
Sintesi della 586° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo causa epidemia di coronavirus. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso)
Introduzione
Nel 1767 la val Passiria diede i natali ad un umile oste, timorato di Dio: il destino volle che questo morigerato pargolo del popolo, scevro di appariscenza, casto, non avvezzo alla concupiscenza e alla mondanità, diventasse l’anima dell’insorgenza antifrancese e antigiacobina nel biennio 1809-1810; fu Andreas Hofer a coordinare l’ insorgenza della regione tirolese, più in generale dell’Europa centrale; catturato nel corso di un’ imboscata che al tradimento aveva fatto ricorso, venne consegnato agli uomini di Napoleone Bonaparte e fatto fucilare a Mantova nel febbraio 1810; tanto la sua opera fu fraintesa dalle contemporanee storiografie di destra e sinistra in pari misura, quanto le genti del Tirolo ancora oggi lo venerano, ne fanno il simbolo di una epopea a salvaguardia dell’identità della piccola patria tirolese, delle sue consolidate tradizioni, che l’astratta, apolide, monolitica, granitica e livellatrice ragion di stato napoleonica (di ascendenza illuminista e giacobina) intendeva recidere.
Poc’anzi ho accennato alle fuorvianti interpretazioni cui è stata oggetto la figura di Andreas Hofer e, più in generale, l’ insorgenza tirolese antinapoleonica e antigiacobina; opera fraintesa tanto dai fautori del pangermanesimo, quanto dagli ” sciovinisti italiani”, entrambi hanno inteso con indebita strumentalizzazione portare al”proprio mulino” le gesta di Andreas Hofer; nondimeno, egli non fu né un nazionalista italiano, né un fautore del pangermanesimo, portò avanti con ardore la causa della piccola patria tirolese.
Le osservazioni di Franco Cardini in” Andreas Hofer. Eroe della fede” (edita per “il cerchio”) sono molto illuminanti. Egli ha scritto nella prefazione all’opera “lo hanno tradito e frainteso gli sciovinisti pangermanici, quelli che fra il1915 e il1918 usurpavano il suo nome sognando la germanizzazione dell’intero bacino atesino, e Verona, l’italianissima città scaligera, ridotta a chiamarsi Bern in onore di Teodorico. Lo hanno frainteso e tradito gli sciovinisti italiani, quelli che durante il fascismo giunsero persino a proibire le epigrafi cimiteriali in tedesco nei cimiteri subtirolesi”.
In verità, Andreas Hofer non fu né un nazionalista germanico, né un nazionalista italiano, il contesto in cui operò è basato sull’universalismo dell’impero asburgico, custode dell’armonica convivenza tra differenti etnie, che l’insorgenza di aggressivi nazionalismi di lì a poco avrebbe compromesso
Andreas Hofer ” patriota tirolese” dunque; occorre nondimeno comprendere che l’ insorgenza tirolese poggiava sulla rivendicazione della ragione storica, o meglio delle ragioni della storia, contro la ragione astratta illuminista, impugnata dalla rivoluzione dell’89 che a partire da Napoleone Bonaparte l aveva imboccato la fase imperialista….con l’esportazione negli altri paesi europei degli astratti “diritti dell’uomo e del cittadino” che in ultima istanza si incarnavano nel modello della Francia illuminista e giacobina (nella versione più estrema).
Il Tirolo è insorto a partire dal 1796 (anno a partire dal quale l’ imperialismo napoleonico aveva travalicato le Alpi) per difendere la propria identità, le proprie consuetudini, i propri privilegi.
Ma l’insorgenza doveva essere cattolica, consacrata al Sacro Cuore (come lo era stata quella vandeana), tanto la patria vandeana aveva osteggiato la rivoluzione, quanto quella tirolese osteggiò le orde napoleoniche per la loro empietà, che culminava nella persecuzione anticattolica, nello spogliamento di chiese, nella secolarizzazione di beni ecclesiastici (peraltro ricordiamo che Napoleone Bonaparte l fece prigionieri ben due pontefici, aveva trattato con la Santa Sede solo a partire da una posizione di forza).
Dunque uno dei principali, se non il principale movente dell’insorgenza tirolese fu quello cattolico, l’apologia della religione di Cristo Re, sul motto “Dio, Patria, Imperatore” fu permeata l’epopea di Andreas Hofer. come impeccabilmente afferma Francesco Maria Agnoli nella sua opera “Andreas Hofer,eroe cristiano”.
