
di Massimo Micaletti
Leggo di un grande entusiasmo per l’intervento di Alberto Bagnai al senato[1] del 21 aprile scorso: effettivamente, molti passaggi sono ampiamente condivisibili, in ispecial modo laddove Bagnai rivela a chiare lettere la natura e i presupposti del MES e degli Eurobond e i reali rapporti di forza alla base dell’una o dell’altra opzione.
Tuttavia, nelle premesse Bagnai espone un concetto che, personalmente, ritengo pericolosissimo e del tutto infondato giuridicamente. Il senatore rimprovera al governo un approccio del tutto autoritario alla questione Covid: questo profilo è sotto gli occhi di tutti e la sgangherata gestione emergenziale ha portato a una serie di provvedimenti affastellati gli uni sugli altri che hanno avuto il solo effetto di portare allo scoperto l’inconsistenza della ripartizione costituzionale di competenze tra Stato, Regioni, Province, Comuni e, soprattutto, generare uno stato di insicurezza negli operatori economici che porterà a conseguenze catastrofiche ben oltre il reale impatto dell’epidemia in sé. Bagnai però rimprovera a Conte di aver sacrificato la democrazia per tutelare la salute, asserendo – sostanzialmente – che l’una dev’essere contemperata con l’altra e che anzi sia la democrazia ad avere il primato. In altri termini, per il senatore la democrazia non può essere posta al di sotto della salute, peraltro ricostruendo una gerarchia di valori costituzionali che sarebbe fondata sulla collocazione numerica (l’art. 32, che tutela la salute, viene dopo l’art. 1, che postula la forma democratica).
“Viene da pensare che i padri costituenti non sapessero che farsene della salute senza al democrazia”, afferma ad alta voce Bagnai: e commette lo stesso errore che ascrive a Conte e al PD, e del resto Bagnai, come Conte e il PD, proviene dalla Sinistra sebbene oggi militi su altro fronte.
La contrapposizione tra forma di governo e diritto alla salute è, comunque la si risolva, errata in radice e in pratica. I diritti fondamentali, infatti, sono cosa dal tutto altra rispetto alla forma di governo, che è uno strumento per garantire la titolarità e l’esercizio di quei diritti. Titolarità ed esercizio del diritto alla salute, alla vita, alla libertà non vengono concesse dallo Stato, sia esso democratico, monarchico, aristocratico in tutte le declinazioni, perché si tratta di diritti che allo Stato preesistono e che dello stato sono ragion d’essere: un ordinamento che negasse o conculcasse il diritto alla salute sarebbe poco più che malavita organizzata e la malavita si può organizzare anche in forma democratica. Ragionando diversamente, si deve di necessità concludere che possiamo vivere, essere liberi, essere curati solo se ed in quanto ciò sia compatibile con la democrazia: fate voi…
Perciò se si crea un conflitto – apparente – tra democrazia e tutela della salute, è compito della politica non solo e non tanto risolvere quel conflitto apparente ma comprendere e gestire le reali ragioni che portano a limitare la libertà in nome della salute. Perché il reale problema, in subiecta vicenda, è la libertà, non la democrazia: nella testa di Bagnai – e di tutte le forze politiche attuali – libertà e democrazia coincidono ma abbiamo sempre più ampia e più chiara prova che non è così: pensiamo a tutte le forme di repressione del pensiero cattolico cui abbiamo assistito in questi anni, repressioni alle quali si sono adeguati in fretta anche troppi uomini di Chiesa; pensiamo a tutte quelle norme coercitive e brutali approvate in fretta e furia per difendere interessi e rivendicazioni di pochi a scapito della libertà e della vita di molti quando non di tutti (le parole “aborto legale” vi dicono qualcosa?); pensiamo all’opera di selezione dei disabili e degli anziani che troppi Stati democratici in tutto il mondo stanno praticando tranquillamente, cogliendo l’epidemia come un’occasione per un provvidenziale repulisti di soggetti che per le finanze pubbliche sono costi improduttivi.
