nuova recensione a cura di Luca Fumagalli
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A J. R. R. Tolkien e al suo Signore degli Anelli sono stati dedicati decine e decine di saggi. Tutto o quasi è stato scritto sul conto del professore di Oxford e del suo capolavoro, tornato di nuovo in auge grazie all’adattamento cinematografico firmato da Peter Jackson. Anche l’Italia non ha potuto resistere al fascino di un’opera d’eccezione che, sin dal lontano 1954, anno della pubblicazione, si è prestata alle più svariate (e contraddittorie) interpretazioni.
Isacco Tacconi, con La Compagnia della Croce. Un viaggio nella Terra di Mezzo (Edizioni Radio Spada, 2017), propone un’analisi seria e appassionata dell’epica di Tolkien, vivacizzata da una prosa frizzante e da un partizione del testo in capitoli brevi, ognuno dedicato a uno dei protagonisti della Saga dell’Anello. Il punto di vista è schiettamente cattolico: la legittimità di tale chiave di lettura, del resto, è affermata dallo stesso Tolkien in una lettera al gesuita Robert Murray: «Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione».
Certamente una prospettiva simile, per quanto inedita, non risolve la complessità di un titolo che ormai è diventato un “classico”, capace di superare indenne mode e correnti. Allo stesso tempo, però, uno sguardo cattolico è l’unico in grado di afferrare l’intima natura del testo, la sua vera anima, il suo cuore pulsante.
Sono dunque molte le perle che appartengono al tesoro del Tolkien “segreto” riportato alla luce da Isacco Tacconi. La Compagnia della Croce è perciò un saggio imperdibile, consigliato a chi non digerisce le banalità di certe interpretazioni d’accatto e a chi è alla ricerca di un testo sul Signore degli anelli che sia un contributo originale al dibattito e non l’ennesima fotocopia di libri già scritti.
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