezza tutta l’atrocità di quel dolore indescrivibile a parole umane!
Considera il fatto e le circostanze. Il Figlio unigenito della Vergine è nel tratto più penoso della sua Via crucis!… Ansante, oppresso, madido di sudore, schernito e vilipeso, esausto di forze e,d’ogni vigore, e va alla morte! La Madre lo incontra, l’osserva, gli tende le braccia per porgergli soccorso, ma non può far nulla: è guardata, lo guarda: la pena dell’uno s’immedesima con la pena dell’altra. Oh Figlio mio! O Mamma mia! Heu Mater, heu Filii dolor! Abramo col cuore sanguinante sale il monte fatale accanto alla vittima inconsapevole, l’unigenito diletto Isacco… Babbo, ecco qua legna, fuoco, coltello, ma dov’è la vittima? Al padre scoppia il cuore nel petto, e basta l’animo per rispondere soltanto: Dio ci penserà, figlio mio!. Ecco la situazione di Maria in quell’incontro, anzi questa è molto più dolorosa e solenne. Maria già sa troppo bene che il Figlio suo va ad esser vittima per i peccati del mondo, e che la divina Giustizia senza rattento vibrerà il colpo fatale: Proprio Filio suo non pepercit Deus!, e, si consideri bene la cosa, nemmeno Maria perdona a se stessa, offrendo alla morte il frutto benedetto delle sue viscere; e sopra il sacrificio di lui ponendo se stessa, come libagione di soavissimo- odore a Dio. Sono due vittime che si sacrificano per me!
L’intendo, o Madre amabilissima, e vorrei anch’io unirmi al gran sacrificio; ma lo dico soltanto a parole, o tutt’al più con la velleità, mai con volontà risoluta: troppo piaccio a me stesso, troppo mi risparmio, troppo vorrei sacrificare gli altri per me. Oh cara Madre mia, accendete un po’ di fuoco di carità in questo mio cuore freddo!
Imitando l’amore di Gesù e di Maria che si sacrificarono per me, propongo di sacrificare tutte le cose mie e me stesso, per il prossimo mio, specialmente per le persone commesse alla mia cura.
ESEMPIO. S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, de. voto sino all’entusiasmo della beata Vergine Maria, che egli chiamava: La santa Madonna, esprimendo in queste tre parole tutta l’ammirazione e l’affetto che lo animava, fu uno di quei Cristiani sacerdoti, che poteva ripetere, e ripeteva difatti le parole-dell’Apostolo: Charitas Christi urget nos. La carità di Cristo ci agita. Infatti il santo Sacerdote spese tutta la sua vita ciel soccorrere largamente ogni sorta di miserie umane. Fu il fondatore della meravigliosa Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino, che è una giusta.città, ove sono raccolti tutti gl’infelici, curati, assistiti, confortati con carità materna. Beni suoi, elemosine copiose, attività intere spese il devoto di Maria in questa grande opera, e fu vera vittoria di carità cristiana.
PREGHIERA. Vergine santissima Addolorata, che con tanta generosità accompagnaste il dilettissimo unigenito Figlio vostro Gesù, mentre egli attuando in sé quello che i! giovane Isacco, menato al sacrificio, aveva prefigurato, e voi Madre amorosissima, più ubbidiente che Abramo, l’offriste a Dio insieme a voi stessa, aggiungete a tanta vostra carità per noi, preghiere speciali a Dio per la salute dell’anima nostra. Che per i meriti della Vittima divina e per il vostro materno intervento a nostro favore, possiamo meritare di cogliere tutti i vantaggi della copiosa redenzione nella bella gloria del santo Paradiso! Così sia.
OSSEQUIO. – Fate qualche opera di carità al vostro prossimo anche coni vostro incomodo, per amor dì Gesù e di Maria Addolorata.
(Meditazioni sopra i dolori della SS. Vergine Madre di Dio proposte alla devozione dei fedeli da un sacerdote passionista, Roma, Santuario della Scala Santa, 1938. da rosarioonline.altervista.org)
Primo Dolore: La profezia di Simeone
Secondo Dolore: La fuga in Egitto
Terzo Dolore: Lo smarrimento di Gesù