Se, dunque, si crea un conflitto tra libertà e salute (o tra vita e salute), ebbene non lo si risolve appellandosi alla democrazia ma facendo ricorso al concetto pregiuridico della dignità di ogni essere umano, che impone di limitarne la libertà solo quale extrema ratio e solo nella misura strettamente ed oggettivamente necessaria. Il governo Conte ha agito secondo questi canoni? Certamente no, in primis perché ha compresso la libertà di culto (ad azzerarla ci hanno pensato quei religiosi zelanti che evidentemente, alle strette, hanno messo al primo posto questa vita rispetto all’altra) e poi perché ha distrutto la dignità dei malati negli ospedali, imponendo prassi di trattamento disumane che si sono rivelate asettiche soltanto rispetto alla pietà. E ci sarebbero tanti altri motivi: il tracollo economico il deserto nelle relazioni umane e via dicendo.
Questo governo, dunque, in nome di un tentativo – peraltro inefficace – di tutela della salute, ha scientemente e sciaguratamente sacrificato non la democrazia ma la dignità delle persone, con gravissima colpa: ma, considerati gli argomenti di critica, dubito che chi gli punta contro il dito avrebbe fatto meglio.
Premetto che amo il periodare e il ragionare dell’ottimo dott. Micaletti e appena colgo uno dei suoi articoli su Radio Spada li leggo avidamente. Giustissimo il suo rilievo che ricorda come la salute degli individui preesista alla stessa democrazia e come quest’ultima sia condizione non sufficiente per garantirla, cosi come puo essere condizione non sufficiente a garantire la libertá.
Tuttavia vorrei completare il ragionamento, e cioé ricordare che la stessa dignitá umana, che dovrebbe stare alla base della democrazia, é a sua volta come un bel quadro che può solo stare per terra, diceva credo Messori, in mancanza di una parete a cui attaccarlo.
La difesa della vita in nome della sola dignitá umana, sganciata dall’eterno destino dell’uomo e dalla sua vocazione alla vita divina, rimane pure un presupposto fragile se non trova a sua volta nella vita divina un sostegno preesistente ad essa dignitá. Cosi il Magistero della Chiesa fino all’infausto Concilio.
La dignitá umana in realtà non esiste se non la si inquadra nella legge naturale e divina, cioé se non si tiene presente la volontá divina, che ha voluto l’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, dandogli, potremmo dire, una dignitá divina con la vita soprannaturale.
La sola legge divina, perfettamente concretizzata per individui, famiglie e societá nei dieci comendamenti, garantisce la Dignitá di ogni uomo. Senza il ricorso alla legge divina e senza societá che vogliano seguire esplicitamente Cristo Re, cioé fondare le proprie leggi sui comandamenti di Dio e della Chiesa, come invece é accaduto per secoli fino alla Rivoluzione francese, postremmo magari avere democrazie che garantiscano una certa “libertas a coactione” (libertá fisica di movimento) e pure un certo libero arbitrio (libertá psicologica) come quelle democrazie conosciute fino a un paio di mesi fa, cioé fino al rivelarsi di quel fenomeno indotto chiamato coronavirus. Di fatto peró anche tali democrazie non hanno mai garantito, o non hanno mai garantito tutta, la “libertá morale”, cioé quella “facoltá di muoversi nel bene” che l’enciclica “Libertas” di Leone XIII definisce come vera ed altissima forma di libertá.
E giocoforza, perché democrazie che si vogliono laiche, cioé indifferenti verso la vera religione, finiranno prima o poi per negare la legge divina, e per combatterla piu o meno apertamente, dal momento che nessuno può servire due padroni.
O si confessa la legge divina senza se e senza ma, o pian piano, di tolleranza in tolleranza, di concessione in concessione, di rispetto in rispetto verso coloro che questa legge divina non vogliono seguire, e di libertá in libertà si dará sempre piu spazio agli oppositori dei comandamenti, fino a negarli completamente e a condannare coloro che sostengono quei comandamenti divini.