“Hofer è soltanto il primo di una schiera (primo per la sua saldezza e purezza delle sue virtù e, soprattutto, della sua grande fede religiosa) costretto, esattamente come i suoi compagni, dall’invasione straniera….a prendere le armi non per amore della propria gloria o per diffondere un messaggio di cui si creda portatore, ma “per Dio, la religione, la patria””.
Seguendo la tesi di Cristoph Hartung von Hartungen, possiamo rintracciare vari filoni del “mito” di Andreas Hofer.
Innanzitutto, il filone germanico durante il romanticismo e le guerre di liberazione della Prussia nel 1813/1814, di cui ho denunciato un’ indebita strumentalizzazione successiva nel quadro del pangermanesimo.
Il filone italiano si sviluppò soprattutto nel Lombardo-veneto , ove il nostro era esaltato sopra tutto come un eroe antinapoleonico. Erano soprattutto i cattolici intransigenti antirisorgimantali a simpatizzare per l’Hofer, considerato il fatto che l ‘usurpazione napoleonica era considerata speculare alla tracotanza liberale, massonica , anticlericale su cui si voleva fondare l'” unità d’ Italia”.
Per l’opinione pubblica cattolica Italiana che aveva dalla sua la stragrande massa della popolazione peninsulare, si trattava di mettere la barba di Garibaldi contro quella di Hofer… cioè proporre alle masse cattoliche un altro mito che non fosse Garibaldi…contrapporre quindi al mito liberal-laico-risorgimentale un mito cattolico-conservatore”(von Hartungen).
Verso gli anni 40′ si irrobustì poi il filone austriaco a favore di Hofer, considerato paladino della salvaguardia della chiesa cattolica contro le insubordinazioni rivoluzionarie.
Peraltro, “quando il sistema metternichiano era verso la fine, si cercò di rafforzare il sentimento austriaco presso la popolazione tirolese per prevenire possibili moti o pensieri rivoluzionari”(von Hartungen).
A onor del vero, il mito di Hofer non si era diffuso da subito nel Tirolo dopo la sua morte, perché molta popolazione tirolese tendeva ad attribuire ad Hofer la responsabilità dei disastri provocati dalla guerra; si trattò’ a mio avviso, di un atteggiamento ingrato, nella misura in cui i tirolesi dimostravano di dimenticare l’ enorme valore dimostrato da Hofer, unico capo di una guarnigione di insorti ad avere vinto tre battaglie su quattro contro Napoleone presso Bergisel, a non molta distanza da Innsbruck. Nondimeno, intorno agli anni 40′, Hofer era considerato eccelso simbolo dell’insurrezione antinapoleonica e attualmente, le genti tirolesi lo considerano un simbolo della propria identità e autonomia (peraltro, ricordiamo che a Bolzano è stato organizzato un convegno per commemorare la sua figura di patriota e di cattolico, i cui atti sono stati curati successivamente da Franco Cardini nell’opera “Andreas Hofer.Eroe della fede” edita per il Cerchio).
Dell’ ingratitudine delle genti tirolesi
Oh genti tirolesi, cotale ingratitudine covaste nell’animo vostro verso il pio oste poscia la sua morte!
Oh genti tirolesi, a colui che vittoriosamente pugnato col Bonaparte per tre volte avea l’ingrato di voi animo tante disgrazie tribuiste con quanta improba acredine.
Oh genti tirolesi, di cotanta ingratitudine la ragion fu ch’ egli alla dieta di Zuaim tra gli austriaci e il Bonaparte cedere non intese, invero di continuare a pugnar il suo desio fu.
(Come ho già detto nell’introduzione,dopo la morte dell’Hofer, il popolo tirolese fu freddo e anzi ingrato, perché non solo dimenticò il fatto che egli era stato pressoché l’unico capo insorto ad ave e sconfitto Napoleone tre volte su quattro (la quarta battaglia non ebbe un vincitore), ma lo accusò delle disgrazie e devastazioni subite dal Tirolo nel corso del biennio 1809-1810.
