di Massimo Micaletti

Prendiamo atto con gioia delle parole del Vescovo Emerito di Ventimiglia Sanremo, Mons, Careggio, che ha scritto sul portale della sua diocesi una lettera[1] lanciando una dura accusa all’aborto legalizzato, paragonandolo ad una pandemia che uccide col consenso e il supporto della legge.

Scrive Careggio: “non occorre aspettare per affermare che la vita non ci appartiene, per quanto soggetta alle manipolazioni terrificanti dell’uomo che è anche capace di stragi immani, tanto occulte, come quelle operate a milioni nelle sale degli ospedali, quanto quelle palesi che avvengono in zone di guerra con morti, profughi e vittime incalcolabili. Per quanto tempo durerà ancora la pandemia del Corona virus non c’è dato sapere, e neppure per quanti giorni ancora dovremo ascoltare il bollettino dei decessi, dei contagiati e dei guariti. Che cosa succederebbe se si facesse altrettanto per gli oltre sei milioni di aborti legalizzati[2] in tutto il mondo? Anche questa è una pandemia che uccide la coscienza di chi lo compie e quella dei governanti che legiferando intendono azzerare l’orrore dell’assassinio.

Legalizzare non vuol dire affatto moralizzare un’azione che sia contro la vita: si dice popolarmente che grida vendetta al cospetto di Dio; ed è così!”.

L’estrema chiarezza della denuncia apre gli occhi sul dramma dell’aborto: sarebbe auspicabile altrettanta chiarezza sulle questioni che, sempre più gravi e numerosi, minano l’integrità del Magistero e, generando confusione e smarrimento, quando non aperta licenza, sono alla base della deriva culturale e antropologica che ha generato l’aborto legale, l’eutanasia, la fecondazione artificiale. Tutti gli attentati alla vita umana che via via negli ultimi anni sono stati tollerati, poi approvati, infine sovvenzionati da pressoché tutti gli Stati occidentali, hanno quale causa determinante il silenzio di troppi uomini di Chiesa: pensiamo, solo per dirne una, al silenzio pressoché totale della Chiesa d’Irlanda in occasione del referendum per l’abrogazione della tutela costituzionale del concepito, cui è seguita una delle leggi più occisive del mondo; pensiamo al disimpegno (quando non al latente supporto al fronte opposto) cui abbiamo assistito, qui in Italia, al tempo del dibattito sulle unioni civili. Questo silenzio è la conseguenza diretta della progressiva degenerazione della dottrina in qualcosa di diverso da quel che per millenni è stata e in ogni suo aspetto: da liturgia e sacramenti – vero fulcro del problema – alle categorie fondanti dell’impegno sociale.

Bene porre l’attenzione su uno dei drammi più sanguinari di questi tempi barbari e trogloditi, dunque: meglio sarebbe anche considerare come si è arrivati a tanto e cosa è mancato e manca nella reale promozione e tutela della vita umana e, soprattutto, della retta dottrina. Forse non sembrerà immediato, ma una chiesa che festeggia il protestantesimo e prega (chi?) coi musulmani non può tutelare efficacemente vita e famiglia e non rendersene conto non aiuta.


[1] https://www.diocesiventimiglia.it/una-riflessione-di-mons-careggio/

[2] In realtà sono molti di più: ogni anno gli aborti legalizzati sono circa cinquanta milioni e dal 1978, anno dell’introduzione della legge 194, nella sola Italia ci sono stati ben oltre sei milioni di aborti legali.