E´cosi ad es. che il mondo omosessuale ha prima richiesto la tolleranza, poi la libertá di esistere, poi il rispetto per il proprio modus vivendi, fino a richiedere l’obbligo di condividere le proprie idee nelle scuole e ad ogni livello nella sociéta`, nonche´la condanna di coloro che mettessero in qualsiasi modo in discussione questo modus vivendi, e fino a richiedere il diritto all’adozione e la normalizazzione della pratica dell’utero in affitto per i piu abbienti. E cosi sta ormai facendo il mondo della pedofilia, sempre piu riconosciuto in movimenti e partiti in diversi stati del mondo attraverso l’appello alla cosiddetta libertá, che altro invece non é che licenza.
Ed e´cosi pure che le dittature piu feroci come quelle comuniste o naziste, partivano dal presupposto fondamentale dei diritti dell’uomo, che lo avrebbero finalmente liberato dai legami delle teocentriche societá del passato. La rivoluzione francese arriva infatti alla ghigliottina e alle noyades de Nantes in nome di quei dirittti, cosi come l’unione sovietica o Pol Pot in Cambogia arriveranno a condannare i dissidenti ai Gulag o a metterli a morte in massa in nome del popolo ormai sovrano attraverso la conquista del potere da parte del partito communista.
Rimangono le parole del Signore come legge vincolante non solo per individui e famiglie, ma pure per gli stati e per i loro legislatori: Nessuno puo servire a due padroni! O si torna a Cristo Re e al suo regno di giustizia e di misericoridia, o altrimenti le forze distruttive dell’uomo ferito dal peccato originale si impadroniscono di esso per dichiarare satana come nuovo principe del mondo e delle anime, facendo regnare solo ingiustizia e sopruso come ai migliori tempi di un Caligola o di un Nerone.
La crisi dittatoriale del coronavirus non sfugge a questa legge. Purtroppo.
Ad essa bisogna contrapporre sempre piu con coraggio i diritti di Dio, se vogliamo che anche quei reali diritti dell’uomo, che non possono essere originati se non dai suoi doveri verso Dio, trovino di nuovo il posto che meritano.
Insomma, e concludo, il ragionamento dell’ottimo Micaletti su Bagnai rimane per me correttisimo. Per essere completo deve però includere Iddio e la sua legge per essere inattaccabile.: “…non si costruirà la città diversamente da come Dio l’ha costruita; non si edificherà la società, se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori; no, la civiltà non è più da inventare, né la città nuova da costruire sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste; è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Si tratta unicamente d’instaurarla e di restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini contro gli attacchi sempre rinascenti della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà: “omnia instaurare in Christo.”” (San Pio X, Lettera sul Sillon)
La ringrazio, Don Stefano. Non ho approfondito il concetto di dignità, negli ottimi termini che Lei illustra, perché, nel contesto di RS, davo per assunto che esso fosse inteso e declinato nella maniera più corretta e conforme al magistero. Le Sue precisazioni sono preziose.
Sono io che ringrazio per la pazienza nell’avermi letto. Ma é chiaro che non ho inventato nulla. Questi concetti sono stati ribaditi per tre secoli dai Papi a partire almeno da Gregorio XVI fino a Pio XII. Purtroppo questi tre secoli di Magistero, che hanno messo senza sosta sul chi va la le autoritá civili sul pericolo del laicismo, sono stati pure ignorati dagli stessi poteri laici e pure dai chierici dopo l’infausto Concilio che ha voluto gli stati del tutto laici ed autonomi dalla S. Chiesa. Non stupisce dunque se oggi ci ritroviamo di fronte a questa nuova tappa dell’empietá laicista che lascia festeggiare le bandiere rosse e chiude i cattolici fuori da casa loro, cioé fuori dalla chiesa o che vuole vaccinare e sterilizzare gli italiani e chiuderli in casa mentre accoglie milioni di immigrati senza controllo. Usque tandem? Speriamo presto nel trionfo del Cuore Immacolato, che interverrá però solo quando noi cattolici, gerarchia in primis, impareremo a servire un solo Re, il Cristo Redentore, e una sola Regina, l’Immacolata.
Prima di cio ci vorrá però anche tanto lavoro di formazione e studio da parte dei cattolici stessi. A questo proposito credo che voi di Radio Spada stiate comunque facendo un lavoro ottimo.
Sia lodato Gesú Cristo.