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A beneficio dei lettori facciamo una carrellata di dati poco trattati fra il grande pubblico ma che mostrano in modo inequivocabile il cambiamento epocale che questa pandemia porterà. Le dinamiche economiche, sociali, politiche su scala globale sono state oggetto di un urto di portata unica:


Prezzo del petrolio: il costo dell’oro nero non è solo un termometro che ci mostra la salute dell’economia ma è un’indicatore geopolitico di primaria importanza dal momento che molti Paesi hanno finanze strettamente connesse con la sua estrazione. Ebbene il 4 ottobre 2019 toccò un massimo (WTI) di oltre 75 dollari al barile, oggi – 7 aprile – siamo a circa 27.

Indici Pmi: in Cina a febbraio l’indice Pmi manifatturiero è crollato, per poi recuperare a marzo. Simile calo per quello “costruzioni” in Italia (a marzo). Si tratta di scossoni che proiettati sui vari Paesi hanno impatti per nulla trascurabili.

Sempre in Cina: riferisce AsiaNews che nel primo trimestre dell’anno, 460mila imprese cinesi hanno chiuso i battenti; tra gennaio e febbraio, la registrazione di nuove aziende ha visto un calo del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Iran (da leggere in relazione al punto sul petrolio): la repubblica islamica ha attinto dal suo fondo sovrano un miliardo di euro per affrontare il coronavirus. Riferisce Haaretz, citando Reuters: Iran’s Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei has approved the withdrawal of one billion euros from the country’s sovereign wealth fund to help fight the coronavirus epidemic, President Hassan Rouhani’s official website said on Monday. […] Shut out of international capital markets and facing a further hit to its finances with the collapse in global oil prices coming on top of U.S. sanctions, Iran is struggling to shield its economy from the coronavirus pandemic.

Stato ebraico: la disoccupazione ha recentemente toccato il 25,1 % riferisce Haaretz, con oltre un milione di persone che cercano lavoro. La situazione sociale è pessima se si considera che già a dicembre 2017 si stimavano 1,8 milioni di persone sotto la soglia di povertà.

India, sempre AsiaNews riferisce dati allarmanti: Le fragili condizioni dei poveri stanno provocando una crisi umanitaria. Il blocco del Paese ha lasciato milioni di persone senza lavoro nelle grandi città, in gran parte migranti economici trasferiti dalle zone rurali in cerca di migliori condizioni. Il poco che guadagnano, lo inviano alle famiglie rimaste ai villaggi. Come Goutam Lal Meena, che in Gujarat guadagna 400 rupie al giorno (4,8 euro). Avendo perso il lavoro, e dati i trasporti interrotti su tutto il territorio, egli è tornato a piedi a casa, percorrendo circa 300 km. Social, canali televisivi e giornali sono pieni di queste storie di disperazione, come quella di un gruppo di operai del tessile che ha percorso 500 km da Rahtak (in Haryana), fino a Kanpur (in Uttar Pradesh). Di fronte a questa tragedia umana, ieri il premier nel discorso settimanale trasmesso via radio si è scusato per le difficoltà provocate dal blocco totale, in particolare per i poveri. Tuttavia, ha aggiunto, “non c’era altro modo” per frenare la rapida diffusione della pandemia.

Unione Europea: non è un mistero quanto traballi. Qualche giorno fa The Guardian si poneva la questione: può il virus spaccare l’Europa?

Scontro Georgia-Abkhazia, ancora AsiaNews: Il coronavirus ha riattizzato le polemiche tra la Georgia e la regione dell’Abkhazia, contesa da quasi due decenni con la Russia. Nei giorni scorsi la compagnia Rustavi-2 ha diffuso un servizio televisivo su una donna dell’Abkhazia, con forti sintomi di malattia polmonare, ricoverata d’urgenza in un ospedale della vicina provincia georgiana di Zugdidi. Secondo quanto dichiarato dai medici dell’ospedale, la donna sarebbe rientrata dalla Russia; le sue condizioni sarebbero stabili. Per verificare l’infezione da coronavirus, le sue analisi sono state inviate al laboratorio Lugara di Tbilisi, il principale centro georgiano d’infettivologia. Il primo ministro georgiano, Gyorgy Gakharya, ha sottolineato che “stiamo facendo tutto il necessario per proteggere la salute della nostra popolazione, divisa dalle linee di occupazione”.