In realtà, per una questione di orgoglio, egli aveva deciso di combattere ad oltranza, mentre gli austriaci si erano ritirati dopo aver firmato l’armistizio di Zuaim con la Francia. Soltanto intorno gli anni 40′ nascerà nel Tirolo il mito di Hofer, insorto a salvaguardia della Santa Romana chiesa e dell’identità tirolese e questo mito si protrarrà sino ai nostri giorni.
Hofer e Maximiliam von Montgelas
Tanto l’ umile oste della Val Passiria integro l’animo avea, quanto il nobile servitor di Napoleone alla frode sovente ricorso facea.
Tanto l’ umile oste della Val Passiria timorato di Dio e apostolo di Santa Romana Chiesa era, quanto il servitor di Napoleone empio il cor avea
Tanto il primo gioviale appariva, quanto il secondo prono e servile a meschini interessi
Dall’empio decreto del francese invasor e del suo alleato bavarese, la tirolese insurrezione dettata fu, né gli usurpatori alla gentile istanza di ritiro di cotal decreto orecchio prestare vollero.
L’ empio decreto imponendo, immaginar non potean gli usurpator di massonica empietà imbevuti, il vampar di furore delle tirolesi genti.
(Ecco il confronto due personalità antipodali che si affrontarono durante la fase dell’insurrezione tirolese; Andreas Hofer, timorato di Dio, orientava la sua epopea al servizio di Cristo Re e della piccola patria tirolese, Montgelas ,aristocratico al servizio di un re ministro della Francia napoleonica era meschino, senza scrupoli, empio e da abietti interessi mosso. Dunque due istituzioni a confronto, la Santa Chiesa Romana apostolica e la massoneria di matrice illuminista, che intendeva distruggere l’unità di Chiesa Romana e impero asburgico, meraviglioso baluardo ottocentesco del medievo. Peraltro, il Tirolo insorse dal momento che bavaresi e francesi avevano imposto una legislazione massonica e anticlericale e si erano rifiutati di ritirarla, nonostante le pazienti richieste dei tirolesi).
Dal sito unsertirol42.com riprendiamo L’ultima lettera di Andreas Hofer, scritta poche ore prima di essere condotto davanti al plotone di esecuzione. Indirizzata all’amico Pühler di Egna e considerata il suo testamento, contiene le ultime disposizioni ed è intrisa di una profonda fede cristiana.
“Carissimo fratello!
La volontà di Dio è stata che qui a Mantova io dovessi passare dalla vita terrena all’eternità. Ma – Dio sia benedetto per la sua divina grazia – ciò mi sembra così facile, come se mi portassero da tutt’altra parte (e non alla morte). Dio mi concederà fino all’ultimo istante la sua grazia, cosicchè io possa giunge colà dove la mia anima potrà rallegrarsi per l’eternità insieme a tutti gli Eletti, dove io pregherò Dio per tutti, soprattutto per quelli ai quali sono più debitore di una preghiera, anche per Lei e la Sua carissima moglie per il libretto (di preghiere) e le altre opere buone. Anche tutti i buoni amici che vivono ancora qui, devono pregare per me, per togliermi dalle fiamme ardenti se dovessi scontare ancora il Purgatorio.
La mia carissima ostessa mi farà dire le messe a Sankt Martin, e preghiere nelle due parrocchie di Sankt Leonhard e Sankt Martin; gli amici all’Unterwirt troveranno minestra e carne e mezza misura di vino.
Il denaro che avevo con me l’ ho diviso tra i poveri. Da quel che resta ancora (in Passiria) prendi quanto ti occorre fino a quando potrai parlare con Hans Mayr. Lui parlerà sicuramente alla gente anche del denaro per i poveri. Per il resto fai tu i conti con loro, più onestamente che puoi, affinché io non debba nulla espiare. (…)
State tutti bene in vita finché ci ritroveremo in cielo e loderemo Dio fino alla fine. Tutti in Passiria e i miei conoscenti mi ricordino nelle loro preghiere. Che l’ostessa non si addolori troppo, io pregherò Dio per tutti voi.
Addio, mio mondo infame, la morte mi sembra così facile che gli occhi non mi si bagnano nemmeno. Scritto alle ore cinque di mattina, e alle nove con l’aiuto di tutti i Santi farò il mio viaggio verso Dio.
Mantova, li 20 febbraio 1810
Il tuo Andreas Hofer di Sand in Passeier, che in vita ti fu caro.
Nel nome del Signore comincerò il viaggio con Dio!
