Per disposizione del Ministro della Salute del governo israelina, il rabbino (c’è chi della laicità può fare beatamente a meno) Yaakov Litzam sono state chiuse fino a nuove disposizioni le porte del Santo Sepolcro. Non accadeva dai tempi della peste nera. Secondo quanto stabilito nel corso di serrate trattative, per evitare il contagio, le cerimonie della Settimana Santa si svolgeranno a porte chiuse – il custode apre, il clero (Latino, Greco ed Armeno, cattolico come scismatico) sufficiente per i divini uffici entra, il custode richiude la porta – e senza fedeli.
Queste notizie ci ricordano il finale del Passio secondo san Matteo che la Chiesa Romana canta oggi nella solenne messa delle palme: «Il giorno seguente, che è quello dopo la Parasceve, si radunarono i principi dei sacerdoti e i Farisei da Pilato, e gli dissero: “Signore, ci siamo ricordati, che quel seduttore, quand’era ancor vivo, disse; Dopo tre giorni risusciterò. Ordina adunque, che sia custodito il sepolcro fino al terzo giorno: affinché non vadan forse i suoi discepoli a rubarlo, e dican al popolo: Egli è risuscitato da morte: e sia l’ultimo inganno peggiore del primo”. Pilato lor disse: “Siete padroni delle guardie; andate, custodite, come vi pare”. Ed essi andarono, e afforzarono il sepolcro colle guardie, e misero alla pietra il sigillo» (Matth. XXVII, 62-63)
Ma noi sappiamo bene che quel sigillo e quella pietra non hanno impedito a Gesù Cristo di risorgere trionfante. E così speriamo e preghiamo che voglia rialzare anche noi, stornando da noi il flagello che ci abbatte.