Cos’è la Destra*? Domanda difficile, su cui ironizzò persino Gaber. Sicuramente possiamo dire che è una reazione a un male, a un’ideologia sovversiva e la Sinistra è una scelta precostituita: è esattamente quel male, quell’ideologia sovversiva, quella ribellione cha ha avuto inizio e non ha avuto sinora fine. (*le precauzioni d’uso della parola “Destra” si trovano all’interno del libro)

A lanciare questee molte altre riflessioni è il libro (già ordinabile) di Marco Manfredini La Destra* necessaria – Manifesto reazionario per il XXI secolo, con prefazione di Massimo Viglione.

Proprio dalla prefazione offriamo ai lettori alcuni spunti:

«La Destra in tal senso è anteriore al 1789, in quanto eterna. Ma al contempo non lo è, perché è un dato di fatto che la dicotomia sia nata temporalmente in quel contesto. Pertanto, pur dovendo continuare a utilizzare l’espressione per tutte le ragioni suddette (la persistenza della Sinistra in primis), è certo che l’espressione migliore rimane quella della dicotomia Rivoluzione-Controrivoluzione, che ingloba il sé tutto il senso della storia, dal “non-serviam” in poi. […] 

Essere di Destra/destra o di Sinistra/sinistra, come tutti sappiamo perfettamente, non è solo questione di alta metapolitica o di bassissimo livello partitico. La dicotomia segna tutta la nostra vita, molto più di quanto noi stessi comprendiamo. Le due categorie sono divenute, nel tempo, veri e propri modi di essere e di vivere. […] Manfredini ha reso molto bene tutto questo e molto altro. Al contrario di quanto da me fatto in questa prefazione, ha compiuto un lavoro a 360 gradi, ma non con struttura sistematica, bensì con uno stile da “flusso di coscienza” godibilissimo, che inchioda il lettore fino all’ultima pagina (specialmente nelle 460 ragioni per essere di Destra del Manifesto reazionario, alcune delle quali assolutamente geniali), con il merito precipuo di fare nomi e cognomi.» (Massimo Viglione)

Scrive di seguito Manfredini, presentando l’opera:

«È ben difficile che anche solo un progressista si possa “convertire” istantaneamente grazie alla lettura di un testo a supporto di tesi opposte alle sue, specie se, come questo, non lascia alcuno spazio al dialogo, all’inciucio, non fa occhiolini o ammiccamenti di sorta, ed evita con cura qualsiasi forma di captatio benevolentiae. Forse ne rimarrà indifferente; più facilmente urticato. Forse verrà rafforzato nei suoi convincimenti contrari, come è capitato al sottoscritto leggendo “Cento motivi per essere di sinistra”, simpatica esperienza della quale troverete resoconto più avanti. Ma se anche ad uno solo si insinuasse inavvertitamente un piccolo tarlo, e questo tarlo iniziasse a lavorare lentamente, giorno dopo giorno, erodendone le sinistre certezze, beh, non sarà stata una fatica sprecata.

E poi, diciamolo, dopo tutto questo sfilare di orgogli per le faccende più improponibili, un po’ di right pride non farà certo male.»